Esame di maturità con lode per tutti
Elogio ai temi di maturità. Se chiediamo ai maturandi, ciò che noialtri avanti negli anni non siamo ancora, cioè “maturi”, per anni abbiamo propinato loro temi di maturità che rappresentavano spesso più frustrazioni nostre che motivo d’interesse e stimolo per loro.
Quest’anno, tutto si è mostrato diverso, al punto da aver messo d’accordo le generazioni con rispettivi interessi. Né l’ecologia, né altre mode al centro della prima prova degli esami di Stato, bensì l’umano nella sua profondità. L’umano che si può riscoprire nel silenzio, nella scrittura del diario (scrittura e diario sono due cose che mancano sempre più) e che cerca di non perdersi tra guerre e rapporti con le macchine. Tre nomi che sono tre universi da esplorare: Ungaretti, Pirandello, Rita Levi Montalcini. Nell’analisi generale dei temi, c’era il saggio “Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura, fra ascolto e comunicazione” di Nicoletta Polla-Mattiot: il silenzio è «pausa che dà vita alle parole», è condizione dell’ascolto. Si parla a turno, si tace a turno. Nella società del rumore e del turbinante divertissement edonistico, il silenzio è l’occasione per riscoprire sé stessi e la propria interiorità. A seguire, il ritorno al “diario cartaceo”, distante ormai dalle abitudini della digitale e del metaverso della generazione”Z”. Il ritorno all’importanza del diario personale, concepito come una sorta di Zibaldone leopardiano, come finestra sulla realtà, sul nostro “retrobottega” interiore. A partire dal saggio “Elogio dell’imperfezione” di Rita Levi Montalcini, c’è stata la possibilità di sviluppare il pensiero su come la soddisfazione personale non provenga dal grado d’intelligenza o dalla capacità di portare a termine «con esattezza il compito intrapreso», dove rientra anche la sfrenata corsa alla “prestazione” che noi diamo ai giovani. «L’imperfezione nell’eseguire il compito» è «più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione» lo sviluppo della traccia. Dal romanzo pirandelliano “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”, invitava a riflettere sull’uomo al tempo delle macchine che fagocitano l’anima. Le macchine quindi, che un tempo erano un mezzo e uno strumento, sono diventate il fine. La questione è attualissima: io e IA (intelligenza artificiale). Così che l'invenzione delle macchine ha tolto la schiavitù, ma le stesse macchine, che dovevano liberare l’uomo, sono diventate la schiavitù per l’uomo, dove le macchine non divorano più soltanto la nostra anima, ma anche materialmente il nostro corpo (“connessi” sempre e ad ogni costo). Di grande interessante anche la traccia tratta da “Storia d’Europa” di Giuseppe Galasso. Che portava a riflettere: “Ritieni che il cosiddetto «equilibrio del terrore» possa essere considerato efficace anche nel mondo attuale oppure sei dell’opinione che l’odierno quadro geopolitico internazionale richieda un approccio diverso per affrontare gli scenari contemporanei?”». Tra le proposte anche la tutela del paesaggio e patrimonio artistico e culturale dell’Italia, partendo da un articolo della costituzionalista Maria Agostina Cabiddu. Erede dello spirito della classicità greco-romana, il popolo italiano è diventato sempre più creativo nell’arte, nella letteratura, nelle opere sociali e caritative all’interno di quella grande eredità cristiana a cui si è ispirato durante i secoli. Così la soddisfazione che ha appagato i giovani, si è fatta tangibile come non si vedeva da anni, al punto che, le tracce degli esami di Stato di quest’anno, possono essere un lodevole “esercizio di riflessione individuale e collettiva”, di cui abbiamo tutti forte bisogno.