È il 25 aprile o “solo” un ponte? Esiste davvero un “rischio della memoria” rispetto ad alcune date importanti per la nostra società?
Nelle scuole il 25 aprile non può ridursi banalmente all’icona di una vacanza
Il 25 aprile: certo che nelle scuole italiane lo ricordano tutti. Come un bel “ponte” (cui si aggiunge quello del Primo Maggio”), tempo di vacanza e normalmente di gioia primaverile.
Fuori dalle battute e dalla provocazione, esiste davvero, come alcuni hanno sottolineato e sottolineano, un “rischio della memoria” rispetto ad alcune date importanti per la nostra società? Forse no, ma il pericolo non è da sottovalutare: ci allontaniamo, ad esempio, sempre di più da quel 25 aprile del 1945 che segnò – come ebbe a dire il presidente Sergio Mattarella alcuni anni fa, nel 76° anniversario della Liberazione – “uno spartiacque imprescindibile nella nostra storia nazionale”. E sempre il presidente Mattarella, proprio in occasione del 25 aprile, nella cerimonia a Civitella in Val di Chiana (dove fu perpetrata una strage nazifascista ai danni della popolazione inerme), settimana scorsa, ha sottolineato l’importanza della “memoria”, perché “senza memoria non c’è futuro”.
Il monito è davvero attuale e non può non chiamare in causa i più giovani e la scuola, luogo per eccellenza della memoria e del futuro, perché è proprio nelle aule scolastiche che vengono tramandate – con i metodi propri dell’istituzione: studio, ricerca, sviluppo del pensiero critico, conquista di consapevolezza – la storia, le tradizioni, la cultura di un popolo. In vista di una società sempre migliore.
Così nelle scuole il 25 aprile non può ridursi banalmente all’icona di una vacanza. Per questo è prezioso l’impegno che ogni volta si rinnova per ricordare e onorare un momento storico – quello della Resistenza e della Liberazione – così importante per il nostro Paese e generativo in ordine ai temi forti della nostra Costituzione. Il ministro Valditara, solo pochi giorni prima del 25 aprile, ha firmato ad esempio un protocollo d’intesa con le Associazioni partigiane proprio per promuovere i valori della Carta Costituzionale, promuovendo – spiega una nota di Viale Trastevere – “percorsi di formazione sulle origini della Repubblica attraverso gli eventi che hanno portato alla liberazione del nostro Paese”.
Così il Ministro ha commentato l’Intesa: “Per la prima volta per onorare la Resistenza abbiamo deciso come Ministero di non coinvolgere soltanto una delle associazioni partigiane, l’Anpi, ma tutte le associazioni, comprese quelle combattentistiche, che hanno dato vita alla Resistenza”. Resistenza che “coinvolge nei valori di libertà, rispetto verso la persona umana e democrazia espressi nella Costituzione che ne è conseguita l’intera popolazione italiana”.
Si capisce quanto sia importante il lavoro di studio e di ricerca, il confronto plurale, l’impegno educativo, soprattutto riflettendo sui moltissimi episodi di intolleranza e di divisione che hanno caratterizzato quest’anno proprio le celebrazioni del 25 aprile, certo non aiutate da un clima internazionale dove le guerre in atto e le tensioni presenti in Europa e nel mondo alimentano divisioni e asperità ideologiche, fino a gesti violenti di discriminazione e di odio.
Il 25 aprile, la Liberazione – ricorda ancora Mattarella – “è, per l’Italia, una ricorrenza fondante: la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Quella pace e quella libertà, che – trovando radici nella resistenza di un popolo contro la barbarie nazifascista – hanno prodotto la Costituzione repubblicana, in cui tutti possono riconoscersi, e che rappresenta garanzia di democrazia e di giustizia, di saldo diniego di ogni forma o principio di autoritarismo o di totalitarismo”.
Anche la scuola è necessariamente in campo per rendere queste parole un vero patrimonio comune.