Chiuso per Covid, apre per chi non ha casa: da circolo dell'Arci a dormitorio
Accade a Roma, al Pigneto, dove il locale Sparwasser, chiuso per Covid, apre per l'emergenza freddo: stanotte sei persone senza dimora ci hanno dormito. “Alle 9.30 luci spente, erano tutti stanchi. Hanno dormito fino al mattino. Un'impresa possibile grazie a volontari, cittadini e commercianti solidali”
Erano in sei, questa notte, ad inaugurare i letti, nuovi di zecca, donati da un'azienda di materassi poco distante. Ha debuttato così, in questa nuova e inedita veste di domitorio per l'emergenza freddo, quello che fino a qualche mese fa era un luogo di socializzazione e cultura molto frequentato nel quartiere Pigneto di Roma: il circolo Arci “Sparwasser”. Dopo 10 mesi di chiusura e di “affitto pagato a vuoto, ma soprattutto dopo il decimo clochard morto per strada, nella nostra città, in una notte gelida, ci siamo detti di provare quest'impresa, insieme a Nonna Roma”, racconta a Redattore Sociale Diana Armento, presidente del circolo. Il progetto sia chiama “Qui c'è posto” ed è appena partito, grazie al sostegno di tante realtà.
"Nessun aiuto ci è arrivato dalle istituzioni, né in termini economici né sotto forma di facilitazioni, magari anche solo per i tamponi – ci racconta Diana – In compenso, abbiamo ricevuto una risposta straordinaria da parte di singoli, altre associazioni e attività commerciali del quartiere. Ci teniamo a sottolinearlo, perché veniamo da 10 mesi di chiusura, che hanno messo ovviamente in difficoltà tanti esercizi commerciali. Eppure, la solidarietà non è venuta meno: tante piccole realtà si sono rese disponibili in modo diverso: per portare le colazioni, per preparare il pranzo al sacco, per donare materiale. I materassi, per esempio, ci sono stati recapitati, nuovi nuovi, nel giro d un paio d'ore da quando avevamo lanciato l'iniziativa, dalla Casa del materasso. Anche i singoli cittadini, specialmente gli abitanti del quartiere, hanno risposto in modo incredibile: per esempio, abbiamo lanciato un appello per reperire volontari che, a turno, preparassero la cena: in poche ore, abbiamo coperto tutti i turni, fino al 7 marzo, quando contiamo che l'emergenza freddo sia passata e speriamo anche di poter riprendere le nostre consuete attività. E poi ci sono parrucchieri, dentisti e altri professionisti che ci hanno offerto la propria disponibilità”.
Per lo Sperwasser e per l'Arci, infatti, questa è un'attività del tutto inconsueta e nuova: “Non abbiamo esperienza nella gestione di un dormitorio: per questo ci siamo rivolti alle associazioni che lo fanno da anni, per chiedere consiglio e farci dare indicazioni: Sant'Egidio, Binario 95, Pensare migrante, Acchìttate sono alcune delle realtà con cui stiamo cercando di fare rete”.
Una rete che è fondamentale anche per individuare le persone che hanno bisogno di accoglienza: “Dobbiamo fare una scelta: per esempio, non possiamo far entrare, per questioni di sicurezza, chi ha problemi di alcolismo o di droga. Le associazioni ci indicano quindi le situazioni di maggiore bisogno ma ci aiutano anche a non correre rischi. Ora dobbiamo capire come gestire le numerose segnalazioni che ci arrivano anche dai singoli cittadini: tanti ci stanno chiamando per indicarci persone che vedono dormire per strada. Quello che chiediamo, per ora, è di contattarci personalmente. Entro le 16, ogni giorno, dobbiamo avere la lista dei nomi di chi passerà la notte da noi, per poter indirizzare tutti a fare il tampone: non possono entrare senza avere un referto negativo. Poi, per chi diventa ospite fisso e per gli operatori, abbiamo pensato per ora di ripetere il tampone ogni settimana”.
Al circolo, gli ospiti possono arrivare dalle 19 e fermarsi fino alle 9: ricevono la cena, preparata a casa dal volontario di turno e poi riscaldata e sporzionata in sede; un letto, la colazione del mattino e un pranzo al sacco. “La mattina, quando escono, viene la ditta per la sanificazione e portiamo le lenzuola in lavanderia. Poi la sera due volontari sono presenti durante la cena e uno soltanto la notte: nel rispetto delle regole anti-covid, riduciamo al massimo il numero delle nostre presenze”, ci spiega Diana. L'obiettivo è anche creare un legame, non solo dare un letto e un pasto. Ieri abbiamo cercato di parlare un po' con le sei persone che si sono presentate, ma erano tutti molto stanchi, forse anche per la pioggia incessante.
Alle 9 hanno chiesto di poter dormire, alle 21.30 Francesco, il volontario di turno, ha spento la luce e tutti hanno dormito ininterrottamente fino a stamattina. Prima che se ne andassero, abbiamo dato loro qualche indicazione su dove poter trascorrere la giornata o fare una doccia. Qui da noi non è possibile, ma ci sono strutture dedicate, come quella a San Giovanni gestita da Sant'Egidio. Tre di loro ci hanno detto che torneranno stanotte, anzi ci hanno chiesto di restare tutto il mese. Ci saranno anche dei nuovi arrivati, stanotte dovremmo riempire tutti e sette i letti. Alcuni sono italiani, altri dicono di esserlo, altri ancora sono stranieri: chi vive in strada da più tempo, chi solo da qualche mese, quasi tutti in zona”. Anche donne? “Per ora no: ieri c'era una ragazza che chiedeva ospitalità, ma non me la sentita di farla dormire con tutti uomini. Ora ci hanno detto che Binario 95 aprirà un dormitorio riservato alle donne, contiamo di indirizzarla lì. Il lavoro di rete è fondamentale per non sbagliare. Cerchiamo di imparare in fretta e facciamo del nostro meglio, grazie al grande aiuto di chi ci sostiene”.
Chiara Ludovisi