Maria Maddalena e il ministero ancora "sommerso"
Nel 2016 la scelta del Papa di elevare a festa la memoria di Santa Maria Maddalena sembrò avere il grande significato di segnare una svolta a livello ecclesiale, finalmente si dava avvio al riconoscimento della donna nella Chiesa.
Oggi a distanza di cinque anni questo “ruolo delle donne nella Chiesa” sembra tuttavia molto contenuto e il primo annuncio, che è il proprium dell’attività della Maddalena, sembra essere sfociato nell’istituzione di alcuni ministeri aperti anche alle donne, come il lettorato, l’accolitato e il più ampio ministero del catechista. Ma andiamo per ordine: Chi era la Maddalena?
I riferimenti a lei dedicati nei Vangeli sono 14 (Mt 27,56.61; 28,1; Mc 15,40.47; 16,1-19; Lc 8,2; 24,10; Gv 19,25; 20,1-18) in 8 di questi Maria di Magdàla è citata come capofila delle donne al seguito di Gesù, solo sotto la croce la precedenza è riconosciuta alla madre e alla zia di Gesù, in 5 è protagonista solitaria. La tradizione della Chiesa occidentale, equivocando, delle tre diverse Marie presenti nella narrazione, ne fece una sola. Maria di Betania che stava in ascolto ai piedi di Gesù (Lc 10,38-41); la peccatrice, descritta come colei che aveva molto amato (Lc 7,36-50) e Maria di Magdàla che Gesù aveva liberato da 7 demoni (Lc 8,2-3), divennero Maria Maddalena, la peccatrice, colei che ha molto amato e che versò le sue lacrime, mescolandole al prezioso profumo di nardo, sui piedi di Gesù in casa del fariseo. La pittura e la letteratura la ritraggono di conseguenza, fin dall’antichità (soprattutto Gregorio Magno sul finire del VI secolo, fino ad arrivare a scrittori e scrittrici moderni), con il vasetto di unguento costoso e profumato della peccatrice convertita, evidenziando il grande tema dell’amore che perdona, rivelato da Gesù, che è quanto di più misericordioso e divino possa esistere sulla Terra e di cui ella stessa diviene un’autentica icona. In Oriente si è invece mantenuta la distinzione, nella memoria liturgica, di tre diverse Marie, rispettivamente il 29 luglio, il 31 marzo e il 22 luglio. Nella Chiesa cattolica solo all’indomani del Concilio Vaticano II, nel 1969, fu tolto l’errore di questa unificazione o calunnia su M. Maddalena, come l’ha definita il Card. Ravasi.
Assurgere alla stessa dignità degli apostoli rende giustizia a questa Santa e alla sua missione. Maria proveniva da Magdàla, importante città di pescatori a ovest del lago di Genezarèth (ca 40.000 ab.), a due km da Cafarnao, nota insieme a Betsàida, per la lavorazione del pesce. In ebraico migdal significa torre e si fa riferimento allo stabilimento, sorto attorno al lago, per l’essicazione dei prodotti ittici. In greco Tarichea (da taricoi, “pesce essiccato”). Il Talmud di Gerusalemme, del IV-V sec. d.C., ci attesta la conoscenza di questa città in due siti: Migdal Nunaya, più a nord, “torre del pescato”, e Migdal Sebaya ,“torre degli intrecciatori di crine” (parrucchieri), più a sud. La causa della rovina rimane incerta per entrambi i paesi, ma sembrerebbe dovuta all’opulenza derivante dai commerci e alla rilassatezza di costumi. Quest’idea è probabilmente la causa che ha contribuito a diffondere l’errore sulla Maddalena, come di una meretrice convertita. Per il credente non è però importante sapere quello che era stata Maria Maddalena bensì quello che era diventata al seguito di Gesù. Luca scrive che era stata liberata da 7 demoni e che seguiva e sosteneva, con i suoi beni, la missione itinerante di Gesù. Era una donna libera da legami sociali (forse vedova) e ricca. La ricchezza non le bastò per essere felice, Gesù sanandola le fece scoprire una nuova vocazione. Divenne così una sua fedelissima. In seguito, la tradizione orientale la vede trasferirsi ad Efeso insieme alla madre di Gesù e al discepolo Giovanni. I vangeli gnostici di Maria e di Filippo, fine II sec. d.C., la tratteggiano come colei che era profondamente in sintonia con il maestro Gesù e che fu ascoltata da Pietro e dagli Apostoli in virtù di questo. Nella letteratura spirituale più recente mi piace ricordare due scrittrici che hanno ritratto la sua bellezza, pur sbagliando sulla sua identità. Scrisse Cristina Campo: «La liturgia cristiana ha forse la sua radice nel vaso di nardo prezioso che Maria Maddalena versò sul capo e sui piedi del Redentore nella casa di Simone il lebbroso, la sera precedente alla Cena. Sembra che il Maestro si innamorasse di quello spreco incantevole.
Non soltanto lo oppose alteramente alla torva filantropia di Giuda che, molto tipicamente, ne reclamava il prezzo per i poveri: “Avrete sempre i poveri, ma non avrete sempre me” […] ma addirittura replicò quel gesto la sera dopo, quando, precinto e inginocchiato, lavò con le Sue mani divine i piedi dei dodici Apostoli, allo stesso modo che Maddalena, scivolando tra il giaciglio e il muro, aveva lavato i Suoi. Dio, come osservò uno spirito contemplativo, si ispira volentieri a coloro che ispira» (C. Campo, Note sopra la liturgia). Matilde Serao su di lei scrisse: «Ella gli deve tutto. Era morta nell’aridità e nel peccato, ed egli l’ha risuscitata; ignorava l’emozione ed egli gliene ha data una ineffabile; non conosceva la virtù nobilitante del dolore e questa forma di purezza, è scesa in lei: tutta la sua redenzione morale è stata fondata sovra una semplice parola di perdono. […] Maria di Magdala ha tutto creduto e ha sempre creduto. Maria di Magdala ha avuto una fede assoluta, un affetto assoluto, un abbandono assoluto. Tutto il buio ardore della sua anima, si era cangiato in luminoso ardore; e tutta l’essenza passionale del suo cuore, era diventata misticismo» (M. Serao, Raccolta di opere. I luoghi di Gesù, Magdala).
Lo spirito contemplativo e la capacità di accogliere il dono della misericordia divina sembrano proprio essere i tratti fondamentali della Maddalena dei Vangeli. Quale novità ha portato dunque questa festa? Nella pratica non è cambiato molto per i fedeli, ma essa ha aperto nella Chiesa la via ad un maggiore riconoscimento delle caratteristiche della discepola prediletta dal maestro Gesù e al suo annuncio, primo fra tutti, di risurrezione e conseguentemente alla legittimazione della presenza del femminile nella Chiesa: sacerdote e fedeli tutti sembrano chiamati ad una presa d’atto urgente in grado di dare dignità a questo annuncio. Il decreto di istituzione recita: «Santa Maria Maddalena viene dunque presentata come un esempio di «vera e autentica evangelizzatrice», che annuncia «il gioioso messaggio centrale della Pasqua» e «che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata». Fu infatti per questo definita da Gregorio Magno «Testis divinae misericordiae», prima testimone della divina misericordia, e «Apostola Apostolorum» da Tommaso d’Aquino. Nell’ecclesiologia questa festa evidenzia almeno due cose, secondo me. La prima è che Papa Francesco sa ascoltare in profondità le sollecitazioni del Vangelo e nel praticarlo ci mette la stessa passione della Maddalena, divenendo egli stesso un autentico evangelizzatore. La seconda è che in questo nostro Occidente sempre più in declino e in questo nostro pianeta ferito da tanta sofferenza, rivalutare il “gioioso annuncio” fatto da Maria di Magdàla potrà aiutare chiunque ad attingere dal suo stile fedele e coraggioso e a confidare realmente nella misericordia divina. La sua storia ci dice che Dio non pone limiti alla misericordia verso l’Umanità e questa misericordia passa necessariamente attraverso il femminile. Facile a dirsi, più difficile a realizzarsi. Nel frattempo siamo ancora molto lontani dall’uguaglianza nella Chiesa tra uomini e donne e, a volte, anche solo dal rispetto e dalla considerazione verso il femminile, una pagina ecclesiale che rimane ancora ostinatamente ferma, osteggiata o forse solo in elaborazione, come le pagine dei nostri pc quando presentano la scritta is loading...prima di aprirsi o “piantarci” del tutto.
Beatrice Rizzato
dottoressa in teologia spirituale