Quando la violenza colpisce i più piccoli. Lo sconcerto non basta, occorre l’umanità
La sequenza inaudita di omicidi e violenze perpetrati a neonati è di quelle capaci di spezzare il fiato. Ma esprimere sgomento non può bastare. E nemmeno chiudersi in un doloroso silenzio. I fatti che riguardano il piccolino di 5 mesi seviziato dal suo stesso giovane padre (un 22enne padovano residente nel Vicentino) mentre era ricoverato all’ospedale di Padova è solo l’ultimo di un’ormai lunga serie di casi.
Per quanto possa sconcertare, non possiamo non ricordare la neonata trovata morta nel bagno di un alloggio al piano superiore di un nightclub di Piove di Sacco poco più di una settimana fa. E poi la storia, dai contorni inimmaginabili, che nel cuore dell’estate ha catalizzato per giorni l’attenzione dell’opinione pubblica su Vignale di Traversetolo, piccola località in provincia di Parma, dove Chiara – giovane esemplare, anche lei 22enne – avrebbe sepolto non uno, ma due piccoli dati alla luce nell’arco di un anno, assicurando agli inquirenti di aver fatto tutto da sola. Di fronte ad avvenimenti gravi come questi permane, anzitutto, una zona di rispetto che va osservata e non ha a che fare solamente con la presunzione di innocenza di ambito giuridico. Per quanto i media se ne occupino, non sappiamo nulla di questi giovani genitori. Non conosciamo l’ambiente in cui sono cresciuti, non ci sono chiare le circostanze in cui hanno vissuto in questi ultimi mesi, che cosa abiti il loro mondo interiore, come percepiscano se stessi e gli altri. Abbiamo bisogno di sospendere facili giudizi e ipocriti moralismi. Non sta a noi scagliare su di loro la prima pietra. Eppure non possiamo esimerci dal condividere alcuni tra i molti, drammatici interrogativi che si palesano. Come hanno potuto questi giovani agire in spregio alla vita dei loro stessi figli? Possibile che abbiano potuto vederli sono come un impedimento allo sviluppo del loro percorso di formazione e realizzazione? O che abbiano preferito “sbarazzarsene” perché inquietati da cosa avrebbero potuto pensare di loro le persone del paese, come parrebbe nel caso di Chiara? Ancora, davvero si può immaginare un padre che manipola o ferisce al cavo orale un figlio per una mera questione di soldi, cioè per ottenere aiuti pubblici proprio per lo stato di salute del piccolo, come nel caso di questi giorni a Padova? Ci chiediamo anche: com’è possibile che queste persone abbiano agito in completa autonomia? Davvero i familiari di Chiara non hanno notato due gravidanze? Davvero colleghi-parenti-amici della 29enne italo-brasiliana, che ora è agli arresti domiciliari in Puglia, non avevano visto che aspettava un bambino prima della tragica notte di Piove di Sacco? E nemmeno la mamma del piccolino ricoverato a Padova era al corrente che da luglio il suo compagno lo maltrattava? Consapevoli che un conto è sollevare domande e ben altro è individuare risposte, avanziamo disorientati in un panorama in cui pare che anche l’assoluto valore della vita – specie dei più piccoli – non sia più inteso come tale. Le piccole esistenze rischiano di avere diritto di sopravvivenza solo se non troppo ingombranti, se desiderate, non in quanto tali. E poi ci scopriamo in un ambiente in cui, in molti casi, le relazioni fondamentali appaiono desertificate, ogni vita procede per sé, senza condividere nemmeno momenti rivoluzionari come il concepimento di un figlio, per arrivare poi a occuparsene in proprio, decidendo per la morte di un piccolo senza parlarne neppure con l’altro genitore, con cui ancora è in piedi una relazione sentimentale. Volgiamo lo sguardo verso il mondo adulto: che cosa ci siamo persi nella formazione di queste coscienze? Come abbiamo speso quel tempo che forse avremmo dovuto dedicare ai piccoli di allora e ai giovani genitori di oggi? Che cosa ha potuto catturare la nostra attenzione più di quelle giovanissime vite che oggi stentiamo a riconoscere come figli nostri? Oppure abbiamo fatto del nostro meglio, ma la mente umana rimane un mistero, a tratti inspiegabile. Permanga tuttavia la relazione. Non condanniamoli, non isoliamoli, puntiamo tutto sulla nostra-loro umanità.