La più bella del reame. I concetti di salute e benessere passano ormai attraverso i filtri divulgativi di Instagram, TikTok e Facebook
Si insinua pericolosamente nella psiche delle nostre bambine l’idea che la bellezza sia un canone indispensabile da raggiungere “a tutti i costi” per una vita felice e di successo
“Specchio, specchio delle mie brame… Come si diventa la più bella del reame?”.
Questo interrogativo di fiabesca memoria è oggi più attuale che mai e sembra ispirare tutti i trend che riguardano trattamenti di bellezza o consigli estetici, soprattutto sul web.
Le formule a disposizione dell’utente sono molteplici e in genere a dispensare beauty secrets sono intraprendenti influencer, o aspiranti tali. Scrollando lo schermo dei dispositivi è facile imbattersi in esperti della skincare routine, aspiranti personal stylist, pseudo–nutrizionisti e personal trainer, specialisti in armocromie e consulenti della chirurgia estetica e del ritocchino, nonché sapienti e astuti specialisti del selfie perfetto.
Ci sono poi le star, che fanno proselitismo anche senza dispensare consigli. Sono i loro visi perfetti, i corpi magri e sempre in forma, gli abiti meravigliosi, i gioielli e lo stile di vita da “mille e una notte” ad accendere immediatamente la frenesia dell’emulazione.
Le riflessioni da fare in merito riguardano vari temi: il rapporto alterato che la nostra società ha con la fisicità, con il tempo e soprattutto con la realtà, per non parlare dei valori (o disvalori) cui fa riferimento. Nella lista ci sarebbe anche una distorta e preoccupante visione della femminilità che passa in sordina, purtroppo anche nelle battaglie di genere. I concetti di salute e benessere passano ormai attraverso i filtri divulgativi di Instagram, TikTok e Facebook.
Secondo il popolo della rete stare bene vuol dire avere un corpo bello e possibilmente una “faccia da ricca”. Eh sì, perché la bellezza a quanto pare sta diventando sempre anche uno status symbol. Basta digitare l’espressione “rich girl face” su qualsiasi motore di ricerca e l’oracolo digitale è pronto a fornire centinaia di immagini cui ispirarsi. Avere una “rich girl face” è un sogno piuttosto diffuso soprattutto fra le ragazze di età compresa fra i 13 e i 19 anni. Come riuscirci? Grazie al supporto della medicina estetica, a un make up studiatissimo e a una skincare di livello. I parametri virtuali di riferimento riguardano prevalentemente occhi, zigomi e labbra e per poterli raggiungere è possibile ricorrere a iniezioni di botox, filler all’acido ialuronico, peeling chimici fino ad azzardare il vero e proprio ritocchino chirurgico, che gli esperti stessi del settore chiamano “ritocco da selfie”.
Non illudiamoci poi che i ragazzi non siano contagiati dalla tendenza: la possibilità di modificare i propri tratti estetici solletica molti di loro.
Sui social, in maniera preoccupante, iniziano poi a essere presenti anche delle baby influencer esperte in make-up e skincare. Molte bambine, con un’età compresa tra i 6 e gli 11 anni, applicano sulla propria pelle cosmetici e prodotti assolutamente inadatti alla loro età, come sieri, maschere, creme anti-age e detergenti esfolianti.
Le criticità sono molteplici e non riguardano soltanto l’aspetto educativo, in gioco c’è anche la salute di queste giovanissime beauty-addicted. L’uso del trucco può causare allergie, dermatiti, o altre reazioni di rigetto.
Poi c’è l’aspetto psicologico. Si insinua pericolosamente nella psiche delle nostre bambine l’idea che la bellezza sia un canone indispensabile da raggiungere “a tutti i costi” per una vita felice e di successo. Senza contare, poi, che dietro a questo tam-tam di consigli “disinteressati” si muovono sotterranee e ricche operazioni di marketing da parte delle case produttrici di cosmetici.
Nel confronto fra realtà e “illusione”, la prima è destinata a perdere senza possibilità di replica. Chi preferirebbe una fotografia sbiadita a una dai colori saturati e brillanti?
Dietro a questi segni si nasconde però, e nemmeno tanto, un passo evolutivo importante. Mentre tentiamo di realizzare i nostri sogni, attraverso la tecnologia e gli strumenti del progresso, ci siamo chiesti se quelli che abbiamo scelto sono i sogni giusti?
C’è poi un inquietante interrogativo che riguarda l’identità dei nostri adolescenti. Il processo che conduce all’autoidentificazione dei giovani continua a essere vissuto genuinamente attraverso l’esperienza e il confronto con i pari, o è il risultato di un collettivo plagio?