Coronavirus, appello per ricostruire un’Italia “in salute, giusta e sostenibile”
Dieci punti per un nuovo ruolo dell’intervento pubblico, un sistema economico e produttivo sostenibile, la tutela di lavoro, redditi e territorio, la centralità di welfare e servizi pubblici universali, la lotta alle disuguaglianze, la giustizia fiscale. Li hanno firmati personalità del mondo economico, accademico e dell’associazionismo
Un appello per ricostruire il Paese dopo l’epidemia: 10 punti per un nuovo ruolo dell’intervento pubblico, un sistema economico e produttivo sostenibile, la tutela di lavoro, redditi e territorio, la centralità di welfare e servizi pubblici universali, la lotta alle disuguaglianze, la giustizia fiscale.
“Dopo la pandemia di coronavirus l’Italia non sarà più come prima. L’economia arretra, la società si frammenta, la politica fatica a pensare al futuro. Tocca a noi tutti progettare la ricostruzione di un paese migliore, di un’Italia in salute, giusta e sostenibile”. Così numerose personalità del mondo economico, accademico e dell’associazionismo firmano un appello e propongono un percorso che individui dieci punti fermi, sulla base delle elaborazioni già presenti tra esperti e organizzazioni sociali.
“La pandemia di coronavirus ha creato una situazione di emergenza che riguarda le nostre vite, il lavoro, l’economia, la società. Nel primo mese ha causato 14 mila morti in Italia – affermano -. Metà dell’umanità è chiusa in casa. Ha imposto pesanti limitazioni sociali e sacrifici economici ai cittadini. Ha aggravato oltre misura il carico di lavoro del personale della sanità, provocando molte vittime. Ha costretto il governo, in Italia come altrove, a prendere misure straordinarie per tutelare la salute e limitare le conseguenze economiche e sociali: tra spesa pubblica diretta per sussidi e garanzie sui prestiti alle imprese siamo arrivati all’ordine di grandezza di un quarto del Pil italiano. Molti hanno paragonato la crisi attuale a una situazione di ‘guerra’, che richiede una mobilitazione di risorse economiche ed energie sociali senza precedenti. La risposta all’emergenza ha tuttavia stimolato una nuova solidarietà, il senso di comunità, la speranza di poter realizzare i cambiamenti necessari. Oggi, nel mezzo dell’emergenza, è necessario utilizzare queste risorse sociali e gli strumenti messi in campo dalle politiche non solo per affrontare le esigenze immediate, ma anche per progettare come possiamo ricostruire l’economia e la società italiana dopo la pandemia. Quale Italia vogliamo?”
“Innanzi tutto un’Italia in salute – precisano i promotori dell’appello -, capace di garantire a tutti condizioni di vita adeguate, capace di prevenire le malattie e curare le patologie sociali, capace di restare uno dei paesi con la più alta speranza di vita del mondo. Poi, un’Italia giusta. Di fronte a una pandemia che può colpire tutti, e che chiama tutti a cambiare le proprie vite, l’esigenza di giustizia deve tornare a prevalere dopo decenni in cui le disuguaglianze si sono allargate, i profitti sono cresciuti a danno dei salari, i guadagni della finanza, concentrati tra i più ricchi, sono stati elevatissimi. Infine, un’Italia sostenibile. Sono molti i legami tra l’insostenibilità ambientale del nostro modello di sviluppo e il peggioramento delle condizioni di rischio e di salute. Il cambiamento climatico è alla radice di molti dei disastri ‘naturali’ e degli ‘eventi estremi’ che hanno colpito il paese. Solo un’Italia sostenibile dal punto di vista ambientale, protagonista nel contrasto a livello mondiale al cambiamento climatico, può prevenire nuove gravi emergenze di origine ambientale”.
“La crisi economica e sociale e le misure già introdotte fanno emergere alcuni punti fermi da cui partire – continuano -; individuiamo qui dieci punti che possono definire la traiettoria per l’Italia da ricostruire dopo la pandemia, in un’Europa capace di cambiare rotta. Dieci punti fermi su cui costruire un percorso di approfondimento – con l’impegno di un gruppo di lavoro di esperti – per arrivare a proposte e linee guida per le attuali misure d’emergenza, per i comportamenti delle imprese, per le iniziative della società civile, per le politiche future. Dieci punti fermi su cui costruire un’alleanza tra organizzazioni sociali, sindacati, movimenti e campagne della società civile, comunità ed enti locali, forze politiche che condividono questa prospettiva e si impegnano a realizzare i cambiamenti proposti. I dieci punti fermi sono qui delineati in modo preliminare; dovranno essere precisati con un lavoro comune”.
I dieci punti fermi proposti sono:
1. la ricostruzione di un sistema produttivo di qualità con un nuovo intervento pubblico;
2. un’economia sostenibile sul piano ambientale;
3. la tutela del lavoro, la riduzione della precarietà, la garanzia di un reddito minimo;
4. la centralità del sistema di welfare e dei servizi pubblici universali;
5. la centralità del servizio sanitario nazionale pubblico;
6. la tutela del territorio e una casa per tutti;
7. la riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali;
8. la riduzione delle disuguaglianze che colpiscono le donne e il riconoscimento del lavoro di cura;
9. la giustizia nell’imposizione fiscale;
10. un quadro europeo e internazionale coerente con un’economia e una società giusta.
“Il percorso che proponiamo è la formazione di un gruppo di lavoro di esperti che sviluppi i dieci punti fermi in proposte concrete (ambiziose ma realizzabili) di interventi economici, cambiamenti sociali, riforme politiche e istituzionali – aggiungono i promotori dell'appello -. E la formazione allo stesso tempo di un’alleanza tra organizzazioni sociali, sindacati, campagne della società civile, comunità ed enti locali, forze politiche che condividono questa prospettiva e si impegnano a realizzare i cambiamenti proposti”.
Leggi nel dettaglio le 10 proposte per un’Italia in salute, giusta e sostenibile.
Per aderire, inviare una mail con il proprio nome, cognome ed eventuale affiliazione a info@sbilanciamoci.org, oppure si può sottoscrivere l’appello e condividerlo attraverso la piattaforma Change.org.
I promotori dell’appello sono: Gaetano Azzariti (Sapienza Università di Roma), Andrea Baranes (vicepresidente di Banca Etica), Guido Barbera (presidente del CIPSI), Gianfranco Bettin (scrittore e presidente del Municipio di Marghera-Venezia), Rosy Bindi (ex ministro della Sanità), Maria Luisa Boccia (presidente del Centro per la Riforma dello Stato), Vincenzo Comito (economista), Giacomo Cossu (coordinatore della Rete della Conoscenza), Loris De Filippi (operatore umanitario, già presidente di Medici Senza Frontiere), Nicoletta Dentico (Society for International Development), Monica Di Sisto (vicepresidente di Fairwatch), Andrea Di Stefano (direttore del mensile Valori), Mario Dogliani (Università di Torino), Anna Donati (responsabile settore trasporti di Kyoto Club), Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa), Anna Falcone (avvocata), Luigi Ferrajoli (Università Roma Tre), Paolo Ferrara (direttore di Terre des Hommes), Mauro Gallegati (Università Politecnica delle Marche), Chiara Giorgi (Sapienza Università di Roma), Patrizio Gonnella (presidente di Antigone, Università Roma Tre), Francesca Koch (femminista, già presidente della Casa Internazionale delle Donne), Stefano Lenzi (responsabile delle relazioni istituzionali del WWF Italia), Anna Lisa Mandorino (vice segretario generale di Cittadinanzattiva), Angelo Marano (economista), Giulio Marcon (portavoce della Campagna Sbilanciamoci!), Maria Cristina Marcuzzo (Sapienza Università di Roma e Accademia Nazionale dei Lincei), Giovanni Moro (Sapienza Università di Roma), Grazia Naletto (Cronache di ordinario razzismo, Lunaria), Stefano Petrucciani (Sapienza Università di Roma), Mario Pianta (Scuola Normale Superiore, Firenze), Guglielmo Ragozzino (Sbilanciamoci.info), Francesca Re David (segretaria generale FIOM-CGIL), Rossanda Rossanda (giornalista), Gianfranco Schiavone (vicepresidente ASGI), Gianni Silvestrini (direttore scientifico Kyoto Club), Francesco Taroni (Università di Bologna), Gianni Tognoni (Università di Milano), Francesco Vignarca (coordinatore della Rete italiana per il disarmo), Marco Vivarelli (Università Cattolica di Milano), Alex Zanotelli (missionario comboniano), Armando Zappolini (già Presidente del CNCA e direttore della Caritas di San Miniato).