Vietare i cellulari agli adulti? Uno studio del Financial Times e una proposta provocatoria

La formazione degli adulti è l’irrinunciabile premessa all’educazione delle nuove generazioni

Vietare i cellulari agli adulti? Uno studio del Financial Times e una proposta provocatoria

Un altro segnale sulle scelte di vita dei giovani e degli adolescenti viene da un recente studio del Financial Times e riguarda il “praticare” lo sport tramite i social.  Potrebbe sembrare marginale ma il fatto che le nuove generazioni, secondo la ricerca del giornale britannico, preferiscano seguire le competizioni sportive sul digitale piuttosto sui campi di gara aggiunge nuovi elementi di riflessione su quanto, come conseguenza, sta avvenendo nelle relazioni intergenerazionali.

Neppure i ragazzi e le ragazze – dice lo studio – hanno tempo o sono stimolati e motivati ad averne, si limitano agli “highlights” cioè alla sintesi che i social propongono dei momenti di maggior interesse di un evento sportivo. Ma sono davvero loro a consumare velocemente lo svolgersi di una partita oppure sono gli adulti che trasmettono un modo frenetico di vivere tutte le partite della vita?  Chi dice non alle nuove generazioni che il tempo non è fatto solo dallo scorrere dei minuti e delle ore?

Sono domande che ritornano e considerando che il tempo di attenzione dei genitori si è sempre più ridotto si prende atto che questa riduzione dello sguardo viene trasmesso ai figli.  Si vuole conoscere velocemente il risultato, non importa se la rapidità non consente di gustare la bellezza di un gesto, di uno sguardo, di una voce.

C’è poi chi trasforma questo modo frettoloso e frammentato di seguire gli eventi: le leghe sportive utilizzano i social per rispondere a una categoria di tifosi alla frenetica ricerca di alcuni frammenti ritenendoli sufficienti per vedere e per capire il tutto.

“Gli highlights di sport – commenta lo psicologo Matteo Lancini – piacciono anche agli adulti. Io ne sono un grande fruitore perché ho poco tempo. Ma se sono il primo a usufruirne come posso dire a mio figlio di non farlo, di godersi un’intera partita che dura un’ora e mezza? Noi siamo i primi a vivere attaccati al cellulare. Non siamo credibili”.

Questa non credibilità  passa dai campi sportivi ai campi della vita, modifica le relazioni tra le persone e si ripresenta come un problema irrisolto.

La soluzione non sta nel togliere il cellulare ai ragazzi a scuola, al riguardo lo psicologo ha una proposta provocatoria: “Consentirne l’uso a scuola dagli 11 ai 18 anni. Al contempo vietarlo agli adulti”.

Come dire che ci sono adulti più fragili dei ragazzi, come dire che ci sono adulti che si lasciano usare dagli strumenti magari illudendosi di saperli controllare.  Non a caso qualcuno  ripete che la formazione degli adulti è l’irrinunciabile premessa all’educazione delle nuove generazioni in una reciprocità di messaggi di fiducia e di vicendevole stima.

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Fonte: Sir