L’apparente contrasto. La lontana Stazione Spaziale Internazionale e i piccoli borghi vicini
Dalla proposta di una vacanza nello spazio alla proposta di visitare o scoprire città, paesi e piccoli borghi del proprio Paese.
Due astronauti statunitensi partiti da Cape Canaveral il 30 maggio hanno raggiunto il giorno dopo a bordo della capsula Crew Dragon la Stazione Spaziale Internazionale dove sono stati accolti da tre loro colleghi. Tramite la Nasa la compagnia privata Space X del multimiliardario Elon Musk ha così iniziato l’avventura del turismo spaziale. Già si fanno cifre sul costo di questi futuri viaggi.
In tv e sui giornali il lancio e l’aggancio hanno avuto ampio spazio nell’interminabile susseguirsi di pagine e di servizi dedicati agli sviluppi della pandemia e agli incerti passi dopo il lockdown.
Un primo immediato e simpatico contrasto è stato e rimane tra i volti: i due astronauti senza mascherina e tutti gli altri personaggi della cronaca, tranne i soliti casi, con mascherina. Immagini che hanno rilanciato il pensiero sul cammino dell’uomo sulle strade della terra e sulle strade del cielo.
Il secondo contrasto è stato e rimane quello tra i luoghi. A fronte dell’inaugurazione di viaggi interplanetari si è insistito sul non allontanarsi troppo da casa. Dalla proposta di una vacanza nello spazio alla proposta di visitare o scoprire città, paesi e piccoli borghi del proprio Paese.
Ciò che, sempre simpaticamente, ha unito e unisce le due proposte è stato ed è il suggerimento di gustare bellezza vicina e la bellezza lontana ma anche di cogliere quella reciprocità che vede oggi miliardi di persone ammirare la luna e le stelle dalla terra mentre cinque uomini ammirano la terra dallo spazio.
Il tema che unisce due realtà in apparente contrasto è dunque quello della bellezza del creato e dell’opera dell’uomo ma è anche quello di vivere esperienze, interiori ed esteriori, per cogliere, per gustare, per rimanere stupiti.
Il tema diventa l’interrogativo su “chi o che cosa” è dietro o dentro la diversità di una bellezza che ha il linguaggio del silenzio, del suono, della luce, dell’immagine. Questa ricerca corre, oggi come ieri, nella storia dell’uomo senza spegnersi, neppure quando attraversa l’oscurità. Nel buio e dopo il buio la sete di bellezza è un delicato e permanente segno di vita.
Sarà anche questo viaggiare e sostare in luoghi vicini a casa, saranno anche le immagini e i racconti che verranno dalla Stazione spaziale internazionale ad aiutare l’uomo a guardare attorno, in alto e lontano con occhi spalancati?
Difficile rispondere, soprattutto se c’è ancora buio. Si può però pensare che nella scoperta della bellezza delle piccole cose vicine, che non è inferiore alla bellezza delle grandi cose lontane, l’uomo può scoprire il meglio che è in sé stesso, che è e negli altri.