Suicidio assistito, una falsa risposta (la Regione non è competente). Marseglia: «Promuoviamo in Veneto cure palliative e sedazione profonda»
Martedì 16 gennaio il Consiglio regionale del Veneto voterà il progetto di legge 217 sul suicidio medicalmente assistito. Come Forum delle associazioni familiari del Veneto, esprimiamo la nostra contrarietà e profonda preoccupazione, ritenendo, come evidenziato nell’audizione in V Commissione il 16 novembre scorso, che tale normativa sollevi questioni morali e sociali complesse e invitiamo i Consiglieri a considerare attentamente l’impatto su individui e comunità
Invitiamo i Consiglieri a interrogare le proprie coscienze prima di prendere una decisione su questo progetto di legge. La riflessione personale sulle implicazioni etiche e morali di tale normativa è essenziale per garantire una scelta ponderata e in linea con i valori fondamentali della società.
Chiediamo, inoltre il pieno rispetto del parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, che ribadisce la non competenza regionale, e sottolineiamo che approvare la legge proposta dell’associazione Coscioni espone a impugnazioni davanti alla Corte Costituzionale.
«Riteniamo che una legge regionale sul suicidio assistito non sia il modo giusto per affrontare tale tematica», spiega il presidente del Forum, Marco Marseglia, «e sollecitiamo la Regione Veneto ad incentivare la promozione delle cure palliative e della sedazione profonda. Come Forum, riteniamo che questi siano i percorsi fondamentali che il Servizio Sanitario Nazionale deve intraprendere e garantire, realizzandoli in strutture attrezzate come gli hospice, o qualora fosse possibile presso il proprio domicilio».
L’obiettivo delle cure palliative è non ostacolare e neppure di anticipare la morte, ma di prendersi cura dell’uomo, del suo dolore fisico e psichico, accompagnarlo “nel” morire, senza fornire un aiuto “a” morire. «È un prendersi cura fino all’ultimo respiro», conclude Marseglia, «un’accoglienza, un ascolto continuo, per farlo sentire amato e voluto, ed evitare la solitudine nell’affrontare la paura della sofferenza e della morte»