Forum aree interne. De Vincentis: “Serve una sorta di ‘autonomia indifferenziata’ fatta di protagonismo e unità”
“Le problematiche dei piccoli comuni, fragili ed emarginati ma ricchi di risorse, dovrebbero richiedere soluzioni originali e comuni, coraggiose e ordinarie”, dice il coordinatore del Forum. La quinta edizione dell’iniziativa ha avuto per tema “Alta velocità: partire, tornare… forse restare”
Si chiamano “aree interne”, tradotto “spopolamento, calo demografico, rassegnazione, sconfitta”. Tantissimi i comuni in via di estinzione che la società considera come specie protetta con cui scattare un selfie anziché promuovere azioni convergenti, progetti locali, sfide coraggiose, tentativi di unità produttiva. Il tema delle infrastrutture materiali e della interconnessione è stato al centro del quinto Forum delle aree interne che si è svolto, il 6 e il 7 maggio, al Centro “La Pace” di Benevento, con l’obiettivo di porre l’attenzione sulle potenzialità del sistema di alta velocità/capacità ferroviaria e sull’utilizzo diffuso della fibra ottica per l’innovazione tecnologica e delle comunicazioni. “Alta velocità: partire, tornare… forse restare” il titolo della due giorni. A Nico De Vincentis, coordinatore del Forum delle aree interne, abbiamo chiesto com’è andata.
Durante il recente Forum delle aree interne come avete sviluppato il tema “Alta velocità: partire, tornare… forse restare” che avete scelto per l’edizione 2024?
La velocità è assolutamente decisiva per tutti. Carica di opportunità ma portatrice anche di rischi.
Abbiamo messo a confronto i giovani, nella loro condizione di studenti, e i massimi responsabili di aziende nazionali impegnate nella realizzazione di infrastrutture per la velocizzazione della vita quotidiana, in particolar Rete Ferroviaria Italiana con il programma nazionale di alta velocità, che ora coinvolge anche le regioni meridionali, e Open Fiber, in campo per la copertura totale con fibra ottica di tutti i territori, compresi quelli marginali.
Sono emersi spunti interessanti su questo versante?
Molte le novità annunciate come svolte importanti sul fronte della mobilità, fisica e virtuale, qualche punto fermo nel percorso delle scelte giovanili in materia di formazione accademica, lavoro, famiglia, comunità. Il fatto che entro pochi anni si potrà viaggiare con minori tempi di percorrenza, in treno e con il wi-fi, rappresenta un parametro di riferimento decisivo per focalizzare soluzioni.
Dal confronto con queste realtà strategiche sono emersi elementi confortanti o le aree interne sono destinate sempre a essere emarginate?
L’opportunità del progetto di alta velocità/capacità ferroviaria Napoli-Bari coinvolge numerosi comuni dell’entroterra, che vedrebbero aprirsi prospettive di integrazione e di sviluppo in un contesto geografico di collegamento tra Tirreno e Adriatico. Dunque più veloci, tra nuove opportunità e vecchi rischi.
Il più temuto è che la missione di collegare i grandi centri possa ulteriormente isolare i borghi se non si penserà a una seria integrazione tra reti.
Che impegno viene chiesto agli amministratori locali?
Le problematiche dei piccoli comuni, fragili ed emarginati ma ricchi di risorse, dovrebbero richiedere soluzioni originali e comuni, coraggiose e ordinarie. La sfida dei sindaci, che sentono maggiormente il peso di questa stagione complessa, dovrebbe essere
l’avvio di una sorta di “autonomia indifferenziata” (rispettare le originalità e le singole vocazioni senza che esse portino a differenze sostanziali con le altre realtà),
fatta di protagonismo ma anche di unità per declinare il “tornare” o consolidare il “restare”. E quando il verbo scelto non potrà che essere “partire”, rendere questo gesto quanto più libero e produttivo per i territori di origine di chi è costretto ad abbandonare.
Gli studenti come vivono questa condizione di marginalità? Cosa propongono per venirne fuori?
Vogliono che vengano considerati il loro protagonismo e la loro creatività, che non si spenga la resistenza attiva delle periferie, che non si debbano contare gli esodi senza programmare i ritorni, compresi quelli di chi vive quotidianamente in “fuga” dalla responsabilità per il proprio territorio. Sono stati presentati quattro progetti sui quali gli studenti chiedono convergenze efficaci agli enti locali.
Si tratta di proposte orientate alla cosiddetta “restanza”: la valorizzazione delle risorse culturali e tradizionali (una fiera permanente della memoria attiva); apertura di listening space in contesto scolastico dove dialogare tra generazioni diverse; percorsi attraverso la bellezza dei luoghi e dell’arte; locali pub interattivi per scoprire ricette, tradizioni, costumi e leggende dei territori.
Il Forum 2024 ha annunciato la creazione della “Via della Pace”: di cosa si tratta?
“Come possono le piccole realtà contribuire alla pace?”. È l’interrogativo al quale il Forum ha cercato di dare le sue risposte. Una è
il varo, insieme a una trentina di sindaci, di un progetto, intitolato “Via della Pace”,
che servirà innanzitutto a costituire un fronte di unità anche come messaggio ad altri territori – paradossalmente la divisione regna soprattutto nelle piccolissime comunità -, quindi a salvaguardare e rendere produttivo il racconto, che resta purtroppo la risorsa che oggi più di ogni altra rischia l’estinzione. Il raccordo tra i tanti comuni coinvolti, e distanti tra loro, sarà un racconto a capitoli (ognuno in un centro diverso) corredato da opere di street art. Un grande libro murale sulle ragioni della pace e sulla narrazione dei piccoli centri il cui vero grande Pil è il senso di comunità.
Si tratta di un obiettivo importante anche per il futuro del Forum…
Spero che possa essere così. Mentre avanza una società senza comunità, l’emarginazione appare sempre più figlia di aspettative sbagliate e di risposte pirotecnicamente vuote, di fughe solitarie, di solidarietà interessate, di egoismo istituzionale.
Le periferie dovranno insegnare a tutti cosa significhi la manutenzione delle infrastrutture immateriali, prime tra tutte pace, giustizia, reciprocità, interdipendenza, coerenza. Oltre ai grandi messaggi, questa iniziativa trasporterà anche ulteriore attenzione nazionale su certe realtà in apnea e si creeranno le condizioni per un turismo valoriale, oltre che rivolto alle tipicità che non si arrendono. Sarà creato il menù dei trenta comuni mettendo insieme tutti i prodotti locali più attraenti.