“Allontanamento zero”, fa discutere la legge del Piemonte per contrastare gli affidi
Tutela dei bambini e sostegno alle famiglie: è su questi presupposti che si fonda il ddlr steso dalla giunta piemontese. “Le sole condizioni di indigenza dei genitori non potranno essere motivo di allontanamento”. Docenti universitari non ci stanno: “Parlare di azzerare gli allontanamenti significa ingenerare sfiducia nei confronti degli operatori"
TORINO – “Parlare di ‘Allontanamento zero’ significa in primo luogo centrare l’attenzione sugli aspetti di temporaneo distacco dei bambini dalle loro famiglie, ignorando però l’aspetto positivo e protettivo di un’accoglienza in un contesto familiare attento al minore. Significa ingenerare sfiducia e sospetto nei confronti degli operatori che si propongono di tutelare il minore e di difenderne i diritti e nei confronti delle famiglie accoglienti. Significa togliere uno dei presupposti fondamentali dell’affidamento (specie quello consensuale): la fiducia. Il sospetto di secondi fini impedisce di fatto una relazione serena tra gli adulti coinvolti, con effetti negativi sui bambini”. In poche ora, la petizione su Change.org contro il disegno di legge regionale piemontese “Allontanamento zero” ha già raccolto 1.700 firme. Tutto è partito da una lettera di un gruppo di docenti dell’Università degli Studi di Torino “preoccupati” per le conseguenze del ddlr approvato pochi giorni fa per azzerare gli allontanamenti dei minori.
Cosa dice il ddlr Allontamento Zero. “La Regione Piemonte punta ad azzerare gli allontanamenti dei minori dalle loro famiglie se queste si trovano in condizioni di disagio sociale e/o economico. Con questo obiettivo, che pone l’ente in prima linea per la tutela dei bambini, è stato predisposto il disegno di legge ‘Allontanamento Zero’”: comincia così il comunicato con cui la giunta piemontese annuncia il disegno di legge regionale che tanto sta facendo discutere in queste ore. “Crediamo fortemente nella famiglia e nella necessità di tutelarla – ha affermato il governatore Alberto Cirio –. E non lo diciamo sull’onda dei recenti fatti di cronaca, che hanno di fatto gettato sui servizi sociali un’ombra che non meritano”. Come ha evidenziato l’assessore alle Politiche sociali e ai Bambini, Chiara Caucino, “questo provvedimento ha come finalità esclusiva la tutela dell’interesse del minore a crescere nell’ambito della propria famiglia, rimuovendo ogni ostacolo di natura economica, sociale e psicologica”. Pertanto, si legge sul sito della Regione, “saranno più stringenti gli indirizzi da seguire per allontanare un bambino dalla propria famiglia d’origine: si potranno sondare altre strade solo successivamente all’attuazione di un ‘Progetto educativo famigliare’ che miri a consentire la crescita armonica del minore nella propria famiglia. Le sole condizioni di indigenza dei genitori non potranno essere motivo di allontanamento”.
La situazione in Piemonte. Al 31 dicembre 2018 i minori allontanati dalla famiglia di origine erano 2597: di questi, 1050 in comunità (800 italiani e 250 stranieri non accompagnati), gli altri in affido. Dai dati della Regione, le principali cause di allontanamento riguardano: sistemi educativi e comportamenti non rispondenti alle necessità del bambino (19 per cento), trascuratezza, incuria e/o assenza di una rete familiare adeguata (19,5 per cento), gravi problemi psicologici/fisici/comportamentali del minore (13,5 per cento), maltrattamento (10 per cento), sospetto abuso (4,5 per cento), problemi sanitari di uno o entrambi i genitori (7,8 per cento), gravi criticità nel percorso adottivo (1,4 per cento), problemi giudiziari di uno o entrambi i genitori (0,6 per cento), minori sottoposti a misura penale (0,2 per cento). “In Italia – scrive sempre la Regione Piemonte – la media dei minori allontanati dalle famiglie naturali corrisponde al 2,7 per mille contro il 3,9 del Piemonte (dati direzione Coesione sociale). Ciò significa che se fra i 664 mila minori presenti in Piemonte il dato fosse quello nazionale ne avremmo circa 800 in meno allontanati dalle loro famiglie”.
La lettera dei docenti. “Il ddlr si propone di diminuire del 60 per cento gli allontanamenti dei minori dalle famiglie biologiche in Piemonte, supponendo che gli stessi siano derivanti principalmente da cause risolvibili con un lavoro preventivo sulla famiglia biologica e/o con un contributo economico alla stessa. A fronte del fatto che già ad oggi, l’allontanamento dei minori è l’extrema ratio dopo la realizzazione di innumerevoli interventi di sostegno socio-educativo alla famiglia biologica, i motivi meramente economici non possono essere causa di un allontanamento (le ragioni sono ben più complesse) e il disegno di legge non prevede risorse aggiuntive. Proporre una legge a “costo zero”, che si limita a spostare risorse da un capitolo di bilancio all’altro, evidenzia chiaramente che la proposta di legge ha prioritariamente un intento propagandistico: non si tratta di un investimento sulla prevenzione!”. Ancora: il ddlr prevede, in maniera rigida, l’attuazione di un progetto educativo familiare per almeno sei mesi a favore delle famiglie in difficoltà, anche nelle situazioni più gravi, e la raccolta delle disponibilità di accoglienza presso tutti i parenti fino al quarto grado. Unica deroga a tale pratica risulta il riferimento alle eventuali “prescrizioni dell’autorità giudiziaria”. “Ciò pare illegittimo per almeno due ordini di ragioni: contrasto con l’interesse del minore a essere protetto in situazioni in cui ci sia rischio di grave pregiudizio e violazione della riserva statale sulla disciplina dell’affidamento familiare. Lo Stato, infatti, ha il diritto/dovere di sostituirsi alla famiglia nella protezione volta a garantire i diritti fondamentali dei minori, come stabilito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia”.
Ambra Notari