Migranti, sgombero al presidio in Val di Susa. “Persone fragili finiranno in strada”
Le forze dell’ordine hanno mandato via gli occupanti dell’ex casa cantoniera diventata un rifugio per i transitanti sulla rotta alpina. Franchi (Rainbow for Africa): “Nostri operatori al lavoro per organizzare assistenza, non ci sono alternative”
Sgomberato a Oulx il rifugio per migranti in transito Chez JesOulx. Questa mattina le forze dell’ordine sono entrate in azione nel presidio nato all’interno dell’ex casa cantoniera della città, che si trova in Val di Susa, al confine tra Italia e Francia. All’interno almeno cinquanta persone, tra cui anche donne, bambini e soggetti vulnerabili, che ora rischiano di finire in strada.
“Sono persone che arrivano, per la maggior parte, dalla rotta balcanica - spiega Eloisa Franchi, portavoce dell’associazione Rainbow for Africa, che si occupa di assistenza medica e legale ai migranti in transito sulla rotta alpina -. I nostri operatori medici e infermieri si stanno attivando in queste ore per organizzare l’accoglienza delle persone sgomberate. Sappiamo che ci sono tra loro dei soggetti fragili. Lo sgombero era annunciato, sapevamo che sarebbe successo ma non abbiamo ricevuto disposizioni per organizzare un’alternativa”. Ad accelerare le pratiche per lo smantellamento del presidio di accoglienza sarebbe stata una rissa tra migranti, finita con un accoltellamento.
Ora il rifugio Freedom Mountain di Rainbow for Africa, che si trova sempre a Oulx, rimarrà aperto tutto il giorno. I volontari stanno distribuendo anche cibo e coperte. “L’occupazione è stata finora tollerata, perché sopperiva a un bisogno - aggiunge Franchi - il nostro rifugio a Oulx rimarrà aperto h24, ma abbiamo circa 40 posti, non sappiamo se saranno sufficienti per tutti. Il rischio è che qualcuno resti in strada, in un periodo difficili sia dal punto di vista sanitario che climatico”.
La casa cantoniera era stata occupata nel dicembre del 2018 da attivisti francesi e italiani. In questi anni ha accolto migliaia di persone in transito dall'Italia verso la Francia fornendo loro cibo, vestiti e un luogo dove poter riposare dopo un viaggio di mesi, se non di anni. Secondo una stima di Medu (Medici per i diritti umani) nel rifugio autogestito la media delle persone soggiornanti non è mai stata inferiore alle 30 presenze, con picchi di oltre 80 presenze giornaliere. Da settembre a dicembre 2020, l’organizzazione ha stimato che il rifugio Chez JesOulx abbia accolto circa 3500 persone. Per questo Medu aveva lanciato un appello per scongiurare lo sgombero, parlando di “soluzione disumana e non realisticamente percorribile, in assenza di adeguate soluzioni di accoglienza alternative”.