Dopo il maltempo di questi giorni, non chiamiamole più emergenze
Maltempo L’ultimo nubifragio è un “invito” a insistere sulla prevenzione che richiede scelte che non possono essere messe continuamente in discussione. Prevenzione, questa (quasi) sconosciuta Francesco Veronese con il suo libro Acque di Padova. Nodi da sciogliere analizza la situazione di un territorio intrecciato dai fiumi, e sospeso tra siccità e piene, due minacce in antitesi
Rinviato di un giorno il derby playoff di Serie C tra Vicenza-Padova. Oltre 70 Comuni veneti interessati da allagamenti dopo il nubifragio della scorsa settimana. La continua allerta rossa, scuole chiuse, il presidente Luca Zaia che invita a spostarsi solo se è strettamente necessario. Il fiume Bacchiglione da monitorare, ceduti alcuni argini di altri corsi d’acqua, strade inagibili come case e scantinati di aziende. È la situazione in Veneto a causa del maltempo di maggio. E proprio martedì 22 maggio, Francesco Veronese ha presentato a Padova il suo ultimo libro Acque di Padova. Nodi da sciogliere. Una coincidenza? «Purtroppo, le situazioni di emergenza accadono sempre più spesso in Italia per cui, qualsiasi sia la data fissata, è molto probabile che si sia verificato da poco qualche allagamento o un periodo siccitoso – spiega l’ingegnere e direttore generale del Consorzio Bacchiglione – Il libro, in realtà, si propone di suscitare interesse per i temi legati alle acque anche in una logica di prevenzione, non di emergenza. Vorrei riprendere a tale proposito proprio un passaggio del libro, laddove si scrive che “non è facile cambiare impostazione passando dalla gestione in emergenza alla prevenzione. La prevenzione richiede infatti programmazione, cioè scelte con un orizzonte temporale di anni, decisioni che non posso essere messe in discussione continuamente, finanziamenti certi e programmati negli anni, monitoraggio continuo dell’avanzamento ed eventuale correzione della rotta. È difficile programmare, soprattutto in Italia dove spesso si affrontano i problemi nell’emergenza o, meglio, non si affrontano i problemi che, poi, diventano emergenze”».
Perché questo titolo? Può spiegarci la genesi? «Parto dalla prima parte del titolo, Acque di Padova. Parlare delle acque di Padova non significa parlare solo della città. Infatti, i fiumi del nodo idraulico di Padova, il Brenta e il Bacchiglione, sono anche i corsi d’acqua che con le loro piene minacciano il territorio circostante. D’estate, poi, se i corsi d’acqua di Padova sono in sofferenza, significa che la crisi idrica riguarda anche i territori a valle della città, fino alla laguna di Venezia. Per quello che riguarda poi i nodi da sciogliere, sono le criticità idrauliche che alcuni decenni fa erano numerosissime e si manifestavano con frequenti allagamenti. Scioglierli non è stato facile e invero non tutti sono stati sciolti».
Un paragrafo tratta della lotta contro il cambiamento climatico e le sue conseguenze... «È uno dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile ed è quello rispetto al quale i consorzi di bonifica possono dare un contributo significativo. Vorrei riprendere ancora un passaggio del libro: “Per fronteggiare i cambiamenti climatici si possono individuare due linee di intervento, l’una delle quali non esclude l’altra: mitigazione e adattamento. La mitigazione comprende tutte le attività volte a limitare o prevenire le emissioni di gas effetto serra nell’atmosfera. La mitigazione è la via maestra, è auspicabile, è doverosa, ma, essendo realisti, per quanto maturi la coscienza mondiale rispetto a scelte non rinviabili per la vita dell’uomo e del pianeta, per quanti sforzi vengano messi in atto, nei prossimi anni non possiamo fare affidamento sul fatto che gli uomini riusciranno a evitare il cambiamento climatico, al massimo riusciranno a contenerlo. È indispensabile, quindi, prendere in considerazione anche l’adattamento, cioè adottare misure adeguate allo scopo di prevenire o ridurre al minimo i danni che possono essere causati dai cambiamenti climatici”». La risposta alle situazioni nelle quali “l’acqua è troppa” può essere sintetizzata con uno slogan “facciamo spazio all’acqua” da attuare alle diverse scale, dai fiumi di un bacino idrografico alle condotte di una lottizzazione: «Spazio per le acque dei fiumi: bacini di laminazione. Spazio per le acque dei canali: invasi per ridurre le portate di piena. Spazio per le acque piovane distribuito nel territorio: invasi per compensare i maggiori deflussi dovuti all’urbanizzazione. Mi sembra che anche l’ultima emergenza che abbiamo vissuto nelle ultime settimane vada nel senso detto poco sopra».
Veronese ci può anticipare come si conclude il libro? «Il volume si conclude con queste parole: “Si sente dire spesso che bisogna ragionare a 360 gradi. Forse non basta. C’è bisogno di alzare lo sguardo per vedere che ci sono anche le montagne e le stelle o, meglio ancora, c’è urgenza di un colpo d’ala per andare in alto e ampliare gli orizzonti, spesso troppo ristretti”. Ed è un auspicio che faccio mio, una sorta di appello alla coscienza civile di ogni cittadino, per un cristiano diviene poi davvero un’urgenza come ci ha invitato a fare anche papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, che resta sempre di stretta attualità e provoca ciascuno a una riflessione, seguita anche da una azione concreta».
I bacini di laminazione sono in funzione
L’ultimo bollettino della Regione Veneto prima di andare in stampa. Luca Zaia: «Il terreno imbibito d’acqua fatica a ricevere questa nuova ondata. Nel Vicentino, con picchi di oltre 150 mm di pioggia, sono entrati in funzione i bacini di laminazione di Caldogno e Montebello. Nel Veronese è stato attivato il bacino della Colombaretta. Senza questi saremmo di fronte ad allagamenti diffusi. È molto delicata la situazione degli argini. Stiamo seguendo anche il Muson dei Sassi, i cui livelli sono preoccupanti. Occhi puntati sulla rotta di Camposampiero, che è stata riparata in tempi record, ma dev’essere attenzionata».