Stupro di gruppo a Palermo: Toro, “branco slatentizza istanze distruttive e dinamiche di sopraffazione ma deve cambiare rappresentazione donna”
Arrestati i 7 giovani, tra cui un minorenne, accusati dello stupro di gruppo a Palermo di una ragazza di 19 anni che sarebbe stata violentata la notte del 7 luglio scorso, nella zona del Foro Italico.
Ad incastrare il branco, oltre al racconto della ragazza ritenuto veritiero dagli inquirenti, anche un video, messaggi via chat e foto. La ragazza, dopo una serata in un locale, sarebbe stata trasportata a braccia – perché non in grado di reggersi come si vede in un video registrato in corso Vittorio Emanuele – in una zona appartata del Foro Italico e ripetutamente violentata. Agghiaccianti il comportamento spavaldo e incurante, e le parole dei giovani che dopo averla violentata filmando l’impresa multipla, l’hanno abbandonata mentre si è sentita male e chiedeva di chiamare un’ambulanza.
“Di fronte a questo nuovo episodio di brutale violenza – solo l’ultimo di quella che sta diventando una lunga serie – si rimane atterriti vedendo quanto si possa scivolare nella totale disumanità del violentare una persona inerme, filmarla, farne oggetto di condivisione e abbandonarla priva di soccorsi”, dice al Sir Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta e docente di psicologia di comunità presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium. “Non possiamo non interrogarci – prosegue -su quanto l’essere umano, galvanizzato dalla regressione che si verifica nel branco, possa essere capace di gesti aberranti che forse, da solo, non avrebbe compiuto”. E preoccupa anche “il progressivo abbassamento dell’età dei violentatori, uno dei quali minorenne”.
A volte, spiega ancora l’esperta, il “gruppo” tira fuori “una dinamica di sopraffazione e totale mancanza di empatia: solo chi ne fa parte è ‘umano’, mentre chi è all’esterno non lo è per questo non merita nessun ascolto, nessun riguardo, come se esistesse un confine al di fuori del quale una donna inerme viene privata del suo valore di persona, del tutto de-umanizzata”. Il branco, in altri termini, slatentizza “quelle istanze distruttive ancora oggi rivolte contro le donne. Una violenza perpetrata usando il sesso, non come momento di unione e di condivisione, bensì come arma”. Anche le parole pronunciate nei confronti della vittima “sono allucinanti e offendono l’umanità. A me sembra – afferma Toro con riferimento alla lunga scia di sangue e di femminicidi che sembra scandire l’estate in corso – che questo spazio di disumanità che sfregia la donna stia aumentando; io inizierei a parlare di emergenza. Vedo un odio nei confronti della donna che mi fa pensare alla nostra società come ad una società femmino-fobica”.
Per la psicoterapeuta “c’è ancora molta strada da fare nell’educazione al rispetto della donna”, ma devono inoltre cambiare “gli stereotipi culturali che ancora permangono nei suoi confronti” e il modo “in cui si parla della donna”. “Non si può far passare sotto silenzio – spiega senza giri di parole – che certe espressioni cosiddette ‘artistiche’ sono ‘pornografiche’, e alcune canzoni sembrano apologie del femminicidio. Le parole – conclude – sono importanti perché mettono in moto l’immaginario e l’azione. C’è tutta una rappresentazione del femminile che deve cambiare”.