Cittadini non ingenui. Di fronte alle promesse del capitalismo moderno
Un richiamo all’importanza di un movimento della società civile e della comunità cristiana in grado di smontare i miti della ricchezza, del potere, del successo senza limiti
Grande attesa “politica” per l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Sembra che il futuro del mondo dipenda da un uomo, sembra che con il suo arrivo alcune guerre cesseranno e la giustizia e la pace riprenderanno a respirare.
Occorrerà attendere, nel frattempo non si possono ignorare i segnali che già sono venuti e non si può ingannare l’attesa guardando da un’altra parte.
Non si tratta di giudicare un uomo, ma di registrare i molti interrogativi che il potere dell’economia, il potere della finanza, il potere della tecnologia si rapportano alla politica e viceversa. Come un rapporto squilibrato inciderà sul futuro di una democrazia già in difficoltà?
Il presidente eletto Usa ha scelto come suo consigliere particolare chi ha posto, e pone in cima alla sua scala dei valori, gli interessi e i successi economici ed è impegnato nella loro difesa aggirando o cercando di svuotare norme e regole, come insegna la diatriba con un tribunale statunitense intervenuto sui suoi maxi compensi, conflitti di interesse, monopoli.
Può essere che tra qualche mese ci sia più chiarezza, nel frattempo, c’è chi lancia l’allarme e invita alla vigilanza.
Simone Maria Pepe, professore ordinario all’Università di Toronto, scrive su Avvenire dell’11 dicembre “Resta la speranza, virtù sottovalutata, che gli Stati del mondo – come un tempo i proletari – si coalizzino per proteggere il futuro da queste derive. Sembrerebbe passé oggi richiamarsi alle grandi forze popolari ispirate da Palmiro Togliatti e dalla dottrina sociale della Chiesa di Pio XI. Eppure, la loro lezione conserva una straordinaria attualità”.
È certamente fuori luogo mettere un Leader comunista a fianco di un Papa, ma nella considerazione di Pepe c’è un richiamo all’importanza di un movimento della società civile e della comunità cristiana in grado di smontare i miti della ricchezza, del potere, del successo senza limiti, dell’uomo che si è fatto tutto da solo e per questo considera gli altri soltanto consumatori ingenui e ubbidienti.
Ci sarà un movimento della società civile e della comunità cristiana che faccia udire la sua voce per rompere il silenzio delle coscienze del quale approfitta il capitalismo moderno, che peraltro è la riproposizione di antichi domini e di prevaricazioni del forte sul debole?
Se una reazione etica e culturale non ci sarà, scrive Pepe “pagheremo la nostra ingenuità, la fede mal riposta in un sistema senza limiti e il prezzo sarà democratico e culturale prima che economico”.
Un allarme eccessivo? La risposta, guardandosi attorno, viene da segnali interessanti anche se ancora deboli di un movimento alternativo in cui il pensiero economico e il pensiero politico si intrecciano nel perseguire la crescita integrale e inclusiva della società. Nel nostro Paese e nell’Unione europea questo movimento sta crescendo e coinvolge sempre più le istituzioni. L’augurio è che si rafforzi e divenga coscienza critica di cittadini non ingenui nei confronti di un invadente capitalismo moderno.