Maria. Amare senza sapere. La Lettera.d Mariapia Veladiano

La madre di Gesù riflette a voce alta in questo scritto di Mariapia Veladiano. Tutta la vita di Cristo dal suo punto di vista, fino all’Assunzione

Maria. Amare senza sapere. La Lettera.d Mariapia Veladiano

Di me hanno detto che sapevo. Quasi a dire che è stato più facile, per me, essere madre di un figlio condannato a morte come un delinquente, ucciso insieme a delinquenti, esposto al disprezzo del tempo in cui siamo vissuti. Ma non è vero. Ho fede, e quante madri e quanti padri hanno fede, eppure non sapevo, perché questa è la nostra condizione, amare senza sapere. Non ho avuto la consolazione di sapere prima, che poi sarebbe risorto, e comunque, che consolazione sarebbe stata? Il dolore del corpo offeso, inchiodato, trafitto e disprezzato sarebbe stato tutto intero, tutto intero. Che non soffra, che non muoia, la mia vita per la sua.

Mi sento sorella di tutte le madri e di tutti i padri per i quali i figli sono un mistero e hanno paura per loro. Anch’io ho avuto paura. Per un momento, intenso, crudele, quando ho incontrato l’Angelo ho avuto paura. Come si distingue la voce di Dio da quella della follia? Ma avevo dentro di me le Scritture e vicino a me Giuseppe e ho potuto fidarmi e dire sì, sissì, nessun male può venire da un bambino annunciato. Ma dopo, quando il Gesù è nato, ho conosciuto un coraggio che non sapevo di avere. Ho seguito i suoi passi bambini su una strada sconosciuta. Ho accettato di non capire quando ha predicato al Tempio di Gerusalemme e siamo quasi morti di paura, suo padre ed io. L’ho lasciato andare come tante madri che non sanno cosa succederà. Che mi pensassero pazza perché seguivo da lontano questo figlio di cui si parlava tanto e in modo da far nascere discussioni, non mi interessava. Le ascoltavo tutte queste discussioni. Erano gli uomini a parlare. Viene da Dio, no è un impostore, ma conosce le Scritture e parla con autorità, ma non rispetta la legge del sabato, ma fa i miracoli, ma anche i maghi fanno i miracoli. Avrei voluto parlare e dire che non c’era un’oncia di male in lui, ma gli uomini non considerano le madri che difendono i figli. Così lo seguivo e mi sembrava che il mio sguardo lo potesse proteggere. Intanto le sue parole mi trasformavano dentro. «Siete la luce!» ha detto ai discepoli. E mi sono sentita dentro la sua luce, per sempre. «Non temete!», ha detto, e il mio cuore ha trovato una piccola pace. C’erano donne e uomini che mi chiedevano di parlargli e farlo tornare a casa, di salvargli la vita. Ma come si fa a trattenere l’energia del lampo, rispondevo. Anche se speravo che tornasse, e di notte sognavo di diventare vecchia circondata dai nipoti.

Alla fine il mio corpo era così sottile a furia di camminare, che quasi non lasciava impronte sulla polvere. In punta di piedi, mi ero abituata a stare in punta di piedi, per vedere oltre le teste delle folle, per vedere la sua fronte bellissima che riconoscevo fra tutte, anche fra mille, anche di notte. Così l’ho visto, ormai lontanissimo, al processo e ho visto la furia e lo sgomento di chi mi stava intorno. E non sapevo che cosa desiderare. Che qualcuno si opponesse e lo difendesse, ma quanto sangue ne sarebbe venuto. Ormai tutti erano furiosi. Desideravo solo che lo vedessero buono come era, buono e bello. E intanto sentivo intorno a me la paura di altre madri e altri padri, perché anche i loro figli avevano creduto in lui e ora chissà che cosa sarebbe capitato. Ho creduto e amato ma non potevo immaginare lo strazio, prima di viverlo, smisurato quanto il dolore può esserlo. Ho ripiegato il mio piccolo corpo e cullato i ricordi di tutta la sua vita, dal solletico del concepimento al grido sulla croce e ho saputo che non era tutto finito, che si conservava, la vita si conservava nuova, leggerissima. La sua e anche la mia. Resa divina.

Assunzione

Tutta la vita esposta al vento della grazia. Sono gualcita piegata come le piante del deserto che quasi toccano terra e la polvere le nasconde a tratti. Spuntano fuori più in là ma sono vive vive vive. Finché una folata più forte le libera dalla terra (libera il piccolo ormeggio). E si alzano in volo.

Mariapia Veladiano
Scrittrice

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