Braccianti, rider, senza casa. Gli “invisibili” scendono in piazza: ecco gli Stati popolari
Appuntamento domenica 5 luglio a piazza San Giovanni a partire dalle 16. L’evento è stato lanciato ufficialmente da Aboubakar Soumahoro: “ Sarà la giornata in cui gli esclusi prendono la parola, chiediamo al presidente Conte di venire ad ascoltarci”
“Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli?”. E’ partendo dalle parole di Sandro Pertini che Aboubakar Soumahoro, sindacalista Usb, ha lanciato ufficialmente oggi “Gli Stati popolari” che si terranno domenica 5 luglio, a partire dalle 16, nella storica piazza San Giovanni a Roma. “Sarà la giornata in cui gli invisibili prenderanno la parola, sarà la giornata dei senza casa che la politica ha dimenticato, sarà la giornata dei rider e dei braccianti - spiega Soumahoro -. Sarà la giornata anche dei lavoratori del mondo della cultura e del sapere e delle aziende in crisi. Ma sarà soprattutto la giornata dei giovani ai quali è stata tolta la possibilità di sognare e che hanno oggi come unica prospettiva quella di staccare un biglietto low cost e andarsene dall’Italia”.
L’appuntamento del 5 luglio è nato nei giorni degli Stati Generali dell’Economia, convocati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte a Villa Pamphilj, il 13 giugno scorso. Mentre all’interno della villa discutevano del futuro dell’Italia le personalità del mondo politico ed economico, Aboubakar Soumahoro si incatenava nel giardino adiacente per chiedere a Conte di ascoltare anche la voce degli ultimi. Dopo essere stato ricevuto in tarda serata, il sindacalista ha deciso di lanciare l’iniziativa che vedrà a piazza San Giovanni tutti gli esclusi dall’appuntamento istituzionale.
“Gli Stati Popolari saranno un momento di incontro per mondi diversi che vivono l'invisibilità in modo diverso: porteremo alla luce l’invisibilità dei lavoratori delle piattaforme digitali, che in questi mesi hanno attraversato le nostre città per consegnare il cibo, ma anche invisibilità di chi vive il disagio abitativo e la mancanza di lavoro - spiega -. L’attenzione sarà anche sulle forme di razializzazione: sulle persone che vengono stigmatizzate per il colore pelle, per la condizione sociale, per il genere. Infine, sarà anche l’appuntamento che ci spiegherà come dietro l'informazione che ogni giorno ascoltiamo ci sia un esercito di lavoratori freelance, precari e le cui forme di lavoro a cottimo assomigliano alle condizioni dei rider e dei braccianti”.
Soumahoro sottolinea infine che quella di domenica non sarà la piazza della contrapposizione, ma della “condivisione e della proposta”. “Non lasceremo più che nessuno sia costretto a iniziare uno sciopero della fame per essere ricevuto. Chiediamo al presidente Conte e all’intera politica di venire ad ascoltare la voce di chi nei fatti invisibile non è: quando viviamo il disagio risultiamo invisibili ma quando rivendichiamo i diritti lo sguardo della politica va altrove - conclude - Oggi vogliamo capire perché nel Cura Italia e dl rilancio non ci sia l’idea di una comunità, ma solo una frammentazione di iniziative, che non rispondono a una richiesta che è sistemica”.
La conferenza stampa di presentazione dell’evento si è tenuta nelle case occupate di via Tiburtina 1064, nella periferia romana di San Basilio, all’interno dello stabile dove vivono 80 famiglie in disagio abitativo. “E’ difficile per me vivere qui, sono moralmente e fisicamente distrutta, ma non ho scelta: altrimenti sarei in strada - spiega Monica, una delle occupanti -. Sono venuta qui dopo uno sgombero nel marzo del 2019. Fino ad allora vivevo nella casa popolare che era stata assegnata a mia nonna. Oggi vivo col reddito di cittadinanza, una malattia invalidante che ho dalla nascita, non mi consente di lavorare”. L’occupazione dello stabile, ex Hotel Aniene, risale all’aprile del 2013: “questo è un posto dove si incontrano tanti disagi, ma che aiuta le persone anche a rimettersi in carreggiata, in una città in cui da anni non esiste una vera politica della casa” spiega un altro degli abitanti. Non a caso, lo stabile è stato scelto come “luogo simbolico di una lotta sociale e di un conflitto che attraversa nel profondo la società” da cui far partire gli Stati Popolari.