Carità, in tempi di non prossimità fisica. L’amore vince la morte. Si può amare anche nell’inevidenza? Risponde don Luca Facco
Come vivere la carità in tempo di Coronavirus? In tempi di non prossimità? La domanda è aperta e posso solo provare a condividere cosa stiamo imparando in questo momento…
Stiamo imparando che la prima e più importante forma di carità oggi è stare a casa. E rispettare le regole delle autorità sanitarie.
Stiamo imparando a voler bene a noi stessi. Come già ci aveva indicato Gesù di Nazareth: «ama il prossimo tuo come te stesso». Oggi possiamo porre molta più attenzione e cura al nostro mondo interiore. È importante in questo tempo aver cura del lavaggio delle mani, di ogni attenzione per evitare qualsiasi forma di contagio, ma questo tempo ci aiuta anche ad aver cura dei nostri pensieri, delle nostre paure, delle nostre preoccupazioni. Questo non è solo un tempo di attesa, perché tutto finisca presto, quasi una perdita di tempo, ma è un tempo di cui tener traccia, perché può ri-velarsi un tempo fecondo di pensieri nuovi e di conoscenza di noi stessi. Può essere di aiuto tenere un diario dove scrivere tutto quello che stiamo conoscendo, ascoltando, incontrando e che si sta muovendo dentro di noi: pensieri, sentimenti, intuizioni…
Stiamo riscoprendo il modo di voler bene a chi ci vive accanto. Stiamo vivendo con i nostri familiari o abitanti della stessa casa/comunità molte ore insieme. Non sempre è facile e semplice, ma possiamo imparare a vivere gesti di gentilezza, piccole attenzioni e cura di particolari che possano aiutarci a vivere questi rapporti stretti come momenti di grazia e di conoscenza reciproca.
Stiamo imparando a voler bene ascoltando e chiamando amici, parenti, persone sole, persone che da tanto tempo non sentiamo. Stiamo imparando che Carità non è fare, parlare, dare, ma la prima e più alta forma di carità è l’ascolto. Quanto è importante fare una chiamata semplicemente per chiedere “come stai?”, ascoltare le parole, ascoltare il tono di voce, ascoltare il detto e il non detto. Ascoltare non facendo mille altre cose in contemporanea, ma con attenzione e consapevolezza.
Stiamo imparando a voler bene rioganizzando e trasformando tutti i nostri servizi caritativi per renderli possibili e adeguati alle nuove esigenze. Stiamo imparando ad accogliere la disponibilità e la voglia di far del bene di tanti giovani che si stanno mettendo a disposizione per portare, nelle forme adeguate, la borsa spesa a tante famiglie con vulnerabilità e fragili dal punto di vista economico.
Stiamo imparando a voler bene riscoprendo il valore della preghiera personale/familiare e domestica. Una preghiera che diventa intercessione per tante situazioni drammatiche che sentiamo durante il giorno ma anche una preghiera che diventa gratitudine e riconoscenza per tanti esempi di passione, dedizione, amore di cui sentiamo parlare in questi giorni.
don Luca Facco, direttore Caritas Padova
1 aprile 2020