Ambiente, tutte le spine della Regione Veneto
Conegliano, via libera al referendum antipesticidi. Adriatico, tornano in campo le trivelle. Pfas, i manager a giudizio e le sentenze del Tar
Ancora l’ambiente al centro del contendere. Notizie buone e molte cattive si alternano nella nostra Regione. Così, mentre il cemento si mostra ancora incontenibile, continuando a fagocitare terreni agricoli – basta guardare i tralicci delle gru – si susseguono notizie sulla “guerra” ai territori.
La prima, positiva per chi vive tra i filari di vigne delle decantate bollicine Docg, è che si terrà il referendum richiesto a gran voce dagli abitanti di Conegliano per vietare l’uso di pesticidi nell’area comunale. Confagricoltura, Coldiretti, Confederazione italiana agricoltori, il Consorzio di tutela del Prosecco Doc e il Consorzio di tutela del Prosecco superiore Docg escono sconfitti nel tentativo di far annullare la determinazione del 4 settembre 2019, con cui veniva stabilita l’ammissibilità del referendum anti-pesticidi. Ci hanno provato rivolgendosi al Consiglio di Stato, ma il ricorso dei consorzi del Prosecco e delle associazioni di categoria non è servito. Da molti anni infatti, anche a causa del boom di vendite di prosecco nel mondo, la coltivazione nelle aree consentite si è intensificata, così come le lamentele di residenti che denunciano malori e rischi per la salute dovuti all’eccessivo utilizzo di fitofarmarci. Nel 2018, a conferma della questione tutt’altro che residuale, su dodici prosecchi analizzati in laboratorio, sono stati individuati fino a sette fitofarmaci nella stessa bottiglia. Ora si aspetta solo la data del referendum che potrebbe modificare gli assetti di coltivazione, i cui vigneti sono sempre più diffusi anche in pianura.
Seconda e non certo buona notizia, è il ritorno alle trivellazioni per estrarre gas nell’Adriatico, in particolare nel litorale rodigino. Il recente via libera del Ministero della transizione ecologica al progetto “Teodorico” per l’estrazione di gas al largo dei lidi preoccupa, e non poco, le comunità adriatiche di Veneto e Romagna. Un ritorno alle “armi” che ha come protagonista lo stesso Ministero che paradossalmente, è della “transizione ecologica”. Tornano quindi le preoccupazioni delle popolazioni locali, che dovrebbero essere quelle di tutti, visti gli studi sulla correlazione tra effetti sismici, pompaggi di gas-metano e subsidenza (abbassamento dei terreni e fondali), correlati ai terremoti di qualche anno fa nell’area ferrarese.
A mitigare il “conto” ambientale, giunge la notizia sulla prima “storica” vittoria legate delle Mamme No Pfas, confermando l’impianto accusatorio all’ultima udienza preliminare del procedimento sull’inquinamento da Pfas alla Miteni di Trissino, con il rinvio a giudizio di tutti i 15 imputati, fra ex manager e dirigenti dell’ormai fallita azienda, che sono accusati di avvelenamento di acque, disastro innominato aggravato, inquinamento ambientale e bancarotta fraudolenta.
La Regione Veneto dal canto suo, ha tentato inutilmente di non rendere pubblici i dati sulla contaminazione da Pfas nella catena alimentare. Ma il Tribunale amministrativo regionale, accogliendo due ricorsi presentati da Greenpeace e dalle stoiche Mamme, l’ha condannata a mettere a disposizione dei due movimenti i documenti relativi alle indagini sugli alimenti che potrebbero essere stati contaminati dalle sostanze perfluoroalchiliche. Parliamo di uno degli inquinamenti nazionali più gravi, tale da rientrare nella classifica mondiale, che oggi tange le province di Vicenza, Verona e Padova, ed è in espansione, con migliaia di persone a rischio di tumori e riduzione della fecondità. “Sentenze storiche” che garantiscono il buon senso prima ancora che la legislazione ambientale e sanitaria, chiamate a rendere giustizia alle migliaia di persone che da decenni subiscono le conseguenze di tale inquinamento.
Non c’è pace quindi per l’ambiente Veneto. L’immagine di Regione sostenibile è smentita nei fatti.