Non è solo maltempo. Il grido della Terra e il “Padre nostro”
Papa Francesco ha annunciato per il 4 ottobre la pubblicazione di una seconda enciclica “Laudato si'” rinnovando così l’appello a difendere la “casa comune”
Una giovane in lacrime dice “soffro di ecoansia ho anche attacchi di panico” e un ministro dell’Ambiente di fronte a lei si commuove e promette: l’immagine risale a un mese addietro. Poi la cronaca ha ripreso a narrare il multiforme degrado ambientale.
L’elenco delle devastazioni, dei cedimenti, degli straripamenti è talmente lungo e noto da rendere superfluo il dettagliare caso per caso.
Accanto a questo elenco – afferma Mario Tozzi geologo e divulgatore scientifico – c’è quello di “quelli che continuano a confondere il maltempo con la Terra che muore”. Nonostante che diversi scienziati motivino con dati certi l’entità dei danni e prendano la parola contro l’immobilismo c’è una politica che resta in sella prigioniera di indifferenza, superficialità, caccia ai consensi elettorali.
Con gli scienziati ci sono i giovani a contrastare l’ondata di riduzionismo e negazionismo ma anch’essi hanno subito e devono spesso subire la derisione e l’accusa di essere apocalittici o ideologicamente schierati. Alle loro voci si contrappone l’affermazione che il rischio non esiste in grande misura e che l’eventuale danno sarà tempestivamente rimediato dal progresso tecnologico e scientifico.
Papa Francesco ha annunciato per il 4 ottobre la pubblicazione di una seconda enciclica “Laudato si’” rinnovando così l’appello a difendere la “casa comune” perché le fondamenta e le mura sono fragili e l’uomo che la abita si sente in pericolo.
Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi cita una frase di Francesco “Basta con questa insensata guerra al creato” per dire che cresce l’ecoansia provocata da “sentimenti di precarietà e impotenza capaci di trasformare il futuro in un dono avvelenato”.
Dai cristiani, anche se non solo da loro, si attendono un pensiero e comportamento per evitare l’incubo e per questo afferma la teologa statunitense Elizabeth A. Johnson sull’ultimo numero di Aggiornamenti Sociali è necessaria una “solida teologia della creazione”.
“Alla luce del nostro Creatore comune – scrive – abbiamo bisogno di ampliare il nostro senso di identità cristiana per includere la relazione con l’intera creazione. (…) Allora possiamo iniziare a modificare alcuni dei comportamenti profondamente radicati che stanno alimentando la distruzione ambientale”.
Si potrebbe iniziare dal “Padre nostro” per pensare a una paternità che certamente si rivolge all’uomo ma altrettanto certamente si rivolge agli altri esseri viventi e alla casa comune costruita, meglio creata, per tutti.