Protestano i migranti del Cpr di Caltanissetta. LasciateCientrare: “Strutture da chiudere”

I reclusi lamentano le condizioni proibitive in cui vivono, tra pestaggi e mancata assistenza. Ieri presidio di solidarietà delle associazioni siciliane: “Luoghi di ingiusta detenzione dove vengono negati i diritti umani e dove la violenza continua ad essere l’unica risposta alle legittime richieste”

Protestano i migranti del Cpr di Caltanissetta. LasciateCientrare: “Strutture da chiudere”

Dopo le proteste e lo stato di agitazione delle persone “detenute” nel  Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Caltanissetta, alcune delle quali erano riuscite a salire sul tetto della struttura, la situazione non è migliorata. A dirlo è LasciateCientrare che ieri ha organizzato fuori dalla struttura un presidio di solidarietà per le circa 60 persone migranti che si trovano all’interno. Al presidio hanno partecipato anche Borderline Sicilia, Rete Antirazzista Catanese e Arci Porco Rosso.

Dopo le segnalazioni di pestaggi e mancata assistenza pervenute nelle ultime settimane alla rete di attivisti, ieri mattina, la parlamentare Simona Suriano si è recata in visita ispettiva presso il centro. Mentre la parlamentare effettuava il sopralluogo, accompagnata da un suo assistente, all’esterno del Cpr si teneva un presidio di solidarietà – preannunciato nei giorni precedenti – che chiedeva la chiusura definitiva del Cpr. "Chiediamo la chiusura del Cpr - dice Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare - perché luogo di ingiusta detenzione dove vengono negati i diritti umani e dove la violenza contro le persone continua ad essere l’unica risposta alle legittime richieste – di assistenza sanitaria, psicologica, legale – espresse dai trattenuti. Come attivisti e solidali pretendiamo immediate cure per i richiedenti e la liberazione di tutte le persone trattenute".

"Inutile dire le condizioni in cui vivono questi ragazzi, per lo più rei di non avere documenti - ha scritto la parlamentare Simona Suriano -. Le condizioni sono proibitive per qualunque essere vivente; caldo asfissiante, condizioni igienico sanitarie critiche e tanta disperazione tanto che un recluso recentemente si è gettato da un cavalcavia mentre era in viaggio per l'ospedale piuttosto che rientrare in questi luoghi. I Cpr così come concepiti sono dei veri lager che vanno chiusi e violano ogni minimo diritto alla decenza umana. Prepareremo con le colleghe di ManifestA che hanno girato per altri Centri delle azioni parlamentari affinché si dia una giusta e dignitosa risposta a chi fugge da guerre e miserie".

"Dopo la visita della parlamentare - scrive LasciateCientrare - sono state rilevate gravi criticità a livello sanitario e la presenza di persone trattenute con importanti vulnerabilità. Inoltre, a seguito delle negligenze da parte degli operatori del centro, diversi sono stati i tentativi di autolesionismo delle persone trattenute. Ieri pomeriggio, a conferma della grave situazione, si è alzata una nuova protesta da parte dei trattenuti per chiedere assistenza sanitaria nei confronti di un cittadino tunisino con importanti problemi renali trattenuto nel Cpr da mesi. Ancora una volta, le forze dell’ordine hanno risposto con la violenza: sono entrate nella struttura e hanno picchiato due detenuti, uno dei quali era la persona che necessitava di assistenza medica per i problemi renali. Una gravissima aggressione, l’ennesima: nei giorni scorsi dal Cpr erano già arrivate denunce relative alle violenze della polizia nei confronti di un cittadino tunisino".

"Abbiamo purtroppo persone, quasi tutte di origine magrebina che sono stanche ed esasperate non solo dalle condizioni in cui sono costrette a vivere senza la giusta e dovuta assistenza sanitaria - continua Yasmine Accardo -. Ricordiamoci che continuiamo a parlare di persone 'invisibili' agli occhi della società  che hanno gli stessi diritti di tutti, mentre invece, siamo davanti  ad ingiustizie sociali vere e proprie. Fortunatamente, qualcuno di loro è in contatto con la nostra rete informandoci su ciò che accade. Chiediamo pertanto che vengano chiusi tutti e 10 i Cpr con conseguente trasferimento di queste persone in luoghi dove possono essere prese in considerazione le loro diverse situazioni. Abbiamo sempre scritto ai garanti regionali dei detenuti, oltre a quello nazionale, senza purtroppo avere quei cambiamenti auspicati. In tutte queste strutture detentive potranno esserci circa 1500 persone; un numero basso che potrebbe essere gestibile con misure completamente diverse. Naturalmente non ci fermeremo perché, oltre a partecipare alle denunce per i casi di violazioni gravi dei diritti  e supportare i rappresentanti politici che visitano questi luoghi, troveremo anche altre strade per aiutare tutte queste persone nella tutela dei loro diritti in applicazione delle misure alternative". 

"Lo scorso sabato 25 giugno al Cpr di Caltanissetta, infatti, alcune persone detenute hanno chiamato gli attivisti per denunciare la mancanza di assistenza sanitaria e, considerata la gravità di alcune situazioni, chiedere il nostro supporto nel sollecitare un intervento immediato. Poco più tardi veniamo ricontattati a seguito di un pestaggio da parte della polizia ai danni di un ragazzo tunisino  - scrivono nella nota gli attivisti -. Questo ci racconta che la polizia lo ha portato dietro le telecamere e lo ha picchiato. In particolare, lo ha colpito alla gamba, al ventre e alla testa. Nessun medico è accorso a visitarlo nonostante le ripetute richieste di aiuto. Il ragazzo si lamenta di essere gravemente ferito e bisognoso di cure. Non è l’unico ad esprimerci un malessere fisico durante la giornata: secondo la testimonianza di un operatore del 118, i detenuti del Cpr hanno effettuato ripetute chiamate di emergenza al pronto soccorso di Caltanissetta con richiesta di inviare un’ambulanza e dei soccorsi a causa di emergenze sanitarie". "Dopo questi avvenimenti, la denuncia del pestaggio e le ripetute negligenze da parte di operatori e forze dell’ordine - continua la nota -, alcune delle persone detenute sono salite sul tetto di uno dei padiglioni che compongono la struttura. Alle 17.50 uno di loro è caduto sbattendo violentemente la testa. Finalmente dopo numerose richieste di soccorso, l’ambulanza è entrata al Cpr alle 18.30 circa. Il gruppo di manifestanti tunisini è rimasto sul tetto continuando la protesta: richiedono un incontro con dei rappresentanti del Consolato tunisino, esortandoli a visitare il centro di detenzione per verificare con i loro occhi le violenze e le violazioni che stanno subendo".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)