Elezioni, la Rete per il contrasto ai discorsi d’odio detta 5 punti per una corretta comunicazione
La Rete, formata dalle maggiori realtà attive nel campo dei diritti e della comunicazione, ricorda alle forze politiche i 5 punti che dovrebbero caratterizzare la comunicazione in questa campagna elettorale, “consapevole dei guasti che il discorso d’odio può produrre nel fomentare le discriminazioni e nell’invadere spazi di confronto pubblico e democratico”
Con la chiusura delle liste elettorali da parte di tutte le forze politiche, entra nel vivo la campagna elettorale per le prossime elezioni politiche del 25 settembre 2022. Ed entra nel vivo anche la campagna della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio per chiedere a tutti i candidati e a tutte le candidate di fare proprio il vademecum in cinque punti per una comunicazione pubblica e politica libera dai discorsi d’odio.
Della Rete, va ricordato, fanno parte numerose e titolate realtà. Eccole: ActionAid, Amnesty International Italia, Arci Nazionale, Articolo 3 Osservatorio sulle discriminazioni, Asgi, APsyM, Associazione Carta di Roma, Barbara Giovanna Bello, Crid – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, Centro per la Cooperazione Internazionale, Rissc – Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità, Cestudir, Commissione Pari Opportunità dell’Usigrai, Cnf – “Consiglio Nazionale Forense presso il Ministero della Giustizia”, Cospe, Emergency Ong Onlus, Federico Faloppa, Fondazione Bruno Kessler (FBK), Monica Gazzola, Giulia giornaliste, Istituto per le Tecnologie Didattiche – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Lunaria, Pierluigi Musarò, Costanza Nardocci, No Hate Speech Movement Italia, Osservatorio di Pavia, Fondazione Pangea, Paola Parmiggiani, Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford, Salvatore Romano, Cecilia Siccardi, Solomon – Osservatorio sulle Discriminazioni, Caterina Suitner, Alessandra Vitullo, Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti.
I 5 punti per una comunicazione libera dai discorsi d’odio
“Consapevole dei guasti che il discorso d’odio può produrre nel fomentare le discriminazioni e nell’invadere spazi di confronto pubblico e democratico”, come già in occasione delle elezioni amministrative di settembre 2021 e di giugno 2022, la Rete ritiene fondamentale che le forze politiche e tutte le persone direttamente coinvolte nella campagna elettorale, si impegnino a tenere alcuni atteggiamenti.
In primis, “utilizzare linguaggi rispettosi delle istituzioni e dei cittadini/delle cittadine, con prese di posizione chiare contro le discriminazioni e i discorsi e i crimini d’odio”. Inoltre, “evitare insulti e espressioni offensive, nonché linguaggi discriminatori o di incitamento all’odio verso individui o gruppi sulla base di caratteristiche razziali, etniche, religiose, sessuali e di genere o di ogni altra caratteristica personale”.
Poi, la Rete chiede di “non diffondere (direttamente o attraverso le proprie strutture politiche) informazioni false o non verificate su interlocutori/interlocutrici e avversari/avversarie; evitare attacchi personali basati su stereotipi e pregiudizi”.
Infine, si chiede di “creare un dibattito pubblico utile a chi ascolta, e rispettoso verso chi interloquisce; favorire un dibattito pubblico rispettoso nei confronti degli interlocutori e delle interlocutrici”, e di “promuovere un utilizzo responsabile dei social network (sia direttamente sia attraverso le proprie strutture politiche), compresa la moderazione dei commenti dei/delle follower e la rimozione di eventuali espressioni d’odio o discriminatorie”.
“La campagna elettorale è solo agni inizi - ha sottolineato Federico Faloppa, coordinatore della Rete - ma già assistiamo a discorsi che incitano al disprezzo e all’odio nei confronti di persone e gruppi di persone additati come minacce solo per fomentare risposte rabbiose da parte dell’elettorato e per la costruzione retorica di un ipotetico ‘nemico’ da cui doversi difendere. Sarebbe invece doveroso, ancor più in campagna elettorale – ha concluso Faloppa - promuovere una cultura antidiscriminatoria, che dovrebbe essere patrimonio di tutta la comunità nazionale e di chiunque si candidi alla guida del paese, come indicato dalla Costituzione, e riportare al centro del dibattito pubblico e dei programmi politici la convivenza e i diritti delle persone”.