Al pettine del Covid. I nodi di una politica minacciata da un’inutile resa dei conti
Potrà la politica recuperare serietà e credibilità se neppure la gravità del Covid riesce a metterla in guardia da un’inutile resa dei conti?
Si può almeno chiedere che il Paese non venga ulteriormente trasformato in un campo di battaglia tra fazioni e istituzioni in lotta tra loro? Si può evitare un’inutile resa dei conti?
Sono domande che nella seconda ondata del contagio da Covid 19 ritornano sulle pagine dei giornali.
Sono domande che rimangono sospese e così rimarranno se non maturerà, nelle ore gravi come sono le attuali, il senso della condivisione leale delle responsabilità.
Si confermerà il fragile spessore culturale di esponenti sia della maggioranza che della minoranza, di chi dice “abbiamo fatto tutto bene” e di chi risponde “avete fatto tutto male”.
Appare evidente il rischio di indebolire quella serietà che il presidente della Repubblica aveva di recente richiamato rispondendo a un’improvvida e stonata voce che veniva da oltre Manica.
Parimenti risulterebbe inascoltato papa Francesco quando nell’enciclica “Fratelli tutti” ricorda ancora una volta che “la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune…”.
Potrà la politica recuperare serietà e credibilità se neppure la gravità del Covid riesce a metterla in guardia da un’inutile resa dei conti? Un’inutilità che lascia l’amaro in bocca a chi pensa che i dati sui contagi, sui morti, sulle terapie intensive siano più che sufficienti per motivare il primato dell’unità politica rispetto a quello del frammento partitico. Un’unità che non cancella le differenze ma le nobilita.
Ci sono diverse ragioni per lasciarsi prendere dallo scoramento ma se così fosse si lascerebbe il Paese ancor più nel disorientamento e nella paura, oppure nella trappola della trasgressione delle norme.
Questo stesso Paese dovrà però ripensare anche sé stesso, dovrà rivedere il consenso dato a uomini e donne che non hanno saputo distinguere il bene comune dall’interesse di parte, che non sono stati coscienza critica di fronte a scelte politiche piegate dai sondaggi e dalla caccia al voto.
E ancora, questo Paese dovrà chiedersi se non debba farsi carico della formazione di una nuova classe politica mettendosi in ascolto delle nuove generazioni.
Al pettine del Covid stanno già venendo questi nodi.
Non è troppo tardi per cambiare la direzione della storia: ci sono forze della società capaci di farlo come hanno testimoniato i molti che nel tempo della chiusura di ogni attività hanno tenuto aperti il cuore e la mente.
Saranno loro i giudici ma, soprattutto, saranno loro i ricostruttori della casa comune solidale che è l’unica alternativa al condominio degli egoismi.