Migranti, le proposte di Grei250 per il Piano di ripresa e resilienza
Il gruppo di studiosi ha formulato una serie di proposte dettagliate. Melchionda: "Tre gli obiettivi sinergici e inscindibili: migliore integrazione dei migranti e dei nuovi cittadini, incremento della coesione sociale e rafforzata sicurezza sanitaria di tutti"
Dal rientro dei cosiddetti “cervelli in fuga” alla valorizzazione delle competenze dei migranti e rifugiati presenti sul nostro territorio, passando per un programma di vera inclusione e una progettazione di ingressi per lavoro attraverso nuovi decreti flussi. Sono queste alcune delle proposte che il gruppo di studiosi Grei250 ha formulato per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e che sono state inviate al presidente del Consiglio, Mario Draghi e ai ministri Luciana Lamorgese (Interno), Andrea Orlando (Lavoro e delle Politiche Sociali), Roberto Speranza (Salute), Daniele Franco (Economia), Luigi Di Maio (Esteri) , Patrizio Bianchi (Istruzione), Maria Cristina Messa (Università) e Mara Carfagna (Sud).
“Le proposte formulate delineano le misure e gli investimenti necessari, all’interno delle missioni 4, 5 e 6 del Piano stesso, per contribuire a raggiungere i tre obiettivi sinergici e inscindibili della migliore integrazione dei migranti e dei nuovi cittadini, dell’incremento della coesione sociale e della rafforzata sicurezza sanitaria di tutti” spiega Ugo Melchionda, portavoce di Grei250 nella lettera che accompagna il documento. “Spesso negli ultimi anni la governance dell'immigrazione è stata imperniata su logiche difensive giustificate dal pregiudizio che si trattasse di una minaccia o su logiche assistenziali basate su aspetti meramente solidaristici. Senza negare né gli aspetti problematici che accompagnano le migrazioni, né le esigenze umanitarie di una parte dei migranti più vulnerabili e bisognosi di protezione, il nostro approccio intende porre al centro dell’agenda una gestione lungimirante del fenomeno in grado di portare benefici concreti all’intero Paese e alla comunità che lo abita- si legge nel documento-. Per questo, fondandoci sui vantaggi netti che l’immigrazione offre, quali il dividendo demografico in termini generali e di turn over della forza-lavoro, il contributo economico degli immigrati al PIL, alla fiscalità generale e all’equilibrio del sistema previdenziale e, da ultimo ma non per importanza, il contributo all’internazionalizzazione del “made in Italy” e alla promozione dell'export verso i paesi di origine, le nostre proposte mirate, realistiche, ed in grado di migliorare la coesione sociale, ci appaiono contribuire all’aumento del PIL del 3% che ci si aspetta il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, apporti”.
Le proposte di Grei250
Per quanto riguarda il capitolo Istruzione e ricerca nel PNRR le risorse complessivamente destinate sono pari a 28,49 mld di euro e sono ripartite in Potenziamento delle competenze e diritto allo studio (16,72) e Dalla ricerca all’impresa (11,77). Secondo gli esperti di Grei250 bisogna puntare su: “brain reverse” cioè il rientro delle competenze attraverso un piano su misura che incentivi il ritorno e il reimpiego in Italia del capitale intellettuale costituito dai giovani italiani all’estero, magari consentendo loro di valorizzare le reti create durante il proprio percorso migratorio. A questo si somma il superamento del “brain waste” e cioè la
valorizzazione dei migranti e dei richiedenti asilo presenti in Italia attraverso la costituzione di meccanismi di riconoscimento delle competenze, corrispondenti a percorsi professionali specifici fatti all’estero e delle credenziali formative non dimostrabili attraverso titoli formali. Un sistema di questo tipo dovrebbe puntare sulla valorizzazione delle diversità all’interno delle imprese e della pubblica amministrazione per renderle più aderenti alla realtà sociale, che è già multietnica e multiculturale. Infine serve una trasformazione del brain drain in opportunità di sviluppo attraverso un aumento delle borse di studio per studenti stranieri, sia tramite la cooperazione bilaterale sia grazie a dottorati di ricerca in certe specializzazioni, anche promuovendo il loro ritorno nei paesi di origine all’interno di progetti e reti di cooperazione internazionale che consentano di mettere a frutto il loro capitale sociale, culturale ed economico.
Si chiede, poi, di incentivare gli ingressi di lavoratori qualificati, attraverso l’emissione di decreti flussi per lavoro “sperimentali”, che contengano quote riservate a lavoratori in possesso di qualifiche particolarmente richieste dal mercato interno, prendendo ad esempio il modello adottato in Germania, ove dal 1 marzo 2020 è in vigore la Fachkräfteeinwanderungsgesetz, ossia la legge che regolamenta l’ingresso di forze lavoro selezionate e qualificate provenienti da paesi non EU.
Tra le altre proposte, l’inclusione dei cosiddetti Neet (coloro che non studiano e non lavorano) con background migratorio e contrasto alla marginalità giovanile. “Occorre fornire più risorse alle scuole con maggiori difficoltà a garantire piani educativi adeguati; investire in un maggior numero di insegnanti e di mediatori interculturali; garantire più fondi per attività di integrazione scolastica ed extrascolastica anche al fine di combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico da parte dei ragazzi stranieri; favorire le iniziative territoriali di aggregazione giovanile nelle periferie a più alto rischio di emarginazione; rafforzare in forme diverse la partecipazione dei Neet a forme di cittadinanza attiva anche grazie al coinvolgimento delle organizzazioni religiose disponibili al dialogo interreligioso per obiettivi comuni” si legge nel documento.
Per quanto riguarda il capitolo inclusione e coesione, le risorse impiegate sono pari a circa 27,6 miliardi di euro (ripartite tra le tre componenti Politiche per il lavoro 12,62 Infrastrutture sociali, famiglie comunità e terzo settore 10,83, Interventi speciali di coesione territoriale 4,18). Secondo Grei250 per superare gli scogli burocratici occorre velocizzare le pratiche di cittadinanza in vista dell’integrazione celere dei nuovi italiani, investendo nel potenziamento delle risorse umane e strumentali della Direzione centrale per i Diritti civili, la Cittadinanza e le Minoranze e degli uffici dedicati presso le Prefetture; investire sulle politiche di accoglienza ed asilo e sul contrasto alla discriminazione razziale e incrementare i fondi nazionali destinati alle politiche dell’asilo, accoglienza ed integrazione ed al contrasto alla discriminazione razziale.
“Sulle politiche di accoglienza giova ricordare che non è solo un costo economico ma è, soprattutto, un investimento sociale - continuano gli esperti -. Basti pensare al fatto che l'economia dell'accoglienza crea lavoro per operatori, aumenta i consumi, crea reti sociali che contribuiscono a ridurre i rischi di devianza. Le ricerche in questi settori hanno dimostrato che ogni euro investito sull'accoglienza ne produce 3 per il sistema complessivo”. Per questo si chiedono investimenti per iniziative di formazione e aggiornamento di mediatori culturali e linguistici e per rendere strutturali i centri del sistema di accoglienza e integrazione per titolari di protezione e richiedenti asilo (centri Sai), che costituiscono tra l’altro un’occasione di lavoro qualificato per giovani attualmente disoccupati, puntando su accoglienza diffusa da distribuire su tutto il territorio nazionale.
Infine, si chiede di rafforzare la lotta allo sfruttamento lavorativo e al caporalato. “Occorre incrementare a tal fine i fondi già a disposizione per l’implementazione del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento in agricoltura e al caporalato 2020-2022 ed incentivando la formazione degli stessi dare seguito e accelerare le procedure per la regolarizzazione degli stranieri irregolari”. Grei250 ricorda che al 31 dicembre 2020 delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l’emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l’instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103, comma 1), sono stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71% del totale. Al 16 febbraio 2021 solo il 5% delle domande era giunto nella fase finale della procedura. Per il secondo canale di accesso previsto dal provvedimento (comma 2 dell’art. 103) la situazione nelle questure italiane è, invece, decisamente migliore (8.887 permessi di soggiorno erano stati rilasciati al 31 dicembre su 12.986 domande presentate).
Facilitare l’assunzione di medici e infermieri stranieri per contrastare la pandemia
L’ultimo pacchetto di proposte riguarda il capitolo salute, al quale le risorse complessivamente destinate sono pari a 19,72 miliardi di euro, e sono ripartite in due componenti: Assistenza di prossimità e telemedicina 7,90 ed Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria 11,82. A tal propostito si chiede di potenziare e rendere più efficiente la sanità pubblica. Secondo l’A.M.SI. (Associazione dei medici stranieri in Italia) sarebbero complessivamente 75.500 i professionisti della sanità che vivono nel nostro Paese ma che hanno cittadinanza straniera: 22 mila medici, 5mila odontoiatri, 38mila infermieri, 5mila fisioterapisti, 5mila farmacisti, 1.000 psicologi, 1.500 tra podologi, tecnici di radiologia, biologi, chimici, fisici. “La rimozione di tale barriera è utile a sanare, anche oltre l’emergenza pandemica, il deficit di professionalità sanitarie strutturalmente carenti in Italia. Tale personale già trova collocazione nelle strutture private, ma non in quelle pubbliche.
E’ facilmente intuibile che questo ostacolo limiti l’accesso al lavoro anche a persone di origine straniera, pure nate e formate in Italia, e comunque residenti nel nostro Paese” si legge nel documento. Si chiede, quindi, di dare direttive chiare alle Regioni affinché permettano l’assunzione di personale sanitario titolare di permesso di soggiorno per lungo soggiornanti, in base alla legislazione già esistente (art. 7,legge n. 97/2013) l’accellerazione delle pratiche di regolarizzazione ex D.L. n. 34/2020, che consentirebbe da un lato l’accesso al SSN dei lavoratori e delle lavoratrici impegnate nell’assistenza alle famiglie e agli anziani, favorendo con l’ausilio della medicina territoriale la presa in carico di anziani e pazienti Covid a domicilio, e dall’altro consentirebbe ai molti immigrati ancora in una situazione di irregolarità ed invisibilità di avere accesso alla campagna vaccinale (a cui, peraltro, avrebbero teoricamente già diritto a norma di legge).