Riflessioni di un ginecologo. Per la scienza la vita è tale fin dalla fecondazione
La recente diatriba sulla collocazione nei consultori dei “pro life”, sulla base della mia specializzazione ostetricoginecologica e dei 43 anni di attività in cliniche e ospedali, mi stimola a esporre alcune riflessioni informative strettamente scientifiche, ponendoci 4 domande.
Prima domanda: cosa si intende per vita in senso biologico? È vitale l’essere che con processi nutritivi, respiratori, accrescitivi e moltiplicativi, assicura capacità evolutive nel tempo. Seconda domanda: nell’embrione c’è vita? Nella epigenesi e nella epigenomica fetale il concetto si concretizza sullo sviluppo a tappe successive con processo di induzione a cascata, per cui ogni evento innesca il successivo, creando un’organizzazione che è genetica, non casuale, sin dai primi stadi di vita. Una vita che, nell’embrione e nel feto, risulta esplosiva come non si verificherà più nelle fasi successive del ciclo biologico umano (Heim e Brinder 2012- Kaminsky 2016). Pensate che dai 2 ai 9 mesi il concepito aumenta 20 volte la statura e 100 il peso. Tutti gli apparati funzionano, respirando e nutrendosi attraverso il sangue materno. Il feto beve il liquido amniotico, urina, defeca, singhiozza, succhia il dito, gioca con il cordone ombelicale, ode i rumori (Brigato 1965 con la elettrofonocardiografia prenatale); le cellule cardiache e nervose sono le stesse che lo accompagneranno nella sua esistenza e l’apparato polmonare funziona. Terza domanda: questa vita è umana? Deriva da uomo e donna, possiede subito l’impronta genetica tipica dell’uomo, con caratteristiche di specificità e individualità irripetibili. Quindi, quando è piccolo, il figlio dell’uomo è sempre uomo, incondizionatamente. Quarta domanda: quando comincia questa vita umana, subito dopo la fecondazione o dopo la formazione della cresta neurale, al 14° giorno? Per la maggior parte dei ricercatori fin dall’inizio, con processi che si susseguono secondo un ordine sequenziale epigenetico, tenendo presente che l’embrione umano o è uomo subito o non lo diventerà mai; è subito maschio o femmina con le caratteristiche iscritte nel suo genoma. Abbandoniamo, ora, la realtà scientifica per una considerazione razionale. La scienza dice che si interrompe una vita. Come vogliamo chiamarla questa interruzione, tenendo presente che il diritto alla vita è l’unico sottratto al pluralismo delle opinioni, perché condiziona l’esistenza di tutti i diritti successivi? Il problema è talora o spesso materno, ma è sempre fetale perché è lui, il feto, che rappresenta il soggetto della tecnica soppressiva.
Giovanni Brigato, già primario divisione ostetrico-ginecologica Ospedale di Padova