Dalla parte della famiglia. Nota politica
Per invertire la tendenza demografica negativa occorre una terapia a elevata intensità oltre che di lungo periodo.
Il rapporto dell’Istat sull’andamento demografico durante la pandemia ha sintetizzato e certificato quanto era andato già emergendo nelle rilevazioni degli ultimi mesi. Diminuiscono ancora le nascite – ennesimo record negativo – e aumentano i decessi. Alla fine dello scorso anno la popolazione residente in Italia è risultata inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all’inizio del 2020. L’immagine proposta dall’Istituto di statistica ha reso l’idea più del dato numerico: è come se fosse sparita una città delle dimensioni di Firenze. Il Covid ha influito pesantemente sia sul numero delle morti che sulla decisione di mettere al mondo un figlio. Tra l’altro ha anche fatto crollare il numero dei matrimoni, che conservano comunque un’evidente correlazione positiva con la natalità, e ha ridotto drasticamente l’apporto degli immigrati. Sarebbe però inutile e ipocrita attribuire tutte le colpe al virus. La pandemia ha amplificato tendenze che erano in atto almeno dal 2015, con premesse anche più lontane nel tempo. E in tanti anni la politica non ha saputo trovare le risorse e, prima ancora, la convinzione strategica per compiere scelte efficaci e lungimiranti contro un declino che mina il futuro stesso del Paese.
Per questo l’approvazione del disegno di legge delega che istituisce l’assegno unico e universale per i figli rappresenta un segnale di grande rilevanza. Il percorso è stato molto lungo, a partire dal ddl Lepri-Del Rio e passando per il Family Act della ministra Bonetti. Ma per una volta tutte le forze politiche sono state capaci di convergere su un provvedimento di bene comune e nessuno dovrebbe tentare di piantarvi la propria bandierina. Ora bisognerà fare presto con i decreti attuativi perché l’assegno diventi operativo dal 1° luglio e soprattutto bisognerà che siano rese disponibili le risorse necessarie. Sarà un significativo test per misurare la reale volontà politica di dare un colpo d’ala alle politiche per la famiglia.
Il Next Generation Eu (un nome particolarmente evocativo in questo senso) offre delle opportunità eccezionali sia per quanto sarà possibile inserire direttamente nel piano italiano, sia per le risorse che saranno indirettamente liberate da altri settori d’investimento in virtù del contributo europeo. Al punto in cui siamo arrivati, per invertire la tendenza demografica negativa occorre una terapia a elevata intensità oltre che di lungo periodo. Servono interventi mirati (l’assegno unico è uno di questi, se adeguatamente finanziato) e serve soprattutto che il sostegno alla famiglia e il contrasto della natalità siano riconosciuti come una priorità nazionale su cui modulare eventuali nuovi interventi di carattere generale e su cui rimodulare quelli già in essere. Un esempio fra tutti: calibrare a misura di famiglia la riforma fiscale di cui tanto si parla. Sarebbe anche un modo per rendere effettivi quei “criteri di progressività” che devono innervare il sistema tributario secondo la Costituzione (art.53). Potrebbe essere questo il momento buono per una scelta tanto attesa. Nella fase drammatica che il Paese sta vivendo si aprono per contrasto possibilità inedite di convergenza politica che sarebbe imperdonabile non cogliere.