Coronavirus. Cauda su nuovo Dpcm: “Stretta necessaria. Buon compromesso tra sicurezza e contenimento impatto economico”
"Un buon compromesso tra sicurezza e necessità di non gravare troppo sulle strutture economiche del paese”. Così l'infettivologo dell'Università Cattolica definisce il nuovo Dpcm con le misure di contenimento dell'epidemia, in vigore da domani al 13 novembre. "Una stretta necessaria" perché "il virus non è mai scomparso". Bene anche le nuove indicazioni del ministero della Salute su isolamento e quarantena. Dall'esperto l'invito a scaricare la App di tracciamento Immuni
“Oltre all’aumento in termini numerici assoluti dei casi, la percentuale di positivi sui tamponi eseguiti è oggi del 5,4%, in rapida crescita rispetto alla scorsa settimana che era al di sotto del 4%. Se pensiamo che tra fine giugno e luglio oscillava tra lo 0,5 e lo 0,7%, è chiaro che l’esecutivo ha dovuto mettere in campo ulteriori misure per prevenire quello che potrebbe essere un possibile scenario di ripresa, non una seconda ondata, ma una recrudescenza”.
Roberto Cauda, ordinario di malattie infettive all’Università Cattolica e direttore dell’Unità di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, commenta in questi termini al Sir il nuovo Dpcm firmato nella notte dal premier Giuseppe Conte, in vigore da domani 14 ottobre al 13 novembre.
Il nuovo Dpcm. Queste, in estrema sintesi, le misure previste: ristoranti e bar dovranno chiudere alle 24 ma dalle 21 sarà vietato consumare in piedi; introdotto il divieto di sosta all’esterno dei locali; ribadito l’uso di mascherina all’aperto e consigliato anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi; stop a calcetto e ad altri sport di contatto a carattere amatoriale; non oltre mille spettatori negli stadi e palazzetti riempiti non oltre il 15%; sospensione di tutti gli eventi che implichino assembramenti; divieto di feste private al chiuso o all’aperto; ricevimenti per cerimonie con un massimo di 30 invitati; invito alle aziende a incentivare ulteriormente lo smartworking. Ieri sera è stata inoltre emanata dal ministro della Salute una circolare con nuove indicazioni su isolamento e quarantena che, in estrema sintesi, ne riduce i tempi e per uscirne richiede un tampone molecolare unico che dovrà essere negativo.
“Una stretta necessaria”. Così Cauda definisce il provvedimento. “Di fatto – spiega – il virus non è mai scomparso, anche nel punto più basso registrato, è sempre stato presente. La ripresa dei casi da metà agosto – trasmessi prevalentemente da giovani e asintomatici vacanzieri al loro ritorno per via intrafamiliare – deve essere guardata con grande attenzione, pur senza eccessiva enfasi. Occorre infatti evitare in ogni modo di ripercorrere quanto avvenuto in paesi a noi vicini come Francia, Spagna e Gran Bretagna; paese, quest’ultimo, che ha messo in campo misure di contenimento molto più severe di quelle previste nel nuovo Dpcm”. Provvedimento che l’esperto definisce
“un buon compromesso tra sicurezza e necessità di non gravare troppo sulle strutture economiche del paese”.
Quarantena e isolamento. Sulle nuove regole Cauda spiega: “Le evidenze ci dicono che la stragrande maggioranza dei casi si verifica entro i primi 5-7 giorni. I 14 giorni originari per i positivi non scaturivano dal puro arbitrio: erano due giorni in più rispetto ai 12 giorni nei quali si poteva verificare qualche caso molto raro. Ritengo che con un risultato negativo al tampone molecolare di controllo la tutela della salute sia garantita perché il rischio è notevolmente ridotto”. Per i positivi asintomatici che non si negativizzano e hanno un tampone ancora positivo tra il 10° e il 17° giorno, “la quarantena si può interrompere al 21° giorno perché si ritiene la positività del tampone talmente a basso titolo da essere non rilevante dal punto di vista della contagiosità”.
Anche queste indicazioni, secondo l’esperto, sono “un buon equilibrio tra sicurezza, accettabilità della quarantena e, ancora una volta, tentativo di contenere al massimo l’impatto sull’economia”.
Immuni. 8.316.353 download; 8.887 notifiche inviate; 499 utenti positivi. Sono i numeri della App Immuni, secondo l’ultimo aggiornamento (al 13 ottobre) del ministero della Salute che, ferme restando le misure di sicurezza anticontagio – distanziamento fisico, igiene delle mani, mascherina – ne raccomanda fortemente l’adozione. “Io l’ho scaricata, ed anche mia moglie”, ci dice Cauda, secondo il quale a scoraggiarne la diffusione capillare sono “timori riguardanti la privacy e anche una certa ‘pigrizia’ che porta a rinviare il download ritenendo ci siano altre priorità, anche se nell’ultimo periodo, forse in relazione con il rischio di una seconda possibile recrudescenza del virus, i download sono molto aumentati”. Come convincere chi è ancora “riluttante”? “Spiegando cheè un importante strumento per tracciare i contagi e, insieme al numero dei tamponi – ora quasi stabilmente oltre 100mila e che probabilmente crescerà ancora quando si metteranno a regime anche i test rapidi – per contribuire a contenere la diffusione del virus”.“La vera svolta – osserva – ci sarà quando saranno pienamente validati e accettati i test salivari. Allora quanti più test si effettueranno, tanto più sarà tutelata la collettività. Intanto, però, Immuni consente di avvertire in maniera del tutto anonima, e senza monitorare o tracciare i nostri spostamenti, chi può essere venuto in contatto con un positivo indicandogli la necessità di contattare il medico di base ed eventualmente di fare un tampone.
Noi abbiamo il buon esempio della Corea del sud dove l’uso della locale App di tracciamento ha notevolmente limitato la diffusione del virus”.