Il voto come nuovo inizio. Le elezioni europee e le voci della società civile

Fuori dal confronto tra i partiti, troppe volte ridotto a spettacolo, c’è stato un susseguirsi di iniziative della società civile per conoscere, valutare, decidere

Il voto come nuovo inizio. Le elezioni europee e le voci della società civile

Ultimi giorni della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, l’8 e il 9 giugno partecipazione e astensionismo si confronteranno. Da quanto si è potuto seguire attraverso la maggior parte dei media nazionali non si può dire che i toni e le argomentazioni dei partiti italiani abbiano contribuito alla crescita della coscienza europea, della cittadinanza europea. I partiti hanno giocato la partita prevalentemente in campo interno trascurando più o meno volutamente la posta in gioco, cioè dare continuità a un’esperienza comunitaria di solidarietà, di pace, di democrazia.

Fuori dal confronto tra i partiti, troppe volte ridotto a spettacolo e come tale ripreso volentieri dai media, c’è stato un susseguirsi di iniziative della società civile per conoscere, valutare, decidere. É stato un percorso che accanto alla domanda “Che cosa mi aspetto dall’Ue?” ha posto la domanda “Che cosa l’Ue si aspetta da me”? In altre parole si è proposta un’esperienza di corresponsabilità dove la critica alle mancanze si è intrecciata con la proposta di cambiamento. Un percorso che non ha ignorato le crisi, le tensioni, le sfide ma non si è arreso allo scetticismo e al pessimismo.

Non ci saranno risultati immediati ma chi ha aperto questo percorso ha la pazienza del contadino che nel gettare il seme sa che dovrà attendere prima di raccogliere i frutti, sa anche che questa attesa è fatta di cura del terreno perché sia generativo di speranza, di fiducia, di risposte. A partire dall’essere cittadini informati, cittadini che ritengono irrinunciabile continuare la costruzione dell’unità nella diversità che è stata e ancor più oggi è  il fondamento e lo stimolo del cammino europeo di riconciliazione, di pace e di prosperità.

Tra le molte iniziative della società civile, delle realtà ecclesiali, dei media alternativi c’è quella del mensile Aggiornamenti sociali che nel numero di maggio raccoglie nella rubrica “L’Europa vissuta dal basso” le voci di quattro giovani rappresentanti della società civile.

“Le prossime lezioni per il Parlamento europeo – scrive Ellie Varchalama di Atene – sono un crocevia fondamentale: astenersi significa lasciare ad altri la possibilità di decidere per noi. Ma se siamo convinti della bontà di alcuni principi, allora dobbiamo essere pronti anche a metterci in gioco”. “Non mancano – aggiunge Giovanna Cavallo del Forum per cambiare l’ordine delle cose – le vie da percorrere per rafforzare le politiche europee, tra le quali una maggior sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini che conduca a una loro maggior partecipazione”. “Manca – sottolinea Giuseppe De Marzo di Libera – una classe dirigente appassionata e attrezzata a raccogliere le sfide del terzo millennio che offra alla società idee e visioni che promuovano speranza e alternative”.  “Sono convinto – commenta Lukasz Kolodziej polacco e consulente presso l’Ue – che le prossime elezioni non siano solo un appuntamento politico ma anche un invito a riflettere su come impegnarci di nuovo per un’Unione europea che continui a offrire a tutti l’opportunità di raggiungere il cielo come è stato per un giovane polacco che sognava Harvard”. Sono voci che vengono dalla società civile, sono voci che chiedono ai partiti di ripensarsi per ritrovare il senso della loro presenza e del loro operare. Sono voci che parlano del voto come di un nuovo inizio del cammino comunitario.

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Fonte: Sir