Confcooperative Habitat Veneto sul Decreto rilancio: "Buone intenzioni ma servono modifiche"
Claudio Pianegonda, presidente di Confcooperative Habitat Veneto: “Prorogare i termini, benefici per tutti i condomini, adeguamenti per gli edifici insicuri contro i terremoti”.
Le intenzioni sono positive e vanno nella giusta direzione, eppure, il Decreto rilancio va corretto in alcune parti per migliorare il patrimonio immobiliare e per aiutare l’edilizia a ripartire. Così Claudio Pianegonda, presidente di Confcooperative Habitat Veneto: «Dietro all’entità degli incentivi al 110% dei costi, oltre alla possibilità di eseguire i lavori senza nessuna anticipazione, ci sono alcuni fattori importanti che il Governo non ha considerato».
Innanzitutto, le posizioni di partenza. «Il patrimonio edilizio italiano – ricorda Pianegonda – è il secondo più vecchio al mondo. Il 40% delle abitazioni rientra nella classe energetica G, la più energivora, con abitazioni che bruciano anche 20 metri cubi di gas all’anno ogni metro quadrato di superficie riscaldata. Addirittura il 70% degli edifici residenziali è stato costruito prima dell’introduzione delle norme antisismiche. In Italia, i morti conseguenti ai terremoti, da quello del Belice a quello dell’Emilia Romagna, sono stati cinquemila, con danni diretti per la collettività che ammontano a 121 miliardi, 17 miliardi di euro a terremoto».
Abitazioni non all’altezza corrispondono a qualità di vita non all’altezza: «Molte famiglie, durante il prolungato lockdown, hanno dovuto constatare i molti limiti della propria abitazione in termini di insufficiente isolamento termico e acustico, in termini di spazi insufficienti per attività lavorativa, di studio, di esercizio fisico e di privacy, anche per l’assenza di spazi esterni quali poggioli o giardini». La casa, da dormitorio o semplice rifugio serale e festivo, è divenuta sede di smart working per genitori e figli grandi, aula per la didattica a distanza dei figli più giovani. Una situazione che per molti durerà anche dopo la “Fase 2”: «Considerato come il lavoro agile e gli incontri a distanza diventeranno sempre più la norma, sono molte le famiglie che, secondo i nostri dati, stanno maturando l’idea di migliorare la loro condizione abitativa».
Qualcosa dunque si può e si deve fare, considerando che i vantaggi saranno per l’intera collettività: «Il settore immobiliare – ricorda il presidente di Confcooperative Habitat Veneto – è quello nel quale gli investimenti pubblici (nelle disposizioni del Decreto rilancio come detrazioni fiscali) hanno l’effetto moltiplicatore maggiore. Con il coinvolgimento di risorse private, considerando l’alta percentuale di proprietà privata in Italia, si hanno benefici fino a quattro volte l’investimento iniziale, benefici anche in termini di maggior sicurezza antisismica e di minor consumo energetico».
Cosa manca dunque perché il Decreto rilancio possa davvero conseguire i risultati che si poneva? Claudio Pianegonda individua tre modifiche più che mai necessarie: «Prima di tutto, vanno prorogati i termini delle misure al 31 dicembre 2021 di almeno altri tre anni. Vanno considerati infatti i tempi necessari ai condomini per approfondire le nuove possibilità di incentivo fiscale, per chiedere la consulenza di esperti, decidere sulle lavorazioni, scegliere le ditte esecutrici per i lavori ed eseguirli. Questa proroga è quanto mai necessaria anche considerando i giusti paletti posti dal governo per il conseguimento di cambio di classi energetiche e di miglioramento sismico, senza considerare poi il rischio di un’impennata dei prezzi che le ditte potrebbero chiedere, date le molteplici richieste e i tempi ristretti».
La seconda modifica riguarda la destinazione delle misure: «I benefici vanno previsti per tutti i condomini, siano essi persone fisiche o persone giuridiche. L’esclusione dagli incentivi delle società proprietarie di unità immobiliari poste all’interno degli stabili impedirà, a molti condomini, di raggiungere le maggioranze necessarie per decidere di effettuare i lavori».
La terza modifica, infine, è fondamentale per far sì che il Decreto rilancio aiuti davvero a rendere più sicuro il patrimonio abitativo: «Edifici non sicuri dal punto di vista statico, o quelli con classe energetica F o G, vanno trasformati con un ruolo attivo dei Comuni e degli operatori del settore. Su questi stabili, infatti, è difficile, rischioso e costoso che i lavori di adeguamento sismico possano essere eseguiti dalle famiglie al loro interno. I Comuni dovrebbero individuare gli “stabili colaborodo”, incentivando gli operatori del settore (imprese di costruzione e cooperative di abitazione) ad acquisirli e a eseguire gli interventi». Un piano per la ricostruzione a 360 gradi: «Serviranno alloggi parcheggio per ospitare le famiglie nel periodo dei lavori. Sarà necessario prevedere che gli immobili possano essere ristrutturati o demoliti e ricostruiti con forme, posizioni, volumetrie diverse, nel pieno rispetto delle norme comunali, regionali e nazionali. L’incentivo va destinato a chi acquisterà gli alloggi così rinvenuti e anche alle società che avranno eseguito gli interventi per gli alloggi che queste destineranno alla locazione per un periodo minimo pari alla durata degli incentivi, con l’importante novità della possibilità di cessione del credito fiscale alla banca».
Pianegonda avverte: «Senza tali chiarimenti e nuove disposizioni il rischio è, come finora è successo con il sisma bonus e per altri incentivi, che i soldi stanziati non vengano utilizzati».
«Queste tre richieste – conclude Pianegonda – mirano a favorire le operazioni di efficientamento energetico e di produzione di energia da fonti rinnovabili, di rigenerazione urbana e di rottamazione degli edifici obsoleti, degradati con notevoli benefici per la qualità dell’aria, per il nostro Paese troppo dipendente da energie fossili e per creare un’offerta di alloggi per la locazione a canoni moderati, assai necessaria nel nostro Paese».
Fonte: Confcooperative Habitat Veneto