Rsa e il timore di “una riapertura annunciata più che reale”

La preoccupazione dell'associazione Felicita che esprime dubbi sul Patto di condivisione del rischio e Green Pass: "Molti familiari sono ancora in attesa di completare il ciclo vaccinale in quanto non considerati nella categoria dei caregiver"

Rsa e il timore di “una riapertura annunciata più che reale”

L’ordinanza firmata dal Ministro Speranza costituisce una presa d'atto ormai inevitabile dell’urgenza di normalizzare la ripresa della vita anche nelle Rsa, dove finora gli anziani  hanno pagato un  prezzo tanto alto da far pensare - per usare le parole della consigliera del Ministro Speranza, Sandra Zampa - alle condizioni di sequestrati.  L'ordinanza è il risultato di un protocollo proposto dalla Conferenza delle Regioni e approvato dal Cts.  Ancora una volta nei fatti, tuttavia, sono le Regioni e i sindaci ad avere in mano la palla per far rispettare l'ordinanza attraverso lo stretto controllo sulla loro effettiva applicazione da parte delle singole Rsa”.  Lo sottolinea Felicita - Associazione per i diritti nelle Rsa, nata per tutelare i diritti delle persone anziane assistite e delle loro famiglie.

“Esprimiamo il timore che ancora una volta si tratti di una riapertura annunciata più che reale – sottolinea il presidente Alessandro Azzoni - vista la prevista richiesta del Green Pass ai familiari, molti dei quali sono ancora in attesa di completare il ciclo vaccinale Covid-19 in quanto non considerati nella categoria dei caregiver".

Per l’associazione il Green Pass rischia “di portare con sé la permanenza di un criterio di eccezionalità e di essere di nuovo una scappatoia per gli incontri contingentati”. “Tra protocolli, assenti o restrittivi, e obbligo di tamponi molecolari a carico dei parenti (che solo la Regione Piemonte offre gratuitamente alle Rsa per i familiari degli ospiti), - si legge in una nota - ancora una volta dobbiamo affrontare un percorso ad ostacoli per vedere i nostri cari. Un percorso al quale questa ordinanza aggiunge l'obbligo per i familiari di firmare il “Patto di condivisione del rischio”, una sorta di liberatoria il cui testo è lasciato alla discrezione delle Rsa - che declina le responsabilità della struttura per i rischi infettivi da Sars-cov-2 derivanti dalle visite. Questo a fronte di dati totalmente ignoti sulla situazione vaccinale del personale delle strutture sanitarie che viene in contatto con i degenti”.

Al di là delle attese e della gioia suscitate tra i parenti, Felicita esprime il “timore che questa ordinanza rifletta rapporti di forza consolidati dove ancora una volta sono riaffermate le condizioni asimmetriche del patto contrattuale tra parenti e Rsa, rischiando di rinviare il momento in cui anche per gli anziani sia ripristinato il diritto alla vita normale”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)