Carte e giochi da tavolo in CAA, quando il gioco si fa inclusivo

I giochi da tavolo sono inclusivi? Se no, come potrebbero diventarlo? L’Arche comunità l’Arcobaleno organizza un corso per educatori ludici per condividere le potenzialità inclusive ed educative del gioco di società. E realizza un gioco di carte ad hoc

Carte e giochi da tavolo in CAA, quando il gioco si fa inclusivo

Un corso per educatori ludici dedicato a educatori, animatori, operatori sociali e a tutti colore che lavorano – o sono interessati a lavorare – con persone con disabilità, dunque anche insegnanti, allenatori, familiari. Obiettivo, scoprire il gioco da tavolo, le sue potenzialità relazionali e inclusive. Spunto di partenza: giocare fa bene, a tutti. E il gioco, come ci insegnano i bambini, ha anche un aspetto educativo. “L’idea è quella affiancare al tempo libero il concetto di educazione e inclusione. E per rendere inclusivo il tempo libero, spesso, ci vuole un aiuto. Perché, per esempio, il gioco libero in oratorio va benissimo ma, magari, con un piccolo aiuto ci possono essere passaggi in avanti. Pensiamoci un attimo: la persona con disabilità intellettiva non ha spazi liberi e pubblici dove giocare. E allora, perché non rendere inclusivi quelli che già ci sono?”. A introdurre l’argomento è Luca Errani, operatore presso L’Arche comunità l’Arcobaleno, impresa sociale di Bologna rivolta a persone adulte con disabilità. Errani è un amante della bicicletta, esattamente come sua figlia Chiara, compagna di pedalate con una disabilità intellettiva: “Per il gioco inclusivo vale lo stesso discorso che feci, sempre sulle pagine di Redattore Sociale, per il cicloturismo inclusivoIl fatto che non ci siano molte proposte di attività non significa che non ci sia la domanda. Significa che è un argomento magari poco noto del quale si deve parlare e, collaborando, approfondirlo e risolverlo”.

Il corso, inserito nel progetto “Arén Butén – comunità in gioco” (in onore della tradizionale conta in dialetto bolognese usata nei giochi storici Arén, Butén, Salè, Limå…), si articolerà su 4 appuntamenti ospitati da Gli Amici di Archè APS a Quarto Inferiore, provincia di Bologna: (11, 18, 25 novembre e 2 dicembre). Ogni incontro, della durata di 2 ore, sarà diviso in due parti. Al centro di tutte le lezioni, la CAA, la comunicazione aumentativa alternativa: si va dalla definizione di gioco strutturato ai software per costruire materiale in CAA; dalle peculiarità del gioco da tavolo nella prospettiva educativa al rapporto tra CAA e gioco. “Il gioco è un filo rosso che unisce diverse persone di diverse età di diverse radici culturali. Vogliamo uscire dalle regole che rischiano di diventare contenitori prestampati. Dopo ogni incontro è previsto un momento di confronto, una pizza condivisa, una bella giocata in compagnia. Sappiamo bene che, per parlare di giochi, è necessario giocare”. Durante il ciclo di incontri si lavorerà anche alla realizzazione di un gioco di carte inclusivo: “Non esiste un gioco adatto a tutti, ma si può pensare a giochi che accolgano più persone possibile”.

Come spiega Errani, ci sono già molti modi di giocare in maniera inclusiva, si tratta ‘solo’ di venirne a conoscenza. “Con un minimo di intervento educativo, tante dinamiche che possono sembrare difficili, in realtà, sono accessibili. Conoscerle significa iniziare a muoversi in un nuovo modo di pensare. Significa affiancare ai percorsi terapeutici percorsi di vita normali, con caratteristiche educative e inclusive. Secondo me il lavoro dell’educatore è anche questo: trasformare gli ostacoli – non posso partecipare a un gioco da tavolo perché ho una disabilità intellettiva – in possibilità – posso rendere inclusivo questo gioco da tavolo. Perché sì, c’è il bastone per camminare meglio, c’è la sedia a ruote per spostarsi, ma c’è anche l’educatore che mi aiuta a superare gli ostacoli della vita”.

Contestualmente, L’Arche ha lanciato una campagna di raccolta fondi per la realizzazione di una biblioteca composta da libri accessibili con un forte accento ai bisogni comunicativi complessi. “Vorremmo riempire gli scaffali con libri in CAA – spiegano – indicati non solo per lo sviluppo delle competenze comunicative di bambini e ragazzi con disabilità e bisogni comunicativi complessi, ma anche per persone straniere al primo approccio con la lingua locale e in generale per soggetti con fragilità di comunicazione (anche temporanee) di tutte le età, per un’esperienza di lettura condivisa e partecipata in grado di apportare un contributo significativo in ogni contesto di vita quotidiana, tra cui la famiglia, la scuola, i servizi educativi e sanitari e la comunità di appartenenza”. Attraverso la raccolta fondi l’obiettivo è acquistare in triplice copia tutti i libri già pubblicati in italiano utilizzando la CAA (per un totale di circa 200 copie): libri tattili, albi illustrati e audiolibri. Tra le ricompense, anche due giochi in CAA: “Volta la carta” e “Il signore delle torri”, giochi di carte che usano i simboli ARASAAC (Centro aragonese di comunicazione aumentativa alternativa): “È anche questo un modo per far entrare diverse modalità comunicative nel quotidiano di tutti creando, attraverso il gioco, condivisione e inclusione. Perché abbiamo usato i simboli e non i disegni? Perché, come dicevo, il gioco è fatto per giocare, ma tutti quanti abbiamo imparato delle cose dai giochi da tavolo – Pictionary, Trivial Pursuit, Scarabeo –. Usando la CAA, creiamo un contesto che parla anche quella che, per molte persone, è una lingua a tutti gli effetti. L’invito è rivolto a chi solitamente usa l’alfabeto per esprimersi: cimentiamoci con la CAA, che è un linguaggio a tutti gli effetti”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)