Eucaristia e santità. I servi di Dio della nostra diocesi e il loro rapporto con l'Eucaristia
Anche i servi di Dio della nostra diocesi – Vinicio Dalla Vecchia, Maria Cristina Cella Mocellin, Ezechiele Ramin, Maria Borgato... – hanno trovato nell’Eucaristia l’alimento potente e sicuro. Il contributo di mons. Pietro Brazzale, postulatore emerito per le cause dei santi.
La santità, alla quale ogni cristiano dovrebbe tendere, è data soprattutto dall’esercizio delle virtù. Anche quando si fa un processo, per arrivare alla beatificazione o canonizzazione di un servo di Dio, si realizza un’indagine sull’esercizio eroico delle virtù. Doni straordinari di Dio, posizione sociale, notorietà, livello culturale non costituiscono di per sé la santità. C’è poi la scoperta e la meraviglia, che nascono quando si conoscono a fondo i santi, veri tesori della Chiesa. Ognuno è diverso; tutti hanno le loro caratteristiche specifiche. C’è però una realtà che è presente in tutti, in maniera eminente, ed è la devozione all’Eucaristia.
Sono molteplici le espressioni della nostra fede eucaristica e ogni santo ha coltivato quelle più legate al suo stato di vita e alla sua spiritualità.
Ad esempio san Pio da Pietrelcina, chiamato anche “crocifisso senza croce”, ha fatto perno centrale, attorno al quale girava tutta la sua attività pastorale, la messa. Dio Padre lo mandò in questo mondo e alla Chiesa, per dirci veramente cosa significa partecipare al sacrificio di Cristo e rinnovare sui nostri altari l’immolazione del Salvatore.
I santi mistici strettamente legati all’Eucaristia, come san Tomaso d’Aquino, santa Caterina da Siena, san Stanislao Kostka, santa Margherita Maria Alacoque, sono venuti a dire al popolo di Dio quanto facciano crescere le anime, l’adorazione e il culto eucaristico fuori della messa.
I grandi carismatici del nostro tempo, ricordati per le cose straordinarie legate alla loro vita (beata Katharina Emmerick, Teresa Neumann, santa Faustina Kowalska, Marthe Robin, beata Alexandrina Maria da Costa), ci portano a esaminarci sul modo con cui ci prepariamo a fare la comunione. Ci fanno capire quale impegno ci dovrebbe essere, per assimilare il cibo eucaristico. È Cristo, presente il corpo, sangue, anima e divinità. È vivo e vero e vuole scuoterci dalla nostra superficialità.
Anche i servi di Dio, che la nostra diocesi di Padova spera di salutare presto come beati, hanno trovato nell’Eucaristia l’alimento potente e sicuro, per raggiungere le vette della santità. Guido Negri, il capitano santo, che, digiuno dalla mezzanotte, in tempo di guerra, arrivava ad Auronzo, alle quattro del pomeriggio, per fare la comunione. Vinicio Dalla Vecchia, che concludeva ogni sera le sue giornate con l’adorazione eucaristica, nella chiesa di Perarolo. Don Lucio Ferrazzi, che allontanava le disgrazie e le calamità della sua parrocchia Pernumia, benedicendo con l’ostensorio il paese, dalla porta della chiesa. Maria Cristina Cella Mocellin, chiamata da giovane “la ragazza della cappella”, che proprio dall’Eucaristia capì, sposa e madre, come mettere Dio al primo posto nella vita. Padre Ezechiele Ramin, che maturò la sua vocazione missionaria nella cappella del collegio Barbarigo di Padova e si preparò a dare anche la vita per gli ultimi. Maria Borgato, che nella messa quotidiana e nello straordinario amore per la sua chiesa di Saonara, imparò a non aver paura di tanti pericoli che incontrava, pur di salvare la vita di tanti fratelli.
mons. Pietro Brazzale,
postulatore emerito per le cause dei santi