“La si la sol la…". L'oboe autentico della colonna sonora di Mission
Molti, nel corso degli anni hanno eseguito “Gabriel’s Oboe”, ma il celebre capolavoro ha fin dalla sua prima esecuzione un volto ben preciso, quello di Carlo Romano, per anni primo oboe solista dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai.
“La si la sol la…”. Ci sono melodie che le ascolti una volta e ti entrano nel cuore. Diventano così familiari che le riconosci subito, fin dalle prime note.
Pochi, forse, ricorderanno Jeremy Irons nei panni di p. Gabriel suonare con un oboe barocco quel “la si la sol la…” in mezzo alla foresta pluviale sopra le cascate dell’Iguazù, al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay. Ancora meno saranno in grado, probabilmente, di raccontare la trama di “Mission” (1986), il film di Roland Joffé, ambientato nel 1750 nelle missioni che gli indios Guaranì avevano costruito nel XVII secolo sotto la direzione dei Gesuiti. Ma tutti – anche quelli digiuni di musica – quando sentono “la si la sol la…” sanno che quello è l’inizio di “Gabriel’s Oboe”, uno dei capolavori di Ennio Morricone. Un brano che è divenuta un’icona, superando, in una ipotetica classifica dei brani più conosciuti per oboe, anche “Anonimo veneziano” (che in realtà è l’Adagio del Concerto in re minore di Alessandro Marcello, divenuto celebre grazie al film del 1970 di Enrico Maria Salerno).
Molti, nel corso degli anni hanno eseguito “Gabriel’s Oboe”, ma il celebre capolavoro ha fin dalla sua prima esecuzione un volto ben preciso, quello di Carlo Romano, per anni primo oboe solista dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai. “Mi rattrista e addolora la notizia che questa mattina ho ricevuto appena mi sono svegliato. La Musica è in lutto… – ha scritto Romano sulla sua pagina Fb nella serata di lunedì 6 luglio -. Non avrei mai potuto immaginare di provare tanta tristezza e dolore ricevendo dal tg la notizia della scomparsa del grande Ennio Morricone. Non posso crederci… Ho avuto l’onore e la fortuna di aver suonato e registrato con lui, il Maestro di tutti, tanta di quella musica che risuonerà in me fino alla fine dei miei giorni. Maestro, Ennio per gli amici, ti ringrazio per avermi fatto partecipe dei tuoi lavori e della tua vita artistica, di avermi regalato tante emozioni e soddisfazioni, emozioni uniche e da brividi”. Romano ricorda i piccoli gesti che uniscono sul palco un direttore d’orchestra e i suoi orchestrali: “Mi mancheranno i tuoi sguardi quando, in ogni concerto, mi guardavi prima di attaccare Gabriel’s oboe… mi mancheranno quegli sguardi di incoraggiamento, mi mancheranno i baci che mi ‘tiravi’ finito il solo, mi mancherà il tuo ‘fischietto’ che mi facevi, unitamente al gesto eloquente della tua mano che mi invitava ad alzarmi, per essere applaudito dall’immenso pubblico che sempre ti ha osannato e cercato”.
“A Carlo – si legge nella foto allegata al post -, il più grande, generoso e musicale dell’oboe che ho avuto, grazie di esserci. Ennio Morricone”. E per al Maestro, Carlo Romano, esegue ancora una volta “Gabriel’s Oboe” in un Auditorium Rai “Arturo Toscanini” completamente vuoto. Nei sottotitoli che accompagnano la registrazione una citazione di Morricone: “Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo è proprio grazie alla musica da film che lo scopriranno”.
Come ebbe modo di raccontare lo stesso compositore, la genesi della colonna sonora di “Mission” fu diversa da quelle scritte per tanti altri film. Il compositore romano venne inviato a Londra per assistere, insieme al regista Roland Joffé, alla proiezione del film già montato e terminato, ma senza musiche. Alla fine della proiezione Morricone è in lacrime e invita il regista a lasciarlo così. “La musica non serve”, dice. Ma poi accetta l’incarico. Un incarico difficilissimo. “Il film mi ha emozionato moltissimo, tutto è nato da quell’emozione – ebbe modo di raccontare a Mario Luzzato Fegiz in un’intervista in occasione del suo 80.mo compleanno -. La costruzione della sua trilogia tematica non ho avuto la possibilità di controllarla. È venuta fuori, come dico spesso, come per miracolo, perché avevo dei condizionamenti enormi: la musica strumentale portata dai Gesuiti in Sudamerica, la musica uscita dal Concilio di Trento e poi c’era la musica etnica degli indios Guaranì. Tutto questo ha portato alla nascita di tre temi, uno per ciascuna guida, che sono ascoltati nel film in questa maniera: il primo da solo, il secondo da solo e il terzo da solo e poi primo e secondo accoppiati, primo e terzo accoppiati, secondo e terzo accoppiati e nel finale, nel pezzo intitolato ‘Come in cielo così in terra’ (On Earth As It Is In Heaven) sono tutti e tre insieme. Questo io me lo sono ritrovato quasi senza volerlo. Certo che c’ho lavorato, l’ho scritto io, ma non c’è stata un’idea di partenza. L’idea si è andata formando mentre scrivevo. Quindi la genesi è nata da qualcosa che non ho controllato”.
Le note di “On Earth As It Is In Heaven” torneranno qualche anno più tardi – per la precisione nel 2015 – nel finale della “Missa Papae Francisci”, opera dedicata a Papa Francesco e commissionata al compositore premio Oscar in occasione del bicentenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù. Morricone ripropone per intero un pezzo della celebre colonna sonora di “Mission”, in quanto il film si riallaccia alla Missa attraverso i suoi protagonisti, i padri gesuiti.
“Gabriel’s Oboe” e “On Earth As It Is In Heaven” erano i brani con cui Morricone concludeva generalmente i suoi concerti. E sono state anche le note che hanno accompagnato il suo ultimo saluto, che per suo espresso volere, si è tenuto in forma strettamente privata.
“Un film è certamente quello che vediamo e ascoltiamo, ma la musica rappresenta quello che non si dice e quello che non si vede”. (Ennio Morricone, 1928-2020)