Banca Etica chiede trasparenza su "banche armate”

Preoccupa la revisione della legge 185/90: un disegno di legge rischia di eliminare i meccanismi di controllo. “No alle iniziative politiche e istituzionali che favoriscono industria etica e finanza armata”

Banca Etica chiede trasparenza su "banche armate”

Trasparenza e controlli sull'export di armamenti italiani: torna a chiederla con forza il Gruppo Banca Etica, che “condivide con convinzione l’allarme diffuso dalla Rete italiana pace e disarmo”. Allarme manifestato dopo che, il 16 gennaio scorso, la Commissione Affari esteri e Difesa del Senato ha approvato tre emendamenti che andrebbero a modificare la legge 185/90, la quale regola l’export di armamenti italiani. Tali emendamenti, come denunciato da  Rete italiana pace e disarmo, “inficiano gravemente la trasparenza della Relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall’Italia di materiali militari", modificando "i meccanismi di rilascio delle autorizzazioni, affidando il cuore delle decisioni all’ambito politico, senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana e delle norme internazionali sulla materia".

Tali modifiche, se confermate, porterebbero alla sottrazione “dal controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica di informazioni precise e dettagliate – oggi presenti nella Relazione annuale ufficiale – sulle esportazioni dei materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende”. Ma non solo. Per Banca Etica, “la conferma e l’eventuale applicazione di un emendamento proposto condurrebbe ad eliminare ogni informazione riguardo gli istituti di credito operanti nel settore dell’import/export di armamenti, cancellando la possibilità per i cittadini e i risparmiatori/correntisti di accedere alla lista delle 'banche armate', ovvero di sapere quali istituti finanziari attivi in Italia traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, inclusi Paesi autoritari e coinvolti in conflitti armati”.

Le modifiche proposte sono contenute in un disegno di legge presentato dal governo (Atto Senato n. 855). “La legge 185 – ricorda Banca Etica – è stata ottenuta grazie alla pressione della società civile, anticipando meccanismi e criteri di norme internazionali, è uno strumento importante che garantisce trasparenza – in particolare attraverso la Relazione annuale che il Governo deve inviare ogni anno al Parlamento con tutti i dati sull’esportazione di armi – e si basa sul principio che la vendita di armamenti non possa essere considerata un semplice business, ma debba essere legata a politica estera, rispetto dei diritti umani e ruolo di Pace dell’Italia, sancito dall’articolo 11 della Costituzione.

Un voto contro la trasparenza

Dichiara la presiedente di Banca Etica, Anna Fasano: “La legge 185/90 è un traguardo riconosciuto di progresso civile del nostro Paese, che come tale va potenziato e tutelato. Gli emendamenti recentemente presentati e approvati in Commissione Difesa del Senato prospettano di eliminare od oscurare gli strumenti di trasparenza che la legge 185/90 prevede sull’export di armi dal nostro Paese, primo fra tutti la Relazione annuale del Governo al Parlamento. Ciò si tradurrebbe in un arretramento inaccettabile, cancellando il diritto faticosamente conquistato ad avere informazioni complete sulla natura, l’origine e la destinazione dei sistemi d’arma italiani, e sui soggetti finanziatori che traggono profitto e finanziano queste operazioni. Se il voto favorevole registrato in Commissione si tradurrà in legge, ciò non solo impedirà al Parlamento di svolgere la sua funzione costituzionale di controllo in materia di export delle armi, ma comprometterà seriamente la libertà di scelta consapevole della cittadinanza e delle imprese che affidano i propri risparmi e investimenti alle banche e agli operatori finanziari, mettendo inoltre a rischio la stessa opportunità di confronto tra le Istituzioni e le organizzazioni e i movimenti attivi per la pace e in materia di disarmo e diritti umani nel mondo. Organizzazioni e movimenti da cui il Gruppo Banca Etica trae origine e con i quali condivide istanze e valori fondamentali”.

Una preoccupante “china bellicista”

Banca Etica torna a denunciare inoltre “la china bellicista” evidenziata solo poche settimane fa, quando lo stesso Gruppo “aveva espresso pubblicamente grande apprensione e contrarietà di fronte alla notizia che i ministri della Difesa dell’Unione europea, riuniti nel board dell’Agenzia europea della difesa, avessero chiesto congiuntamente che il comparto delle aziende che fabbricano armamenti potesse accedere a ulteriori e maggiori finanziamenti, sia da parte del settore pubblico sia dal settore delle finanza privata. In quell’occasione i ministri avevano ipotizzato addirittura di includere la filiera della produzione di armi tra gli investimenti considerati sostenibili dall’Unione europea, lamentando che il diffondersi della finanza ESG –  che seleziona gli investimenti anche in virtù dei comportamenti delle imprese sul piano sociale, ambientale e di governance – stesse danneggiando la reputazione del comparto industriale bellico, ostacolandone l’accesso a risorse aggiuntive da parte delle banche e delle società finanziarie. Una circostanza smentita, nei fatti e nei numeri, da rapporti e studi recenti”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)