Sulla cattedra della vita. La lettera dei giovani al Governo sui cambiamenti climatici
Ancora una volta si rivela il desiderio dei giovani di dare senso e concretezza al futuro proprio nel tempo della pandemia.
“Il Next Generation EU delineerà il futuro dei prossimi 70 anni: non può essere scritto solo da chi oggi ha 70 anni. Saranno i giovani a subire le peggiori conseguenze della crisi climatica causata dall’inazione della politica, e per questo è nostro diritto essere inclusi nella stesura del piano”.
E’ un passo della lettera che i giovani di Fridays For Future Italia hanno indirizzato nei giorni scorsi al Governo e a Giuseppe Conte. I firmatari mettono in fila una serie di priorità che a loro avviso l’esecutivo, al lavoro sulla stesura del Recovery Plan – definizione assai riduttiva del piano europeo di crescita Next Generation EU – sembra aver dimenticato.
La lettera è seria, articolata, da leggere con attenzione. A proposito del piano europeo i giovani affermano che: “non può essere scritto solo da chi oggi ha 70 anni” e aggiungono: “fateci decidere del nostro futuro”.
Che significato hanno queste parole nel momento in cui il virus, come un ladro, sta strappando soprattutto gli anziani dagli affetti, dalle relazioni sociali e già si prevede un Natale senza l’incontro tra nonni e nipoti? Le generazioni si stanno sempre più “distanziando”?
Chi scrive non esprime un distacco, un rifiuto, un superbo salire in cattedra. Si leggono tra le righe i segni dell’amarezza di chi sente lodato e nello stesso tempo messo da parte. Ancor più si leggono i segni della serietà e della responsabilità di fronte alle sfide che vengono dai cambiamenti climatici le cui conseguenze, sempre più preoccupanti, sono ancora in second’ordine nell’agenda governativa.
Ancora una volta si rivela il desiderio dei giovani di dare senso e concretezza al futuro proprio nel tempo della pandemia: così è avvenuto nei giorni scorsi nell’incontro on line promosso da The Economy of Francesco che ha visto connettersi da tutto il mondo giovani economisti, imprenditori, ricercatori per condividere idee e progetti sul bene comune.
L’appello di un uomo che ha ben più di 70 anni, papa Francesco, è stato accolto con convinzione, segno eloquente che le nuove generazioni non escludono dai loro percorsi gli anziani ma chiedono loro di essere credibili per la storia personale e per la capacità generare tracce di futuro mentre narrano le tracce del passato.
Sono ancora i giovani a chiedere che il dialogo intergenerazionale nei diversi ambiti del vivere comune – culturale, sociale, economico – avvenga a pari dignità ma anche con pari peso politico e decisionale.
I giovani non sono dei “sognatori”, hanno un sogno, una grande visione del cammino dell’uomo che non li porta fuori dal presente ma non incolla il futuro al presente. E’ un grande insegnamento quello che oggi stanno offrendo. Sulla cattedra della vita c’è per loro un posto meritato.