Manca un Churchill. “Quest'anno siamo stati incapaci di visione”, rileva il Censis, e questo vale a ogni livello
Tra i principali alleati del Covid-19 il 54° Rapporto Censis colloca la “rissosità della politica” e i “conflitti interistituzionali”. Come dar torto agli analisti del centro di ricerca che da oltre mezzo secolo scandaglia in profondità la società italiana? Mentre il virus rallenta la sua corsa, le speranze intorno ai vaccini si fanno più concrete e sul piano europeo di ripresa si arriva finalmente al dunque, da settimane sembra che il tema principale del dibattito politico siano gli equilibri politici, presenti, futuri o futuribili. Incomprensibile, dal punto di vista degli italiani.
Difficile non pensare che la posta in gioco, intrecciata alle ambizioni di questo o quel leader di partito, sia proprio la gestione di un flusso di risorse che non si era mai visto dai tempi dalla fine della seconda guerra mondiale e su cui si concentrano appetiti di varia natura. Se siamo “privi di un Churchill” (per citare ancora il Censis), il problema è molto più ampio dei confini dell’esecutivo, che pure è chiamato in causa direttamente nella misura del suo ruolo. Riguarda un’intera classe dirigente, a partire dall’opposizione politica – capace di sostenere tutto e il contrario di tutto con estrema disinvoltura anche sugli argomenti più delicati – e da quella sorta di “opposizione istituzionale” che sono diventati i presidenti delle Regioni, in troppi casi preoccupati soprattutto di rilanciare le rivendicazioni settoriali anche più parcellizzate invece di fare sintesi politica nei rispettivi territori. “Quest’anno siamo stati incapaci di visione”, rileva il Censis, e questo vale a ogni livello. Tra gli alleati del virus il “migliore” è stato proprio “il nostro modello individualista”.
Però i soggetti della politica nazionale hanno una responsabilità primaria che non possono scaricare su altri. Tanto più in una fase in cui ci si muove “in condizioni troppo rischiose per non mettere in campo un’azione sistemica della mano pubblica”. Il Censis ha sempre dato grande evidenza al vitalismo sociale dei corpi intermedi come risorsa cruciale dell’Italia, quasi una sua arma segreta, e anche stavolta scommette su di esso: “Il Paese sa che dal suo geniale fervore traspira rapido il nuovo”. Ma “il curioso e originale intreccio” dei “tessuti costituenti” della società questa volta non è sufficiente. Alla politica il 54° Rapporto suggerisce quattro filoni di intervento. Il quarto attiene alla revisione del ruolo del terzo settore ed è in linea con quanto si diceva sui corpi intermedi. Il terzo e il secondo filone – il “ripensamento strutturale dei sistemi territoriali” e il “ridisegno” quantitativo e qualitativo degli investimenti – intercettano le scelte da compiere per il Recovery Plan europeo. Il primo filone prende tutti in contropiede perché evoca un tema quasi del tutto scomparso dal dibattito pubblico: occorre “un nuovo schema fiscale” perché “non sono più tollerabili le distorsioni che pongono a carico degli onesti l’illegalità degli evasori”. Adesso parlare di lotta all’evasione fiscale pare quasi un’eresia, ma è un tema fondamentale per qualsiasi progetto di ripresa. Ce lo portiamo dietro da prima della pandemia, unitamente a tanti nodi irrisolti da anni, se non decenni.