Adorazione eucaristica. Il Signore si fa ristoro per la vita quotidiana
L’adorazione eucaristica ci soccorre come un piccolo ospedale da campo. Guardare a Cristo come al centro della nostra vita ci restituisce la consapevolezza che ogni giorno il Signore opera per la nostra salvezza
C’è un luogo nella nostra città di Padova che è anche cuore del nostro essere Chiesa, perché custodisce la presenza di Gesù Eucaristia, esposto nel Santissimo e Divinissimo Sacramento: la chiesa del Corpus Domini, che noi padovani conosciamo familiarmente come Santa Lucia. Nel centro della vita cittadina, tra il brulicare delle piazze e il via vai delle attività che animano le vie storiche, nell’incedere fragoroso del quotidiano vivere, abbiamo una sorgente inesauribile di Grazia a cui possiamo attingere giorno e notte e su cui vale la pena riflettere. Molte volte capita di pensare che la nostra vita cristiana debba prima di tutto incardinarsi sul fare, quale manifestazione della coerenza che ciò che percepiamo interiormente debba essere testimoniato e verificato con i fatti. Quante volte temiamo che senza il nostro agire il Signore possa trovarsi in difficoltà: senza noi che organizziamo, proponiamo, corriamo possa avverarsi il rischio che il mondo perda occasioni irripetibili di avvicinarsi all’amore tangibile dell’essere chiesa. Se poi mettiamo un po’ a fuoco la realtà, scopriamo un bel proliferare di opere servizievoli agganciate a valori universali, che desiderano portare del bene nel mondo senza neppure scomodare Dio. A tal punto o corriamo il rischio di sentirci un po’ defraudati dal primato delle buone opere oppure, attingendo alla sorgente della Verità, facciamo memoria che noi cristiani siamo chiamati alla risurrezione eterna, che è qualcosa che supera enormemente e trasfigura il senso dell’amore fraterno. La Parola di Dio ci ricorda che non serve affannarsi – «non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso» (Mt 6,25-34) – e già questo versetto basterebbe a farci chinare il capo. Non paghi ricordiamo Gesù che rimbrotta l’efficientissima Marta dicendo «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42) e suggerisce a noi atleti sempre sul pezzo, che forse la vita spirituale non è un’olimpiade. Infine, la Parola ci viene in aiuto con «venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) che è una chiara indicazione di dove recarci nelle quotidiane fatiche della vita. Ecco che l’adorazione eucaristica è questa parte migliore di cui abbiamo un estremo bisogno e la meta presso cui ristorarci: è la contemplazione dell’Amato e dell’Amore che accende il desiderio di eterno, è un attimo di intimità che ci ricolma di grazia, è il momento in cui possiamo riscoprire la nostra natura di creature amate e custodite, salvate a costo del sangue di Cristo, eletti a figli, non schiavi e neppure consumatori di necessità. Contemplando il Divino Mistero, ci rendiamo conto che non ci viene chiesto fondamentalmente nulla, a parte fare spazio, ovvero esercitare il difficile compito della sottrazione per lasciarci riempire dell’amore di Cristo. Siamo invitati a spalancare l’anima: a mollare la presa del controllo per fidarci di lui, a lasciar cadere maschere e rigidità per scoprire il desiderio di Dio su di noi, a farci toccare nella debolezza per lasciarci amare e comprendere che nessuna prova è permessa se non come via di salvezza. Il Divino Mistero ci chiede la capienza per ricolmarci di quella «misura buona, pigiata, colma e traboccante» (Lc 6,38) che sarà poi la grazia che ci renderà sempre più intrisi del suo amore. L’adorazione eucaristica nella vita spirituale ci soccorre come un piccolo ospedale da campo che, nel bel mezzo dei mille affanni quotidiani, ci accoglie, ci dona il ristoro di un amore incondizionato, ci esercita in quell’umiltà che, come amava dire santa Teresa D’Avila, è cammino di verità. Il silenzio in cui veniamo immersi durante l’adorazione riordina l’anima, contemplare il Divino Mistero ci spoglia dalle suggestioni del male. Guardare a Cristo come al centro della nostra vita ci restituisce uno sguardo riconciliato e la consapevolezza che, proprio nella realtà quotidiana, il Signore opera per la nostra salvezza. Tutto il resto ci verrà dato in sovrabbondanza: allora le nostre opere buone potranno profumare di carità, allora la nostra bocca potrà dare testimonianza della speranza che è in noi, allora avremo il cuore ricolmo per andare incontro autenticamente alle necessità dei fratelli, allora saremo pronti ad abbracciare fino in fondo la nostra vocazione e anche quella croce posta in mezzo alla nostra vita e sentirci amati, infinitamente e sempre amati. San Giovanni Paolo II: «Attraverso l’adorazione il cristiano contribuisce misteriosamente alla trasformazione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo. Ogni persona che prega trascina dietro a sé il mondo intero e lo eleva a Dio».
Rete mondiale di preghiera per il papa: giugno
Intenzione di preghiera del papa Preghiamo perché i migranti in fuga dalle guerre e dalla fame, costretti a viaggi pieni di pericoli e violenze, trovino accoglienza e nuove opportunità di vita nei paesi che li ospitano.
Intenzione dei vescovi Preghiamo affinché nascano sempre nuove scuole di preghiera che siano, con creatività e fede, autentiche scuole del Vangelo.