Cambierà il welfare. Servirà una nuova riforma complessiva per la rimozione gli ostacoli che limitano l’uguaglianza dei cittadini
I soggetti del welfare sono molteplici attori pubblici e attori privati che sviluppano azioni centralizzate e altre periferiche.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio contenuto nel messaggio diretto al Parlamento dopo il suo secondo giuramento ha voluto mettere in guardia contro la crescita delle disuguaglianze, che “non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita. Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli. Accanto alla dimensione sociale della dignità, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore delle persone e chiama in causa l’intera società”.
Le risorse per dirigersi verso questa direzione ci sono. I finanziamenti messi in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza se indirizzati in modo adeguato potrebbero gettare le basi per la creazione di un nuovo sistema di welfare. Come è stato recentemente evidenziato dal quinto rapporto sul secondo welfare intitolato: “Il ritorno dello Stato sociale? Mercato, Terzo settore e comunità oltre la pandemia” gli interventi potrebbero essere indirizzati su due strade.
Infatti, le strategie di azione messe in campo durante la pandemia hanno da un lato evidenziato un grande incremento delle tradizionali misure di welfare state, centralizzate e dirette a tutti i cittadini e alcuni finanziamenti sono stati diretti a rafforzare le strutture che hanno sostenuto il contraccolpo della malattia, come ad esempio gli ospedali. D’altro lato, però, ci sono state numerose realtà organizzate della società civile diffuse sui diversi territori che hanno operato per rispondere ai crescenti bisogni dei cittadini.
Queste strutture sono importanti per intervenire su alcuni punti nevralgici: la conciliazione dei tempi vita lavoro per sostenere politiche di natalità; gli interventi in favore della non-autosufficienza per aiutare il crescente numero di persone che perdono la loro autonomia, in particolare anziani o grandi anziani; l’aumento delle persone in povertà – provocato dalla crisi economica. Come evidenzia il Rapporto – infatti – dopo una diminuzione ottenuta nel 2019, dal 2020 il numero di nuovi poveri che si affacciano agli sportelli Caritas è in aumento, sono stati il 45% degli assistiti tra maggio e settembre.
I soggetti del welfare sono molteplici attori pubblici e attori privati che sviluppano azioni centralizzate e altre periferiche. Preservare l’autonomia, cercare il loro coordinamento e una reale governance su base sussidiaria e trovare le risorse per sostenere i costi dovrebbero essere i temi di una nuova riforma complessiva se si vorrà realmente intervenire per la rimozione gli ostacoli che limitano di fatto l’uguaglianza e la libertà dei cittadini, come recita all’articolo 3 della Carta Costituzionale.