Mai da soli. Con Draghi superare l'”inganno” sovranista significa mettere fine all'illusione autolesionistica di poter fare da soli
Il superamento dell'”inganno” sovranista significa mettere fine all'illusione autolesionistica di poter fare da soli.
Che il governo Draghi non si identifichi “con alcuna formula politica” – per riprendere le parole usate dal Capo dello Stato – è del tutto evidente. La maggioranza eccezionalmente ampia che si è impegnata a sostenere l’esecutivo, in un momento di emergenza per il Paese, è il risultato di una convergenza che non implica un’alleanza politica tra i partiti che la compongono. Analisti e commentatori hanno già ripetutamente messo in evidenza come una maggioranza di questo tipo, l’unica possibile nella situazione che si era creata, rappresenti allo stesso tempo una risorsa (per la sua ampiezza) e un rischio (per l’eterogeneità delle sue componenti). Ma bisogna fare i conti con la realtà e lo stesso presidente del Consiglio, ringraziando i parlamentari per la stima dimostrata nei suoi confronti, si è detto consapevole che “essa dovrà essere giustificata e validata nei fatti dall’azione del governo”. Se la maggioranza si fonda su “un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione”, per citare ancora Draghi, questo però non vuol dire che essa sia priva di paletti di riferimento.
“Questo governo – ha scandito il premier in uno dei passaggi più caratterizzanti delle sue dichiarazioni programmatiche – nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori”.
“Sostenere questo governo – ha ulteriormente sottolineato il premier – significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione”. La sintesi è che “non c’è sovranità nella solitudine”. È una vera e propria pregiudiziale anti-sovranista con cui tutte le forze che oggi sostengono il governo saranno prima o poi chiamate a misurarsi.
Se per Draghi il superamento dell’”inganno” sovranista significa mettere fine all’illusione autolesionistica di poter fare da soli, in politica estera questa scelta significa anche un richiamo al “multilateralismo efficace” fondato “sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite”. Abbiamo pagato tutti a caro prezzo, particolarmente sul fronte della pandemia, lo smantellamento progressivo della rete dei rapporti multilaterali operato negli ultimi anni in nome di miopi interessi nazionali, che ancora cercano di prevalere persino sul fronte dei vaccini. Come se fosse possibile mettersi al riparto dal virus lasciando mezza umanità senza protezione o condizionandola ai propri interessi geopolitici. Non sarà facile ricostruire o rivitalizzare i luoghi del dialogo internazionale, anche se la presidenza Biden negli Usa ha riaperto una porta che si era drammaticamente chiusa. L’Italia può e deve fare la sua parte, tanto più che la presidenza di turno del G20 e la co-presidenza della conferenza mondiale sul clima le offrono un ruolo speciale in un anno che sarà decisivo.