Insegnanti da sostenere. Servono azioni e politiche concrete per valorizzare il corpo docente
Il ministro punta sulle tutele nei confronti di un lavoro sempre più difficoltoso con studenti talvolta imprevedibili e aggressivi
“Con la Giornata mondiale degli insegnanti rendiamo onore alla professione più bella del mondo, quella che dà un futuro ai nostri giovani. Rimettiamo la scuola al centro della società”.
Così si è espresso il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, istituita dall’Unesco nel 1994. Una Giornata che in effetti dovrebbe far pensare un po’ tutti sul ruolo decisivo che ha il personale docente nelle scuole in merito all’educazione delle nuove generazioni.
A parole pochi dissentirebbero dall’affermazione precedente. Nei fatti, però, non è spesso così. Anzi. Non di rado di legge nelle cronache di insegnanti derisi, bullizzati dagli stessi alunni – la riforma recente del voto di condotta, ancora per il Ministro, avrebbe il pregio di “ripristinare la cultura delle regole e del rispetto” – quando non sono snobbati e talvolta addirittura aggrediti da genitori che li ritengono responsabili di innumerevoli torti verso i propri figli.
Sono casi sporadici – fino a un certo punto – ma in ogni caso esistono e sono indicativi di una deriva che va avanti da molto tempo e ha relegato la professione docente, nell’immaginario collettivo, in un ambito secondario.
Sono tanti i fattori che hanno determinato una situazione del genere. Indubbiamente all’interno dell’immenso corpo docente italiano possono esserci persone che non sono adatte, tuttavia la gran parte degli insegnanti non solo ha una preparazione formata con anni di studio, ma è munita anche di passione e pazienza non comuni. Molti non hanno dimenticato di interpretare il proprio mestiere come una “vocazione” – ci si permetta questo termine, a volte discusso e forse desueto –, facendosi carico di compiti gravosi, talvolta eccessivi, avvertendo con forza la responsabilità educativa.
Celebrare gli insegnanti, allora, non è una questione marginale. Da anni esistono anche i premi internazionali, che hanno contribuito a sottolineare il valore della professione. E i docenti italiani hanno ben figurato a confronto dei colleghi delle altre nazioni, con molti dei quali peraltro perdono sistematicamente la “gara” delle retribuzioni, risultando pagati meno.
Celebrare però certamente non basta. Servono azioni e politiche concrete per valorizzare il corpo docente. Si è cominciato a ragionare sugli stipendi, il ministro punta sulle tutele nei confronti di un lavoro sempre più difficoltoso con studenti – in particolare adolescenti, ma non solo – talvolta imprevedibili e aggressivi. Uno psichiatra come Paolo Crepet, proprio intervenendo in merito alla Giornata degli insegnanti, ha suggerito l’importanza di un supporto psicologico attraverso consulenze che possano aiutarli a gestire situazioni complesse come ad esempio quelle relative al bullismo. Inoltre ha insistito sul ridimensionamento della presenza dei genitori nelle scuole, proponendo addirittura una limitazione dell’accesso degli stessi agli istituti, in vista di una maggiore responsabilizzazione e indipendenza degli studenti e una minore ingerenza sui docenti. Provocatoriamente ha anche chiesto l’abolizione del registro elettronico, poi ha considerato l’opportunità della valutazione degli insegnanti oltre che l’importanza di ripristinare una gerarchia che promuova l’elevazione educativa, valorizzando l’autorevolezza dell’insegnante e l’importanza dell’istituzione scolastica.
Tante cose, naturalmente da discutere. Resta un punto fermo: accendere i riflettori sulla figura dei docenti è una priorità, valorizzarne il ruolo e l’importanza una necessità. Per “la professione più bella del mondo” e soprattutto per le nuove generazioni e la società tutta.