Montagna. Cauteruccio (Greenaccord): “È una metafora della vita: asperità, bellezza, sforzo, silenzio, tenacia e costanza”
L’associazione ha promosso a Santa Giustina un Forum nel quale si è parlato delle sfide che affronta il territorio montano a causa dei cambiamenti climatici, di transizione ecologica, di cammini e di un prete “innamorato” delle sue montagne, che poi sarebbe diventato Giovanni Paolo I
Cosa significa riabitare la montagna, fare in modo che si ripopolino i piccoli centri e promuovere la cura del territorio montano? E cosa possiamo imparare dallo sguardo attento di Papa Luciani alle sue montagne? Di tutto questo si è parlato durante il Forum promosso, dal 15 al 17 luglio, da Greenaccord al Centro Papa Luciani, a Santa Giustina (Bl) e intitolato “Riabitare la montagna. Transizione ecologica, cammini e un prete di montagna”. L’ultimo giorno i partecipanti hanno vissuto un pellegrinaggio a piedi al santuario dei Santi Vittore e Corona, a Feltre. Ad Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord, chiediamo cosa è emerso durante l’appuntamento.
La tragedia della Marmolada ha riacceso l’attenzione sulla montagna. Quanto i cambiamenti climatici e lo spopolamento stanno danneggiando la montagna?
Quanto avvenuto sulla Marmolada rende manifesto il passaggio, in modo brutale e tragico, dalla scienza alla cronaca. Le preoccupazioni e le previsioni degli scienziati, ignorate in modo palese per decenni, si palesano nell’angoscia, nel dolore e nella disperazione di chi ha perso i propri cari per una semplice e tranquilla escursione. I cambiamenti climatici impongono una rinnovata attenzione e, per poter godere serenamente della bellezza e dell’asprezza dei monti, si deve partire dall’adattare le attività che si svolgono sul territorio montano a nuove regole e percorsi.
“Riabitare” la montagna significa quindi viverla in modo rinnovato e consapevole, ma significa soprattutto averne cura e favorirne il ripopolamento mediante il recupero di vecchi mestieri, usi e tradizioni ma anche fornendo agli abitanti i servizi minimi capaci di garantire, oltre una vita serena e dignitosa, l’inizio di nuove attività.
In sintesi: potenziamento di servizi sociali e sanitari, piccoli ospedali nelle zone disagiate, la rete in fibra, assistenza nei momenti critici invernali, cura delle strade e degli alvei dei fiumi e dei canali, incentivi di natura economica o in servizi, rivitalizzazione regolamentata della filiera industriale del legno. Si deve partire dalla premessa, come avviene ad esempio in Svizzera, che incentivare l’abitare la montagna sia un investimento per la sicurezza e la tranquillità di chi vive a monte e di chi vive a valle e uno stimolo efficace per un turismo più consapevole e lento.
Quanto la montagna con il suo ecosistema, se salvaguardato, può prevenire i disastri idrogeologici e salvare la biodiversità, oltre ad essere una fonte di guadagno grazie all’industria del turismo e dello svago?
In Italia la superficie forestale è in crescita costante e ciò aiuta a prevenire rischi idrogeologici e perdita di biodiversità. Però anche tale crescita non dev’essere frutto dell’abbandono dei campi e degli spazi erbosi poiché si corre il rischio di alterare un equilibro ecosistemico, ad esempio potrebbero sparire le orchidee selvatiche.
La superficie boschiva, inoltre, influisce sulla percentuale sia di prede sia di predatori. Certamente un territorio montano tutelato e curato favorisce lo svolgimento in sicurezza del turismo, lo svago e delle attività sportive. Non dimentichiamoci che l’immergersi nel bosco e nel territorio montano ha valore terapeutico e rigenerativo per il corpo, la mente e lo spirito.
Quali sono le sfide che la montagna deve affrontare oggi? I fondi del Pnrr possono aiutare?
Le sfide più significative sono quelle determinate dai cambiamenti climatici che richiedono adattamento e prevenzione.
Quest’ultima, che può giovarsi di una tecnologia avanzata, deve basarsi su sistemi attivi e passivi quali, ad esempio, sensori, stazioni di controllo, nuovi percorsi, formazione e sensibilizzazione dei residenti e degli escursionisti. Vi è poi una sfida culturale: la montagna non può diventare un divertimentificio né destinataria di progetti che ne possano alterare irrimediabilmente la fisionomia. Nel Pnnr sono previsti fondi importanti finalizzati a realizzare green communities al cui interno possano maturare le cosiddette comunità energetiche. Questi progetti possono, oltre a coadiuvare alla “riabitazione” della montagna, incidere significativamente sul senso di comunità e sulla crescita delle relazioni interpersonali.
Il vostro Forum è stato dedicato anche a Papa Luciani, che aveva un rapporto privilegiato con la montagna. In che misura è stato un precursore dell’ecologia integrale di cui parla Papa Francesco nella Laudato si’?
Papa Luciani era innamorato delle “sue” montagne e amava viverle. L’influenza del territorio che l’ha visto crescere ha certamente determinato in lui la consapevolezza della necessità della cura del creato.Proprio la consuetudine con l’ambiente naturale, unita alla avvertita esigenza della giustizia sociale, lo rende affine a Bergoglio. La scrittrice Patrizia Luciani, che ha tenuto una interessante relazione al Forum, ricorda questo Papa come un precursore delle teorie in cui le scorie dell’economia ad alto consumo compromettono anche le risorse destinate alla vita equilibrata degli uomini in una società equa: “Quattro sono le condizioni che Albino Luciani descrive come necessarie per una coscienza ecologica autentica: innanzitutto il bene della persona umana è lo scopo della produzione, e questo non si può ritorcere sulla persona stessa; inoltre il cristianesimo insegna l’uso moderato dei beni e non lo spreco, la sobrietà. L’uomo, comunque, è inseparabile dall’ambiente naturale e le risorse del mondo non sono illimitate”.
Questi passaggi rendono indiscutibili le molte somiglianze con Papa Francesco e soprattutto sulla sensibilità ecologica c’è questa comune lettura che evidenzia quanto la sensibilità di Luciani fosse profetica ed attuale.
Come riabitare la montagna oggi?
Durante la prima fase della pandemia si discuteva molto della impossibilità di ripartire come se nulla fosse con aree cittadine e metropolitane sempre più affollate, inquinate e meno vivibili a fronte di aree interne – soprattutto montane – oggi sempre più deserte e abbandonate. Qualcosa, per fortuna, sta cambiando: il trend si sta invertendo ma ciò va sostenuto e agevolato, ed è la politica che deve farlo, sono le istituzioni che devono applicare sul serio il “favor” che la Costituzione (art. 44) riserva alle zone montane. La montagna, che rappresenta l’ascesa e il bisogno di elevarsi, in apparenza è un territorio saldo e stabile ma in realtà è un ecosistema che presenta criticità e fragilità pur garantendo molti servizi all’uomo.
Essa è un po’ la metafora della vita: un percorso fatto di riflessione, calma, dipendenza dall’altro, asperità, bellezza, sforzo, silenzio, tenacia e costanza.
Che bilancio si può fare di questo appuntamento che Greenaccord ha promosso a Santa Giustina?
I tanti giornalisti che hanno partecipato al Forum hanno avvertito l’esigenza di alzare gli occhi verso i monti con un atteggiamento di ascolto che diventa silenzio assordante ai non attenti ma che invece è capace di parlare al cuore e dare sollievo e riposo. Il bilancio del Forum, che chiama i giornalisti a diventare sentinelle delle terre alte, è senz’altro positivo:
grande interesse per la figura di Luciani, chiarezza sulle fragilità del territorio montano, necessità di favorire le opportunità ed i servizi ecosistemici che offre all’uomo, crescita esponenziale dei cammini e degli escursionisti, necessità di conciliare natura selvaggia e presenza dell’uomo e, infine, il rispetto e la cura che le si deve affinché possa accoglierci sempre in sicurezza.