Lavoro e fragilità. Perché il lavoro deve diventare un “sacrificio”?
Caro Direttore Le scrivo per portare alla luce quanto vissuto sulla sfera professionale quest’anno, allo scopo di indurre a riflettere l’umanità che forse potrebbe essere ferita in misura minore.
Dopo diversi anni in cui, per esigenze familiari, nonché di grave malattia di uno dei figli, ho dovuto sospendere i vari lavori che avevo (in diverse occasioni mi è stata consegnata lettera di licenziamento, in virtù della condizione di fragilità in cui versavo), a inizio anno sono stata assunta come impiegata presso una società di piccole dimensioni. Un ambiente giovane, dinamico, flessibile e dichiaratamente armonioso. I soci mi fanno cenno, al terzo colloquio, di un contratto part time e a tempo determinato di sei mesi,...