#AperiClaudio a Vigodarzere. Racconto di una serata con i giovani in visita pastorale
Venerdì 24 gennaio il vescovo ha incontrato i giovani del territorio di Vigodarzere, Saletto, Tavo e Terraglione. Un appuntamento iniziato con la S.Messa e proseguito con l'apericena nel centro parrocchiale e una serata di confronto su alcuni temi spirituali. Il vescovo ha sottolineato l’importanza di fare una nuova e consapevole professione di fede quando si raggiunge la maggiore età. E ha spronato i giovani ad essere cristiani nel mondo, nelle professioni, tornando alla comunità parrocchiale per trovare riposo e rigenerarsi.
È stato un incontro con momenti intensi quello vissuto venerdì 24 gennaio dai giovani di Vigodarzere insieme al vescovo Claudio Cipolla. L’appuntamento “#AperiClaudio” è iniziato alle 18.30 con la messa, seguita dal buffet nel centro parrocchiale. Presenti ragazzi e ragazze maggiorenni che, dopo l’aperitivo, si sono messi in gioco con un lavoro di gruppo, culminato in un momento collettivo di condivisione finale.
La serata è stata organizzata da don Pierclaudio Rozzarin, giovane cappellano di Vigodarzere, insieme al parroco, don Giovanni Marchiorello, e a don Paolo Zaramella, responsabile diocesano della pastorale giovanile. Hanno preso parte all'incontro anche i sacerdoti di Saletto, Tavo e Terraglione.
Ai ragazzi è stato chiesto di dividersi in gruppi per riflettere su diversi temi: la figura di Gesù, le domande aperte sulla fede, la testimonianza e la liturgia. Alla fine del lavoro di gruppo, c’è stato il momento più bello, che ha visto i ragazzi riunirsi per condividere quanto emerso dai loro dialoghi. Il vescovo è intervenuto, donando spunti di riflessione preziosi; come quello che riguarda il cammino della fede. «È importante riscoprire da grandi cosa significa credere – ha spiegato don Claudio – quando si è in grado di dire anche: “no, non credo!”. Mi piacerebbe che un ragazzo o una ragazza, verso i diciotto anni, facesse una nuova, consapevole professione di fede».
Il vescovo ha proseguito parlando di Gesù, realmente vivo in mezzo a noi. Ha ricordato ai giovani la bellezza di parlargli e stare con Lui, perché c’è un’altra forza che incombe, quella del diavolo, la via della seduzione. «Qualche tempo fa ho incontrato in Turchia una ventina di ragazzi iracheni che hanno lasciato tutto – casa, amicizie, denaro, titoli di studio – per rimanere cristiani. Quanti di noi, oggi, sarebbero disposti a fare lo stesso? Di fronte al nostro stare bene, non abbiamo più bisogno di Gesù, il diavolo ci seduce».
Sulla liturgia, il vescovo ha sottolineato che la partecipazione alla messa è una lode a Dio, e che in chiesa si va gratuitamente, non perché serve. Condurre il nostro corpo in chiesa, così come mettersi in fila per ricevere la comunione, è mettersi in cammino ed educarci a un ritmo, a un ascolto. La messa è un rapporto tra noi, gli altri e Gesù che opera nella comunità. «La parrocchia – ha concluso don Claudio – può essere vissuta come luogo di riposo, di rigenerazione. È bello darci testimonianza reciprocamente sul nostro incontro con Dio, la nostra esperienza conta. La missione dei cristiani continua fuori, nel mondo, nelle professioni che svolgiamo. Essere credenti oggi è un dono prezioso, per noi e per la nostra società».