Nonne e nipoti climatiche. Da una sentenza europea a un incontro tra generazioni
Da tempo si è di fronte a una sfida che chiama in causa cittadini, Stati e organismi internazionali
“La nostra è una vittoria per tutte le generazioni”: con questo commento 2500 donne svizzere, con età media 74 anni, aderenti all’associazione Klima Seniorinnen hanno accolto la sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu) che ha dato loro ragione nella causa aperta con lo Stato elvetico per le “lente e insufficienti” politiche di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra (Ges).
Dei 17 giudici che compongono la Grande Chambre, organo della stessa Cedu che interviene su casi di particolare rilievo, solo uno ha votato contro. Si tratta del giudice inglese che ha ritenuto inefficace la decisione perché troppo difficile se non impossibile definire responsabilità precise stante la complessità delle cause dei cambiamenti climatici.
La Grande Chambre ha comunque valutato la questione e ha concluso che il governo elvetico ha disatteso i suoi stessi obiettivi climatici.
“Il tempo – scrive Vladimiro Zagrebelsky già giudice della Cedu – dirà se la sentenza della Corte europea darà frutti nella lotta al cambiamento climatico o se la prevalenza di difficoltà o resistenze la collocherà nel novero delle proclamazioni inefficaci. In gioco con la specificità del livello internazionale è sullo sfondo il ruolo giudiziario rispetto a quello proprio del livello politico, governativo e parlamentare”.
A sua volta la costituzionalista Serena Sileoni in un’ampia nota sulla sentenza apparsa su un quotidiano nazionale del 13 aprile riferendosi al risultato del referendum popolare svizzero dello scorso anno che chiedeva il raggiungimento della “neutralità climatica” entro il 2050 ha affermato: “Sembra difficile ritenere che la Confederazione svizzera non si sia già attivata nel senso suggerito dalla Corte europea” .
Sono pareri autorevoli che inducono ad approfondire i diversi aspetti di una questione complessa tenendo conto che da tempo si è di fronte a una sfida che chiama in causa cittadini, Stati e organismi internazionali.
È inoltre un tema che richiama il dialogo tra generazioni su un bene comune che vede ancora e purtroppo forti contrapposizioni ideologiche sia in Europa che nel resto del mondo mentre dalla terra continuano a venire allarmi e richieste di aiuto.
In questo contesto si inserisce la sentenza della Corte istituita dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo sottoscritta da 46 Paesi europei appartenenti al Consiglio di Europa, venti in più rispetto ai Paesi membri dell’Unione europea. Viene riconosciuta la lotta per il clima come uno dei diritti umani e questo riconoscimento permette alle 2500 donne svizzere di dire: “Abbiamo fatto la storia tutte insieme”.
Se ne parlerà ancora, nel frattempo dal pronunciamento della Cedu vengono alcuni stimoli sia per una valutazione non ideologica delle misure decise dall’Unione europea per la tutela dell’ambiente sia per il superamento di pregiudizi nei confronti dei cosiddetti “migranti climatici”, persone che fuggono da Paesi devastati da calamità naturali spesso provocate dall’uomo.
Non può infine sfuggire il segnale che viene dall’intesa ideale tra le e anziane donne svizzere e le nuove generazioni nella tutela della casa comune: nonne e nipoti sono qui, ora e insieme.