Una formazione ad hoc per navigare sicuri. La relazione tra adolescenti e web è estremamente complicata, non basta un patentino
La scuola può aiutare gli studenti, e con essi i genitori, a costruire strategie positive per affrontare l’universo delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione.
Dallo scorso autunno molte scuole della Regione Toscana, in collaborazione con il Corecom (Comitato Regionale per le comunicazioni), l’Istituto degli Innocenti, la Polizia Postale e l’Ufficio scolastico regionale hanno promosso percorsi formativi rivolti a studenti delle scuole secondarie mirati a fornire loro le competenze digitali necessarie a navigare in rete e sui social network. In questo modo i ragazzi hanno acquisito la qualifica di “navigatore consapevole e responsabile” attestata da un vero e proprio “patentino digitale”.
Certo la relazione tra adolescenti e web è estremamente complicata e non sarà un “patentino” a sciogliere tutti i nodi, ma si tratta di un primo passo verso una maggiore sensibilizzazione e maturazione rispetto alla fruizione di certi contenuti.
L’iniziativa “pilota” pare destinata ad espandersi nel corso del prossimo anno scolastico al resto del territorio nazionale, anche in ottemperanza ai Sustainable Development Goals – SDGs (Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile) indicati dall’Agenda Onu 2030. Le proiezioni statistiche, infatti, ci avvertono che entro il 2026 il 90% della popolazione mondiale avrà un device connesso. Questo dato riguarda anche i bambini, che fin da piccoli saranno sempre più abituati a utilizzare telefoni e computer per i giochi e per lo studio. Il World Economic Forum, fondazione non profit che si occupa dagli anni Settanta di questioni economiche, politiche e sociali legate al Welfare a livello mondiale, in vista di questo scenario ha elaborato una lista di otto competenze digitali (e-skill) di cui ogni individuo dovrebbe essere dotato fin dall’età scolare.
Eccole in breve: Digital identity, cioè la consapevolezza della propria identità online. Digital use, ovvero la capacità di utilizzare dispositivi e sistemi differenti. Digital safety, l’abilità di riconoscere ed evitare i rischi connessi all’uso del digitale. Digital security, cioè saper riconoscere i pericoli di hacking, truffe o malware ed essere in grado di proteggere i propri dati e i propri device. Digital emotional intelligence, ovvero l’intelligenza emotiva detta anche “empatia digitale”. A esse si aggiungono la competenza nella comunicazione digitale, cioè la capacità di farsi capire dagli altri attraverso i media; supportata da una reale alfabetizzazione digitale, che rende idonei a reperire informazioni on line, valutarne la credibilità, creare propri contenuti e condividerli nel modo migliore. Infine la consapevolezza dell’esistenza dei diritti digitali, ovvero il diritto alla libertà di parola e di pensiero, ma anche il diritto alla privacy, alla proprietà intellettuale e l’ancora controverso diritto all’oblio.
L’insieme delle competenze porterebbe alla costruzione e allo sviluppo di una vera e propria Intelligenza Digitale (DQ) per ciascun individuo, tale operazione dovrebbe passare attraverso tutte le attività e discipline, didattiche e formative. La scuola può infatti aiutare gli studenti, e con essi i genitori, a costruire strategie positive per affrontare l’universo delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione.
L’associazione “Famiglie Digitali”, sostiene adolescenti ed educatori 2.0 con progetti di formazione dal 2008, il fondatore Alessandro Tariciotti spiega: “Certamente qualsiasi ‘patentino digitale’ non rende magicamente i ragazzi idonei all’uso di uno smartphone, o perfettamente consci del mondo che ruota intorno ai computer. Ma istituzioni e associazioni possono affiancare la scuola in una trasformazione che la vede in perenne ritardo sull’approccio al digitale, ai suoi rischi e opportunità. Il numero di degenerazioni che la rete e il suo utilizzo possono creare è destinato a crescere in modo esponenziale – avverte Tariciotti -, aprendoci a scenari ancora nemmeno immaginati dalla quasi totalità dei possessori di un dispositivo collegato a Internet. Per troppo tempo i genitori sono stati concentrati esclusivamente sulla scelta di corsi di inglese, musica, attività sportive e tutti quei percorsi che avrebbero arricchito culturalmente e aperto le porte del mondo del lavoro con più facilità ai propri figli. Nel frattempo si è andata marcando sempre di più la distanza fra Millennials, Generazioni Zeta o Alpha, ed adulti educatori Boomer. È tempo di recuperare…”.