Vicariati sì, vicariati come. E se li disegnassimo a partire dai nuovi Ats? La lettera di don Cesare Contarini
Una delle riforme attese nel 2025, davvero denso di aspettative nella nostra Diocesi, è quella dei vicariati, finora entrati nelle comuni riflessioni sulla scia della prossima nascita delle collaborazioni pastorali soltanto come appendice; come una realtà, dice qualcuno, che potrebbe riguardare solo i preti, la loro vita e formazione.
Ma i vicariati sono sempre stati uno snodo per tutta la pastorale, per la formazione dei laici in particolare e comunque per allargare le visuali parrocchiali. Parto dalle proposte della lettera post-sinodale (pagina 88), da mesi davanti agli occhi di tutti: non convincono appieno, mi pare di aver colto; e qualcuna è davvero... imbarazzante (non faccio nomi per riguardo). E avanzo un’ipotesi di lavoro: formare i nuovi vicariati non sulla base dei “vecchi” ma (ri)partendo dalle nuove collaborazioni pastorali. Quindi cercando motivi e aspetti di prossimità e unione, ad esempio il contesto socioculturale, il rapporto con le città... Per questo vorrei invitare a dare uno sguardo alla nuova realtà veneta degli Ambiti Territoriali Sociali (Ats), che diventeranno «fulcro della programmazione, pianificazione, coordinamento e gestione della funzione socio assistenziale». Magari i confini di questi potrebbero ispirare qualche buon pensiero per le aggregazioni di quelli? Spero che, soprattutto a riguardo dei rapporti con i territori, altre voci intervengano a dare buoni consigli, magari migliori di questo. Buon lavoro a tutti
don Cesare Contarini - Albignasego