Tornare a comunicare davvero. Un libro ci spiega come aiutare soprattutto i giovani a non lasciarsi imprigionare dal Web
Giuseppe Morante, “Comunicare oggi. Orientarsi nell’ambivalenza della rete telematica”
Comunicare oggi: mai titolo di un libro si è rivelato così sinteticamente significativo in un momento storico in cui una diversa comunicazione si sta affermando soprattutto tra la cosiddetta Generazione Z, comprendente coloro che sono nati tra fine Novecento e primi del nuovo millennio. Il libro, edito all’interno della collana Quaderni della rivista Faleritanum (dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Trocchi”, Diocesi di Civita Castellana), è stato scritto dal salesiano Giuseppe Morante, docente emerito della Facoltà di Scienze dell’Educazione della Salesiana, ed esperto dei problemi della comunicazione, soprattutto in ambito pedagogico.
Libro molto utile, soprattutto perché non attraversato da due tentazioni: quella di condannare in toto la nuova era degli smartphone o quella di cedere alle lusinghe di un universo che nasconde diversi rischi. Si deve gestire quel mondo, è la sintesi del volume, tentando di renderlo più a misura d’uomo e di Dio. Fin qui sembrerebbe un bel programma di massima ma di difficile attuazione in un cosmo accelerato di messaggi usa e getta e di infinite possibilità di contatti. Ma questi contatti, scrive giustamente Morante, non sono reali incontri in cui si parla, ci si dà la mano, magari ci si abbraccia, o se si litiga lo si fa in presenza, in tempi reali in un universo reale e non simil-Matrix, si prende un caffè insieme, guardandosi in faccia. No, sono contatti, come direbbe Byung-Chul Han, filosofo sudcoreano, qui citato, simulati all’interno di “uno sciame digitale di individui anonimi e isolati”.
Cosa si può fare per combattere questo lento, graduale isolamento dalla realtà effettuale? Intanto combattere dall’interno, per potersi far comprendere da chi è prigioniero del labirinto e rischia di diventare esso stesso uno dei tanti figli del minotauro-iperweb. Perché, attenzione, avverte l’autore, non è il mondo digitale in sé che va demonizzato, ma l’uso da parte di ragazzi -e non-, che non interagiscono neanche a tavola, e che sono chini tutto il giorno su meccanismi che non sono solo alienanti in questo uso spropositato, ma anche portatori di rischi ulteriori: la memorizzazione di ogni nostro desiderio e bisogno a fini commerciali, e poi la proposizione implicita di qualsiasi esperienza, dalle foto pornografiche con minorenni alla persecuzione di altri attraverso insulti e allusioni a difetti o sensibilità diverse.
Come afferma l’autore, le Reti sono il nuovo scenario della fitta e talvolta invisibile trama dei legami. “Se si vuole pensare alla prassi educativa e pastorale ‘gettando reti nelle reti’, sarà necessario navigare a vista nella loro realtà”: ricominciare ad offrire un esempio di nuova autonomia soprattutto -ma non solo- ai giovani rimasti impigliati nel nuovo mondo. Perché è possibile viaggiare nella rete, purché questo viaggio sia accompagnato da attività pastorali, in cui c’è contatto reale con gli altri, e pasti comuni, e attività fisica, non solo sport, ma anche montagna, camminare insieme, viaggio tra le bellezze anche artistiche, archeologiche e naturali di luoghi vicini e lontani.
Le condizioni umane della vita sono la base di tutto, ed hanno “le radici centrali nella persona umana”. Occorre combattere l’uso eccessivo di una apparente realtà non reale per ridare importanza al sacro, celato nella nostra stessa vita, all’immanenza e alla trascendenza attraverso un duro lavoro di cammino insieme, anche per riscoprire l’altro in noi stessi.
Giuseppe Morante, “Comunicare oggi. Orientarsi nell’ambivalenza della rete telematica”, Quaderni di Faleritanum, 2024, 195 pagine, prefazione di E. Di Giuseppe.