Stefano Gheller e l’empatia di cui c’è bisogno. La morte dell’uomo di Cassola che voleva mettere fine alla sua vita
Tornano a galla le domande sul senso del dolore e della morte. Ma anche sul valore della vita, sulla dignità dell’uomo, sulla forza dell’esistenza e delle relazioni d’amore, di amicizia, di sangue. La morte di Stefano Gheller non può lasciare indifferenti perché per un attimo ci costringe e mettere in pausa le molte attività a cui siamo chiamati ogni giorno, apre uno scorcio di silenzio tra le voci che ci interpellano, le notifiche del nostro smartphone, gli appuntamenti in agenda che ci richiamano ai nostri doveri.
Di fronte a questo evento che ha messo fine all’esistenza terrena di una persona di 51 anni – che ne ha trascorsi 35 a lottare contro una malattia subdola che nel tempo lo ha privato della sua autonomia e gli ha causato forti dolori – vorremmo che rimanesse oggi semplicemente lui, Stefano, la sua persona, con la sua vitalità, le sue amicizie e certamente il suo attaccamento alla vita. Da quando aveva chiesto e ottenuto il suicidio medicalmente assistito – perché la sua situazione era conforme ai principi elencati nella...