Gramellini e il fallimento della scuola dell’obbligo. Che fare dopo i gravi fatti di cronaca
Le realtà familiari non di rado si sono sfaldate e hanno abdicato sostanzialmente a quel compito educativo che è loro proprio e sulla scuola si è riversato un peso enorme
E’ provocante il commento di qualche giorno fa sul Corriere della Sera a firma di Massimo Gramellini, che riflette a modo suo su un grave fatto di cronaca avvenuto a Roma dove un cittadino indiano di 36 anni ha tentato di scippare la catenina a una signora di 90 anni. L’uomo è stato subito braccato da un gruppo di persone che lo ha linciato per alcuni minuti, sottoponendolo a un pestaggio violento e drammatico. Intorno, gente indifferente e da un balcone l’immancabile ripresa video di una donna che poi posta sui social la scena violentissima, condita da parolacce. Nel racconto di Gramellini anche la notazione della donna quando vede che il pestaggio rischia di danneggiare l’auto parcheggiata della propria figlia. Così racconta il giornalista riferendo le frasi della signora gridate nel cellulare: “’Aoooooo, mortacci tua, la macchina de mi fija no… Levalo da quella macchina!’. E che diamine, andate a massacrarlo un po’ più in là: come se il rischio di un’ammaccatura alla carrozzeria di famiglia fosse l’unico aspetto della vicenda veramente capace di turbarla”. La riflessione finale è la seguente: “Dico solo, con l’amarezza di chi s’era illuso, che la scuola dell’obbligo ha fallito il suo compito, se siamo ancora ridotti così”.
Evidentemente il riferimento è ad una sana educazione civica, all’educazione al rispetto e al senso di comunità, alla responsabilità condivisa che sono certo obiettivi della nostra scuola.
Gramellini punta il dito contro la mancanza di questa educazione che però – va detto – non è imputabile alla sola scuola dell’obbligo. Certo l’istituzione scolastica dovrebbe essere – e in tanti casi lo è davvero – strumento e occasione di crescita personale e sociale. Così l’ha voluta la nostra Costituzione, che la affianca alla famiglia nel compito educativo. Tuttavia è innegabile che negli anni sulla scuola si sono riversate tante e tali problematiche da farne un ambiente fragile e talvolta impossibilitato a svolgere il proprio compito. La società è cambiata tanto velocemente, le realtà familiari non di rado si sono sfaldate e hanno abdicato sostanzialmente a quel compito educativo che è loro proprio e sulla scuola si è riversato un peso enorme, senza dimenticare che proprio nell’ambiente scolastico – e nel percorso dell’obbligo in particolare – si riversano gli umori, le tensioni, le caratteristiche, anche, della società che lo circonda.
La scuola può far fronte a tutto questo? Forse no. Si attrezza, certo. Beneficia del lavoro appassionato di tanti “professionisti”, misurandosi tuttavia con carenze strutturali evidenti a tutti: le risorse sono quelle che sono, la politica investe spesso solo a parole, i soldi non bastano mai per far fronte a continue emergenze. E non dimentichiamo che in Italia che l’investimento sulla scuola in rapporto al Pil resta al di sotto della media europea. Solo pochi giorni fa il Sole24 Ore segnalava che “se la pandemia ha rimesso al centro l’importanza degli investimenti sull’istruzione, dopo l’emergenza la percentuale di Pil investita dal nostro Paese in questo settore è tornata a scendere al 4,1%, contro una media europea del 4,8%, a cui si aggiunge la carenza di servizi come asili nido, mense e tempo pieno”.
Questa è la situazione. Bene fa Gramellini a provocare sull’efficacia della scuola, sull’importanza di una educazione allargata e condivisa. Ma nel mirino dovrebbe essere compreso il “sistema Paese” nel suo complesso, le finalità e le responsabilità di Parlamento e Governo. Senza dimenticare gli sforzi in atto – da riconoscere –, lo stimolo è a fare di più.